Principale Arte, Cultura & Società Sport & Motori Djokovic, il nemico e concorrente di Pfizer

Djokovic, il nemico e concorrente di Pfizer

Djokovic

di  Alberto Capece (il Simplicissimus)

Alle volte basta scavare un po’ per scoprire cose sorprendenti, cose nemmeno segrete, ma che rimangono in penombra.

Per esempio sono rimasto francamente stupito dal trattamento che l’Australia  ha riservato a Novak Djokovic quell’altalena di permessi dati e poi revocati come se egli  fosse al centro di una battaglia segreta.

E in effetti è proprio così: il tennista otre ad essere serbo e dunque inviso agli anglo cretini imperiali dell’isola, non solo non è vaccinato, il che lo trasforma agli occhi del gregge lotofago in un paria, ma è un nemico diretto di Pfizer e compagnia cantante vaccinale:  infatti Djokovic, assieme alla moglie detiene una partecipazione dell’80% nell’azienda biotecnologica danese QuantBioRes , che sta lavorando allo sviluppo di una cura per il covid.

Quindi è un pericolo triplo  sia perché testimonia ai massimi livelli di notorietà una ripulsa verso presunti vaccini inutili e pericolosi, sia perché collabora alla messa a punto di cure che potrebbero far sparire i trattamenti genici dalla scena sanitario politica, sia perché diventa un concorrente scomodo sulle pillole anti covid che anche Pfizer e gli altri compagni di merende vaccinali stanno comunque mettendo a punto per impedire che se dovesse crollare la narrazione il campo non venga saturato da farmaci efficacissimi, ma di basso costo come l’ivermectina

Ecco da cosa deriva tanto accanimento

Il tennista più famoso al mondo ha acquisito la QuantBioRes nel giugno del 2020, cioè da quando essa ha varato ricerche per sviluppare un trattamento peptidico capace di inibire l’ingresso del virus nelle cellule umane, in qualche modo l’esatto contrario di quanto fanno i cosiddetti vaccini genici che invece ordinano al dna cellulare di produrre le proteine virali con cui il Sars cov 2 si introduce nelle cellule stesse.

La piccola azienda farmaceutica prevede entro la fine dell’anno di avviare studi clinici nel Regno Unito: essa ha sì sede a Copenaghen, ma la sua pattuglia di ricercatori di divide tra la Danimarca, la Slovenia e … bingo l’Australia.

Di fronte al pubblico ignaro viene inscenata la commedia della virtù vaccinale traviata da Djokovic, mentre dietro le quindi si tratta invece di un avvertimento a non mettere i bastoni tra le ruote a Big Pharma.

E non si creda che la piccola dimensione dell’aziendina acquisita dal tennista renda arduo pensare a una lotta di Davide contro Gozzilla: Big Pharma sa benissimo che sono proprio le piccole aziende a cui nessuno bada quelle che poi servono per mettere in piedi le operazioni più oscure e più gigantesche.

Pensiamo alla Biontech di Magonza che è partner di Pfizer nell’ideazione e nella produzione del vaccino: creata da una coppia di immigrati turchi, cosa già di per sé singolare,  fino a due anni fa non era nemmeno una vera e propria azienda ‘farmaceutica, ma si occupava di immunoterapie specifiche per singoli pazienti ammalati di cancro o di altre patologie gravi, insomma “fabbricava” anticorpi monoclonali come altre migliaia di aziende in Europa. Ed era anche in perenne deficit e sempre sull’orlo del fallimento.

Poi nel 2019 riceve un contributo di 55 milioni da Bill Gates ufficialmente per lo sviluppo di programmi contro l’Hiv e la tubercolosi campo di cui non si era affatto occupata prima di allora.

Un mese più tardi viene quotata in borsa raccogliendo 150 milioni e un anno dopo la troviamo a fianco di una delle più grandi multinazionali del farmaco a godere dell’affare del secolo.

Dunque il timore che dietro la QuantBioRes ci possa essere lo zampino di qualche potentato che vuole spodestare gli attuali feudatari del farmaco o magari combattere la dittatura vaccinale in quanto strumento di una parte impazzita del capitalismo occidentale, non è affatto così remota come si potrebbe pensare.

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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