Principale Arte, Cultura & Società Flamenco e cioccolato: ingenium et ars

Flamenco e cioccolato: ingenium et ars

di  Mauro De Pasquale

Appena pubblicato “Flamenco e cioccolato”, ultima raccolta poetica di Maria Pia Latorre, per la casa editrice GCL edizioni.

La silloge, che ha vinto la pubblicazione in quanto risultata vincitrice (Premio della critica) al Primo Torneo dei Poeti, organizzato dalla stessa casa editrice GCL, diretta da Gian Carlo Lisi.

Ingenium et ars, ispirazione e attrezzi del mestiere. La dote dell’autrice in  quest’ultima opera si arricchisce nello stesso tempo in profondità e leggerezza,
seguendo un percorso tematico e stilistico in positiva e piacevole evoluzione.

L’impostazione della raccolta segue sostanzialmente lo schema precedente de
L’enigma dei crochi” con l’alternarsi di prose, di aforismi, di versi, ma sono evidenti sia lo slargo tematico (fin dentro l’attualità del nostro tempo e della pandemia), nella relazione con la propria intimità, con le domande di senso e l’inquietudine che in esse si nasconde, con la “Madre Terra” e le ingiustizie che è costretta a soffrire, sia la maggiore complessità compositiva e del linguaggio, la varietà dei registri espressivi, l’ampliamento del bagaglio metaforico.

Si può abbracciare una dalia lasciandosene stordire, un faggio ricevendone la scorza come propria pelle con felice metamorfosi di com-penetrazione, si può soffrire di “briosa infelicità”.

Infatti la poesia di Latorre non è immune di sofferenza, può subire l’”Inciampo” e il mondo può fare “lo sgambetto”, ma l’amore consola, ma si vuole andare “a meta” e infine, diamine! perfino con sottile autoironia “non c’è diavolo che tenga / sotto il mio / tacco dodici amaranto”. Equilibrio, mi pare.

Si legge nella Prefazione, di Gianni Antonio Palumbo: Quello che più ci colpisce è lo sguardo puro e azzurrino che caratterizza la poesia di quest’autrice; un’inclinazione a guardare il mondo in modo poeticissimo e mai superficiale.

Uno sguardo che genera l’atmosfera ispirata di Nuovo giorno, con quell’intenso piovere di “viole di catrame / sulla sedia del passato” e l’io lirico che si rimbocca “sotto un’illusione di canapa”. Alcuni testi vivono di felici tocchi impressionistici, come Dal lungomare o la pittorica Covoni; altri di una coinvolgente rêverie o (si pensi a la Piccola Emily) di un mistero sussurrato.

Di fatti non è per caso se in conclusione del libro brilla un dipinto di Labianca, un cesto con le uova. Simbolo eccellente della vita.

Mauro De Pasquale

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