Foto di copertina: Cariatide ingresso Claustro Giudecca
Si tratta di una casa palazziata del XVI secolo con all’interno una stanza utilizzata un tempo come cappella privata.
Il centro storico continua ad elargire emozioni in questi giorni. Dopo la scoperta della “Domus federiciana” nel quarto latino, di cui è stata data notizia qualche settimana fa attraverso queste colonne, ecco un’altra notizia.
Finalmente dopo attenti e delicati lavori di restauro sono venuti alla luce, in una antica abitazione del Claustro Giudecca situata nel quarto ebraico, elementi architettonici che suggeriscono verosimilmente l’interpretazione di una cappella.
Ne dà notizia il giornalista e scrittore Giovanni Mercadante, il quale continua a monitorare il territorio da oltre 40 anni invitando imprese locali e cultori a segnargli eventuali strutture che presentino particolari elementi decorativi e architettonici per scoprirne il passato.
In questo caso è stata la collaboratrice culturale dott.ssa Donatella Ventura, del Centro Ricerche Speleologiche e del Museo Archeologico nazionale, che gli ha segnalato dei lavori in corso in due cantieri in via Santa Lucia.
Accorso sul posto, il capocantiere ha frenato la sua curiosità pregandolo di interpellare la proprietaria per accedere all’interno della struttura per verificare quello che lui cercava da diversi decenni. In tutti questi anni ha setacciato palmo palmo tutto il caseggiato che inizia dalla chiesa di S. Lucia, la parte più alta della città (450 metri s.l.m.) ed ora ha nuovamente osservato tutte le abitazioni presenti in quell’area per essere sicuro della sua teoria.
Grazie alla cortese disponibilità della proprietaria, G. Mercadante ha avuto modo di accertarsi. La struttura si trova in Claustro Giudecca, lato sinistro, il cui fabbricato oltre 20 anni fa fu interessato dallo scoppio di una bombola di gas, la cui deflagrazione fece crollare l’ala adiacente collegata all’abitazione in parola. Una vistosa ferita che non è più stata riportata allo stato dell’arte, creando un forte disagio di degrado nello slargo del claustro. E’ auspicabile che il Comune intervenga.
G. Mercadante, accompagnato dal capo cantiere e dalla proprietaria incuriositi dal fascinoso racconto sugli ebrei, giunti dapprima con un editto di Federico II per ripopolare l’antico sito e con una seconda ondata a seguito della Riconquista della Spagna, durante la cui fase gli spagnoli cacciarono dal suolo iberico sia i Mori (nordafricani) che gli Ebrei; questi ultimi si sparpagliarono per l’Europa e il Regno di Napoli. Molti nuclei familiari trovarono ospitalità dove erano già presenti comunità ebraiche.
Nel caso specifico, Altamura accolse questa minoranza etnica andando ad infoltire l’esiguo esistente numero di ebrei che molto probabilmente si era già convertito al cristianesimo.
Ora, analizzando il Claustro di cui la letteratura locale ce lo presenta con una cariatide incuneata allo spigolo di un fabbricato tutto in pietra a mezza altezza, con uno slargo al centro e tre inviti chiusi (a forma di candelabro) con una serie di abitazioni su tre livelli: sottani, piano terra e piano rialzato, dove risiedono numerose famiglie; ad angolo è posta detta struttura palazziata, il cui accesso è dato da un portoncino su cui spicca un batacchio di ferro dalla forma piuttosto singolare, quasi a simulare una forma fallica.
Si salgono 5-6 gradini; ci accoglie una stanza spaziosa con volta a crociera portata a vista tufo, in ottimo stato di conservazione. L’occhio spazia a 360° cercando di catturare ogni singolo dettaglio che possa suggerire datazione e tipologia costruttiva. L’occhio allenato del giornalista G. Mercadante non ha dubbi sulla datazione. E’ una struttura tipicamente cinquecentesca. I rinforzi degli spigoli scivolano su piedritti che poggiano sui pilastri per scaricare il peso della volta. Più in là, verso l’esterno, l’enorme volta del balcone incassato a magnificare la struttura, uguale a tante altre che si trovano nel centro storico che danno la chiave di lettura di detto periodo.
Sul lato destro dell’ingresso, ecco la stanza che doveva avere la funzione di cappella (sinagoga?), posta nella parte più intima della casa palazziata, seconda l’impronta di tutti i palazzi nobiliari altamurani con la cappellina di famiglia.
La stanza di pochi metri si manifesta in tutta la sua imponenza; inoltre, la parete destra, con funzione di altare, viene suggerita da due colonnine in mazzaro che la proprietaria molto diligentemente ha voluto preservare dalla distruzione depositandole provvisoriamente in soffitta, perché G. Mercadante ha immaginato fossero utilizzate per il piano di appoggio dell’altare.
Il palazzo situato in Claustro Tricarico, indicato come Palazzo Castelli, è del 1500 come suggerito dagli stemmi incastonati nella balaustra frontale con l’arma parlante del Casato. Questa antica famiglia giunse ad Altamura verso la fine del ‘400, proveniente da Ravello, costa amalfitana, e fu subito accolta nella piazza chiusa della nobiltà locale.
Subito dopo il predetto claustro, scendendo di pochi passi ad angolo, un’altra casa palazziata su due livelli, con balconi incassati, presenta l’interno sotto la volta la stella dei Cavalieri di Malta; fu visitata da G. Mercadante oltre 30 anni fa. Vista dall’esterno non ci sono elementi significativi per catturare l’attenzione del neofita. Sono i due balconi incassati che suggeriscono a chi studia le pietre di prestare attenzione che dentro si nasconde qualcosa di misterioso.
Inoltre, subito dopo Claustro Giudecca, sul lato destro il palazzo Corradi presenta sul portale una serie di stemmi del Casato (un cuore vermiglio), tra cui su uno è scolpita la data: 1594. Vi ha abitato fino a qualche decennio fa la famiglia Marsico, poi passato in eredità alla moglie dell’imprenditore agricolo Michele Ragone.
Ecco la chiave di lettura della datazione di tutto il caseggiato. Probabilmente le prime strutture risalenti all’epoca federiciana, molto precarie, furono demolite per far posto ad abitazioni seguendo una tipologia costruttiva più evoluta a quel tempo.
, ArteIn conclusione si può dire che la storia ha fatto il suo percorso regalandoci un altro emozionante tassello per l’arricchimento della letteratura locale. Difficile affermare se detta cappella avesse funzione di sinagoga; si potrebbe azzardare tale ipotesi visto che la casa palazziata si trova dentro il ghetto.