Principale Politica Diritti & Lavoro «Chi colpisce una donna, colpisce tutti»

«Chi colpisce una donna, colpisce tutti»

Dobbiamo partire da quest’assioma per affrontare una piaga – quella della violenza sulle donne – che miete vittime ogni giorno.

E una vittima non è soltanto una donna a cui viene spezzata la vita: quando si parla di violenza contro le donne non si deve intendere unicamente la violenza fisica, ma ci sono varie forme di violenza di notevole gravità come la violenza sessuale, quella psicologica, la violenza economica, lo stalking.

Noi donne del coordinamento delle Acli provinciali di Taranto leggiamo con grande preoccupazione il trend nuovamente in risalita delle violenze perpetuate sulle donne e dei femminicidi: dopo qualche anno in cui questo tipo di crimini aveva subito una battuta di arresto, oggi in Italia sono 103 allo stato attuale le donne uccise quest’anno, di cui 87 uccise in ambito familiare o affettivo.

In particolare, 60 sono state uccise dal partner o dall’ex partner. Il carnefice è nella maggioranza dei casi il marito, il convivente, l’ex compagno e solo in minima parte uno sconosciuto.

Il femminicidio non ha colore, né religione, né censo e colpisce in ogni regione d’Italia. E però solo la punta dell’iceberg di una gravissima situazione di difficoltà nella quale si trovano spesso le donne di tutto il mondo.

La violenza contro le donne non è un’emergenza ma l’esito di un contesto sociale che pone uomini e donne in una relazione di disparità e subalternità.

Non è da considerarsi un fatto privato ma noi del coordinamento donne delle Acli della provincia di Taranto pensiamo che il cambiamento debba venire soprattutto sul piano culturale e delle relazioni tra le persone.

La libertà può nascere solo dal rispetto: si comincia da qui, dal potente valore della parola “rispetto” per mettere all’angolo la violenza sulle donne.

Per far sì che questo avvenga, però, servono azioni concrete e sinergiche di impegno da parte di tutti: cittadini e cittadine, operatori, media, istituzioni nazionali e locali, forze politiche e sociali, associazioni e centri antiviolenza.

“La violenza sulle donne non lascia il segno solo sulle donne – ha ribadito Annarita Laghezza, responsabile del coordinamento donne delle Acli di Taranto -.

Noi non vogliamo che si trascuri l’attenzione sui figli che vivono in un contesto familiare violento. Le violenze fisiche sono spesso il risultato di anni di soprusi, dolori e violenze verbali.

I bambini che crescono in questi contesti sono a maggior rischio di riproporre i modelli comportamentali e giudizi appresi all’interno della famiglia”.

Quello che ancora manca – denunciano le donne delle Acli – è un serio monitoraggio dei dati del fenomeno; mancano risorse adeguate, manca la prevenzione nelle scuole e una corretta informazione sui media, manca una formazione idonea per gli operatori sanitari, della giustizia e delle forze dell’ordine. Insomma, va creata rete e sinergia nei territori.

Per battere la violenza, ma soprattutto per promuovere una nuova cultura fondata sulla libertà, sul rispetto reciproco e l’autonomia femminile, occorre generare un pensiero e un modo diverso di stare insieme per gli uomini e per le donne: un modo diverso di guardare al mondo per cambiarlo.

coordinamento donne delle Acli provinciali di Taranto

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