Principale Arte, Cultura & Società Le riflessioni di Hirsi Ali sul preoccupante integralismo degli attivisti gender

Le riflessioni di Hirsi Ali sul preoccupante integralismo degli attivisti gender

Impegnato nel cercare un ruolo da riservare al gentil sesso per il 2023, l'Occidente democratico e colto non nota le proprie attuali contraddizioni, che lo accostano sempre più ad una terra per talebani: la terra dell'emancipazione femminile, finita nel mirino della finanziata filosofia ideologista di genere, vede oggi l'essere donna come uno stato psicofisico temporaneo, a metà tra una sensazione e un punto di vista. E mentre il progressismo estremo acceca gli accademici di Cambridge e li lancia nella battaglia culturale che censura il linguaggio e aggiorna il lessico, ci pensa l'intellettuale africana Hirsi Ali a puntare il dito sul "re nudo"

Mentre il 2022 sta per salutare, Ayaan Hirsi Ali, un’importante politica, scrittrice e giornalista somala (naturalizzata olandese ma residente negli Stati Uniti d’America), molto nota per le sue opinioni non conformi e per il modo di esprimerle contrario al “politically correct“, ha pensato di sollevare una domanda provocatoria: è stato davvero l’anno delle donne?

L’attivista, con un articolo scritto per UnHerd, ha così voluto avviare il dibattito su un tema che molti cercano quotidianamente di evitare: l’ipocrisia del mondo occidentale, tra ossimori e contraddizioni.

Il filo estremista che unisce critiche di arretratezza e rivoluzioni lessico-concettuali

Secondo Hirsi Ali, nel corso dell’anno passato abbiamo tutti assistito allo sconcerto internazionale per le condizioni di vita femminili in Paesi come l’Iran, dove molte donne lottano ancora per ottenere l’accesso all’istruzione e per sfuggire a rigidi codici di comportamento imposti. Ma questo sarebbe solo un lato della medaglia, perché sull’altra faccia ci sarebbero da incriminare i dictat dell’ideologia gender dilagante in Europa e negli USA, dove alcuni cosiddetti “progressisti” impongono che il concetto stesso di donna non debba essere basato su elementi oggettivi, ma piuttosto su opinioni soggettive.

Paesi, quelli rientranti nella sfera di influenza culturale euro-americana, dove prestigiose università e ambienti accademici diventano l’emblema eloquente di questa contraddizione (su tutti ha spiccato per rilevanza il caso dell’ateneo di Cambridge, che ha recentemente modificato la stessa definizione di “donna” (da “essere umano femminile adulto” a “persona che vive e si identifica come femmina, anche se alla nascita potrebbe esserle stato attribuito un sesso diverso”). Decisioni che sembrano palesi battaglie di quella più ampia “guerra culturale“, secondo la Hirsi Ali, che usa a proprio piacimento il linguaggio comune – spesso stravolgendolo – con l’unico scopo di uniformare il pensiero e limitare la libertà di espressione.

La giornalista somala ha anche voluto sottolineare particolarmente il paradosso dell’anno trascorso: mentre in Occidente (dove l’emancipazione femminile è arrivata più lontano) si mette in discussione l’esistenza stessa della donna, nei luoghi del mondo in cui quest’ultima rimane vincolata a tradizioni “antiche” (onore, castità etc.), il femminismo autentico continua a crescere di ora in ora.

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Una coscienza sociale minacciata da negazionismo e ideologie

La Hirsi Ali, nonostante si riconosca assai critica a proposito dell’islamizzazione occidentale forzata, non ha nemmeno esitato a fare un audace parallelo tra gli attivisti gender e gli estremisti talebani. Secondo lei, anzi, queste due fazioni condividerebbero almeno due caratteristiche principali: la convinzione di possedere la verità assoluta e la tendenza a preferire il soggettivo all’oggettivo. “Questo è il motivo per cui i sostenitori dell’ideologia di genere rappresentano una minaccia non solo per le donne, ma anche per gli ideali dell’Occidente”, ha affermato la scrittrice.

Che è stata ben attenta a non ricadere nel “tranello” delle possibili accuse di transfobia (dopo essere stata ingiustamente allontanata, in passato, dalla Brandeis University – culla del liberalismo accademico americano – che avrebbe dovuto, invece, onorarla con una laurea), sottolineando come tutti dovrebbero godere degli stessi diritti, per difendere quotidianamente i quali, però, non si può certo arrivare all’integrale negazionismo esistenziale di un altro sesso…

La speranza di Ayaan Hirsi Ali per il 2023, infine, è stata che Europa e Stati Uniti smettano di “dormire” nel nuovo anno, ricominciando a riflettere su queste contraddizioni e a riscoprire quei valori che hanno dato loro una coscienza sociale aperta e progressista, a dispetto di ogni cieca ideologia.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 30 dicembre 2022), Wikipedia, UnHerd, InGenere, La Repubblica, Il Post, La Nuova Bussola Quotidiana, Il Foglio, CeSPI.

Canali YouTube: Christianity, Culture, Cults, UnHerd.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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