Se fosse ragionevole azzardare delle previsioni sul futuro d’Italia, noi saremmo cauti. I motivi sono molteplici. Intanto, l’Unione Europea presenta ancora delle difformità socio/politiche che evidenziano, anche all’occhio più distratto, “diversità” comportamentali spesso dipendenti dall’importanza economica dei Paesi membri. Tra impegno concreto e buona volontà, c’è un abisso che non riteniamo colmabile in tempi ragionevolmente contenuti. L’Europa stellata non è ancora un’omogenea realtà; e non solo sotto il profilo politico.
I partiti nazionali, soprattutto quelli di “maggioranza”, non hanno ancora trovato parametri di riscontro che ne favoriscano la cooperazione. Pur rimanendo, ovviamente, su posizioni necessariamente “allineate” tra loro. Da subito, non ci siamo schierati perché intendevamo, come intendiamo, verificare ancora i risultati della politica non solo non solo in Patria, ma anche livello UE. Da noi, la politica resta un’incognita della quale c’è poco da fare assegnamento.
Intanto, la nostra economia interna torna a segnare il passo. La scienza dei numeri non conforta la realtà dei fatti. Solo il buon senso potrebbe avere la meglio. Ne siamo convinti. Ritrovando una linea operativa coesa e meno partigiana, anche l’Italia potrebbe essere in grado di ritrovare la sua posizione nell’Unione. La Penisola ha da rintracciare un equilibrio che tenga conto di un’evoluzione politica differente che per il passato. Ora, non ci resta che monitorare le “mosse” di questo Governo che, col tempo, dovrà “qualificarsi”.
Giorgio Brignola
