“La vita è un dono”, questo l’argomento portato dal monsignore, e ben gli ha risposto Marianna Aprile: “Non possiamo credere che la sofferenza di Fabo sia un dono divino”. Alla giornalista e al monsignore, sperando che legga, dedico questa mia lettera scritta ben quattordici anni fa, dove parlavo per l’appunto del dono della vita.
Apparve su “Il Riformista” il 23 gennaio del 2007, col titolo: “Il regalo di Dio”.
«Gentile direttore, mettiamo il caso che io generosamente le regalassi un prezioso dipinto in una bella cornice. Ovviamente, anche per gratitudine verso di me, lei avrebbe gran cura di simile dono. Passa il tempo, ed un giorno lei si rende conto che i tarli hanno fatto scempio completo della bella cornice: il legno si sfarina e cade a pezzi.
Mettiamo anche il caso che lei non abbia la possibilità di cambiarla, e che faccia invano tutto il possibile per ripararla. Che dice, le sembrerebbe mancanza di riguardo verso di me, amorevole donatore, liberare il dipinto dall’ormai inutile telaio destinato inesorabilmente a diventare polvere?
Penso proprio di no. Il dono più importante è salvo. Pazienza per la povera cornice diventata orribile, che lo teneva prigioniero, e che lei in qualche modo è costretto a gettare via.
Ora, immagini che il dipinto sia la vita eterna, e la cornice la vita terrena, e si renderà conto che l’affermazione ai credenti tanto cara, che la vita è dono di Dio, non implica necessariamente che in determinate, particolarissime circostanze non possiamo disporre della parte terrena di essa. Io donatore amorevole, buono, comprensivo e intelligente, non mi offenderei, figuriamoci il buon Dio!
Un’offesa invece sarebbe per me se lei deliberatamente sciupasse la cornice, o se ne disfacesse pur non essendo essa irrimediabilmente rovinata. E peggio sarebbe, se lei non tenesse nel massimo conto il dipinto, il vero dono».
Renato Pierri
(scrittore)