Principale Economia & Finanza Fisco, Giustizia & Previdenza Reddito di cittadinanza: arriva sequestro conto in banca

Reddito di cittadinanza: arriva sequestro conto in banca

La Cassazione legittima la confisca della somma percepita da chi non ha i requisiti. La sentenza si aggiunge alle altre strette contro i furbi.

Se già il Governo ha fatto un giro di vite contro i furbetti del reddito di cittadinanza, ora ci si mette pure la Cassazione. Con una sentenza appena depositata (Cass. sent. n. 41183/2021 del 12.11.2021), la Suprema Corte ha stabilito la legittimità del sequestro del conto in banca per chi prende il sussidio senza averne il diritto.

Gli ermellini si sono occupati del caso di una donna che aveva presentato ricorso contro il sequestro del suo conto corrente disposto perché aveva percepito il reddito di cittadinanza pur avendo un reddito da lavoro dipendente. Dal canto suo, la Cassazione non solo ha respinto il ricorso della donna ma ha anche ribadito che devono essere confiscate le somme a credito erogate dall’Inps ed incassate indebitamente. Inoltre, è stato escluso che la donna non fosse al corrente dell’obbligo di dichiarare la variazione del suo reddito: in pratica, se prima prendeva il sussidio legittimamente perché in possesso dei requisiti, nel momento in cui ha iniziato a incassare anche un reddito da lavoro dipendente che prima non c’era avrebbe dovuto comunicarlo all’Inps, in modo che l’Istituto valutasse se la donna aveva ancora diritto o meno al reddito di cittadinanza.

Spiega la Suprema Corte: «Qualora il profitto derivante dal reato sia costituito da denaro, la confisca viene eseguita, in ragione della natura del bene, mediante l’ablazione del denaro comunque rinvenuto nel patrimonio del soggetto fino alla concorrenza del valore del profitto medesimo e deve essere qualificato come confisca diretta e non per equivalente». Insomma, quello che è stato preso illecitamente viene sequestrato sul conto in banca.

Come detto all’inizio, non è l’unica recente misura contro chi prende il reddito di cittadinanza quando non deve oppure volta a incentivare al lavoro chi rischia di accomodarsi facendosi pagare un sussidio dallo Stato senza fare nulla, pur potendolo fare. Il testo della bozza di manovra 2022 approvato dal Governo prevede la decadenza dal Rdc dopo il rifiuto di due proposte di lavoro congrue. Verrà tolto il reddito di cittadinanza anche a chi non si presenterà ogni mese senza giustificato motivo presso un Centro per l’impiego.

Sarà considerata «congrua» l’offerta di lavoro che prevede un impiego a non più di 80 km dal luogo di residenza oppure in un posto che si raggiunge in 100 minuti con i mezzi pubblici.

Infine, dalla seconda offerta salta il vincolo territoriale, il che significa che per la prima volta si tiene conto dei parametri sopra indicati mentre per la seconda l’offerta si ritiene congrua in tutto il territorio nazionale. La terza offerta non ci sarà: rifiutata la seconda, addio al reddito di cittadinanza. Dopo il primo rifiuto, l’assegno calerà di 5 euro ogni mese.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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