Principale Arte, Cultura & Società Quando la lettura ad alta voce spezza l’isolamento della malattia mentale

Quando la lettura ad alta voce spezza l’isolamento della malattia mentale

A Sassari il progetto ‘Un libro per la testa’ dell’associazione ‘Coilibri’ per superare pregiudizi e paure. Con l’aiuto di studenti e studentesse, dello yoga e del ‘Kamishibai’.

© Associazione ‘Coilibri’ – Laboratorio di lettura ad alta voce

AGI – C’è la lettura ad alta voce, innanzi tutto. E poi l’Hatha Yoga, oltre al ‘Kamishibai, una sorta di teatro da tavolo dove le storie lette prendono vita attraverso delle animazioni. Sono gli ‘ingredienti’ del progetto ‘Un libro per la testa’, concepito a Sassari dall’associazione culturale ‘Coilibri’, per spezzare, grazie anche agli studenti e alle studentesse, l’isolamento delle persone con disturbi mentali e aiutarle a uscire dal loro guscio e a superare la paura di frequentare persone al di fuori del contesto familiare o di terapia.

In Italia sono oltre 800 mila (dati Istat) le persone con patologie psichiatriche ma, nonostante la sua diffusione, pregiudizi e timori spesso avvolgono come un velo il tema della salute mentale. Abbattere con la lettura condivisa lo stigma che circonda chi soffre di con disturbi mentali èl’obiettivo del progetto, che ha vinto il bando del Cepell (Centro per il libro e la lettura) e durerà un anno.

Superare i tabù

“Attorno alla salute mentale, ai pazienti che soffrono di patologie di questo tipo e più in generale su questo tema ci sono molti tabù”, conferma all’AGI Maria Sechi, presidente dell’associazione culturale ‘Coilibri’, “come se fosse qualcosa che non ci riguarda”.

“Si parla poco di questo tema come a volerlo allontanare da noi”, aggiunge Sechi. “Eppure è qualcosa che bisogna imparare a conoscere e di cui dobbiamo smettere di avere paura. Per questo il nostro progetto mira a coinvolgere insieme i pazienti del centro diurno del dipartimento di Salute mentale e Dipendenze di Sassari e gli studenti del Convitto Nazionale Canopoleno. Vogliamo partire dai più giovani per creare conoscenza e abbattere lo stigma attraverso la lettura a voce alta come veicolo di condivisione e conoscenza”.

“Sia gli studenti sia i pazienti del centro di Salute mentale frequenteranno le lezioni di teatro“, spiega la presidente di ‘Coilibri’, “per imparare a trasferire la lettura di un testo a una platea di ascoltatori”.

I più giovani si cimenteranno nella lettura ad alta voce tramite il ‘Kamishibai’. Quelli più grandi e i pazienti in cura al dipartimento di Salute mentale affronteranno lezioni con un attore per imparare l’intonazione e l’importanza delle pause.

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© Associazione ‘Coilibri’

Lettura ad alta voce con il ‘Kamishibai’

Alcuni frequenteranno anche lezioni di Hatha Yoga per imparare la giusta respirazione e incrementare la concentrazione.

La passione per la lettura

“Molti pazienti sono assidui lettori”, racconta Sechi. “Alcuni amano scrivere e attraverso questa passione vogliamo condurli a fare un passo in avanti, ad andare oltre l’atto di leggere solo per se stessi. Leggere a voce alta comporta assumere una responsabilità di condivisione, implica un impegno superiore, dare una cadenza e un ritmo alla lettura affinché chi ascolta comprenda al meglio il testo. Inoltre, occorre far recuperare alle persone con patologie mentali il piacere sociale, godere della compagnia degli altri in un contesto paritario su un terreno comune di condivisione di una stessa passione, la lettura”.

La conclusione del progetto è prevista per il 23 aprile 2023: “Chiuderemo nella giornata internazionale del libro“, sottolinea Maria Sechi, “con un evento in cui vedremo i frutti del progetto con delle attività dimostrative”.

‘Un libro per la testa’ affonda le radici nel 2016 quando l’associazione sassarese ‘Coilibri’ ha fondato una piccola biblioteca nella sede del centro di Salute mentale di Sassari, grazie al finanziamento della Fondazione di Sardegna con cui, oltre all’acquisto dei libri per l’allestimento della biblioteca, i pazienti del centro hanno potuto frequentare un corso per diventare bibliotecari.

“Nella complessità della mente possiamo restare tutti intrappolati”, conclude Sechi, “e nessuno per questo deve sentirsi escluso e abbandonato”.

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