Principale Economia & Finanza Morning Bell: cosa si aspettano i mercati dall’ultimo giorno di contrattazioni

Morning Bell: cosa si aspettano i mercati dall’ultimo giorno di contrattazioni

Gli investitori stanno cercando di digerire le prossime mosse da ‘falco’ della Fed e puntano sui titoli più redditizi e coi dividendi più stabili.

© Joao Luiz Bulcao / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP

– Mercati

AGI – I mercati provano a raddrizzarsi nonostante la guerra, l’alta inflazione, il peggioramento delle prospettive di crescita e l’aggressività della Fed. Le Borse si avviano a chiudere la settimana in negativo, anche se Wall Street ha terminato la sessione in rialzo e il prezzo del petrolio è in calo.

Gli investitori stanno cercando di digerire le prossime mosse da ‘falco’ della Fed e puntano sui titoli più redditizi e coi dividendi più stabili. “Gli investitori si stanno posizionando per gestire la volatilità – commenta Timothy Lesko di Mariner Wealth Advisors – La prospettiva di un aumento dei tassi di interesse e dei rendimenti a reddito fisso, porta gli investitori a posizionarsi a lungo raggio, indipendentemente dagli alti e bassi giornalieri”.

Restano in calo i prezzi del petrolio, con il Wti sotto quota 96 dollari al barile e il Brent sul filo di quota 100 dollari, dopo che ieri è sceso sotto questa soglia per la prima volta da tre settimane. A pesare sui prezzi è il forte rilascio delle riserve di greggio annunciato sia dagli Stati Uniti, sia dall’Agenzia Internazionale dell’Energia e l’ondata di contagi di Covid in Cina, dove i prolungati lockdown, in particolare quelli a Shanghai e Shenzhen, potrebbero frenare la domanda del gigante asiatico.

Negli Usa il rendimento del Treasury a 10 anni toccato il top da marzo del 2019 al 2,667%, mentre il 2 anni è sceso sotto quota 2,5%. Questa allunga la curva dei rendimenti del 2-10 anni, che la settimana scorsa si era invertita. Anche il tasso a 5 anni è sceso al 2,71%, mentre il Treasury a 30 anni si è attestato al 2,68% dopo aver toccato brevemente il suo livello più alto dal maggio 2019.

I rendimenti sono aumentati negli ultimi giorni mentre gli investitori pesano le osservazioni uscite dai verbali della Fed e cioè che la banca centrale prevede di ridurre il suo maxi-bilancio di 95 miliardi di dollari al mese e probabilmente rialzerà i tassi di interesse di 50 punti base nell sue prossime riunioni di maggio e di giugno.

Il ‘falco’ della Fed di St. Louis, James Bullard è intervenuto per dire che l’inflazione Usa attuale è paragonabile ai picchi del 1974 e del 1983 e che la Federal Reserve per contrastarla dovrebbe rialzare i tassi di almeno il 3% entro la fine dell’anno, il che significherebbe aumentare i tassi di mezzo punto percentuale a ciascuno dei sei incontri che la Fed deve ancora fare quest’anno. Oggi si terrà a Kiev  l’incontro tra il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Warren Buffett controlla l’11,4% di Hp

Il magnate americano Warren Buffett compra quasi 121 milioni di azioni di Hewlett Packard. L’investimento dà a Berkshire, la holding controllata dal finanziere Usa, una partecipazione dell’11,4% in Hp del valore di circa 4,2 miliardi di dollari. Le azioni del colosso informatico sono aumentate quasi del 15% a Wall Street, dopo che Berkshire ha comunicato la sua partecipazione alla Sec, la Consob Usa.

L’operazione HP è il terzo grande investimento di Berkshire dal 26 febbraio, quando Buffett ha annunciato in una lettera agli azionisti la nuova strategia: “Le opportunità interne offrono rendimenti molto migliori rispetto alle acquisizioni”, sottolineava. Il 21 marzo Berkshire ha comparto la compagnia assicurativa Alleghany Corp per 11,6 miliardi in contanti mentre all’inizio dello stesso mese aveva annunciato una partecipazione del 14,6% in Occidental Petroleum, costata ben oltre 6 miliardi. Prima dell’operazione di Alleghany, Buffett era rimasto sei anni fermo, lasciando Berkshire con 146,7 miliardi di liquidità.

Bce: dai verbali emerge disaccordo su come reagire allo shock della guerra

Sono emerse divisioni all’interno della Bce su come rispondere allo shock economico innescato dall’invasione russa in Ucraina. Dai verbali della riunione di politica monetaria del 9-10 marzo emerge che per il peggioramento delle prospettive inflazionistiche, alcuni esponenti del board volevano fissare una data definitiva per la chiusura degli acquisti di asset e, di conseguenza, l’avvio del rialzo dei tassi di interesse nel terzo trimestre, osservando che “preservare l’opzionalità riguardo all’acquisto di asset non è privo di costi”.

Altri membri invece optavano per un orientamento attendist, alla luce del forte livello di incertezza, rilevando che “passi netti e decisi erano meno giustificati” perchè nella situazione prebellica “potrebbero andare intaccare ulteriormente la fiducia”. Intanto Christine Lagarde fa sapere di aver contratto il Covid. “Sono vaccinata con booster, e i sintomi per fortuna sono ragionevolmente lievi. Lavorero’ da casa a Francoforte fino a piena guarigione. Non c’e’ alcun impatto sull’operativita’ della Bce”, comunica il un tweet la presidente della Bce.

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