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L’artista altamurano Francesco Incampo dona alla nuova chiesa del Carmine 18 opere sacre

Giovanni Mercadante

Francesco Incampo

Le Opere  raccontano la vita di Gesù. Il cromatismo dei colori evidenzia la freschezza di un nuovo  linguaggio pittorico dell’autore.

L’artista Francesco Incampo, altamurano d’hoc, ex pompiere, nasce in una famiglia di agricoltori molto stimata a livello locale. Il fratello don Vito, già parroco della Consolazione, poi archivista della Diocesi Nullius di Altamura nonché scrittore,  è una figura altrettanto nota nella nostra comunità. Questi brevi cenni, solo per inquadrare di chi stiamo parlando.

Mi sono occupato delle opere di Francesco Incampo  anche in altre occasioni, come la festa medievale Federicus, con un articolo pubblicato su un’altra testata giornalistica il 2  maggio 2017. Il nostro è anche Presidente dell’Associazione Pittori Altamurani “A.P.A. Colibrì”. Con due suoi colleghi altamurani, l’ing. Mario Dibenedetto e Domenico Castellano residente a Cassano delle Murge, ha  realizzato alcuni anni fa due mostre in Campania, in provincia di Avellino; la prima a   Lioni e la seconda a Teora, dove ha riscosso un lusinghiero successo di estimatori, tanto che molte sue opere sono state acquistate da   personaggi facoltosi  della Giordania e dell’Arabia Saudita.

                                                      Simbolismo di Venezia

Il suo percorso artistico si è sempre dimostrato in salita, alla ricerca di un proprio stile, di una propria identità che caratterizzasse le sue opere. Si ritiene un simbolista, i cui lavori tendono al surrealismo, con occhio attento tuttavia  anche all’arte figurativa. Autodidatta, coltiva la passione per l’arte da oltre 30 anni, la cui tecnica tende a sublimare i suoi soggetti.

Natività

In effetti, con la sua ultima mostra presentata dal 4 al 12 luglio scorso nell’antica e  splendida  chiesa di S. Francesco da Paola  ricca di storia  unitamente al Monastero del Soccorso a cui è affiancata, è stato possibile ammirare  un ciclo di 18 opere sacre, la cui realizzazione ha suscitato un notevole interesse.

C‘è stata una  sorprendente metamorfosi nel suo linguaggio pittorico. Dismessi i colori accessi del giallo con le sue molteplici cromaticità su personaggi e  paesaggi del lontano Oriente con  sfumature veneziane  arabeggianti,  ecco  Francesco Incampo presentarsi con una nuova veste ad incantare il pubblico in chiave mistica. Un cambiamento che gli è costato tre anni di intenso lavoro e di approfondimento tematico.

Premette che prima di procedere all’esecuzione di dette opere, su suggerimento del giovane altamurano Padre Vittorio Bruscella dell’Ordine dei Clarettiani, si è documentato leggendo la Bibbia e il Nuovo Testamento, dalle cui scritture ha trovato l’ispirazione per interpretare la vita di Gesù, come detto innanzi,  con 18 opere che ha donato alla  nuova parrocchia del Carmine nel Quartiere S. Giuliano, dove abita e opera: vesti, atteggiamenti, gestualità; tutto a confluire in una certa temperie per rappresentarli in una visione artistica tra il passato e il contemporaneo.

Tenui i colori, delicate le vesti con ampi drappeggi a dare maggiore potenza alle figure; Giuseppe che accompagna Maria col Bambino  a dorso dell’asino, dai cui volti traspare la fatica, la sofferenza del lungo viaggio per trovare un luogo dove alloggiare; i volti pieni di espressione a sintetizzare meraviglia e stupore dei fedeli nel giungere al cospetto della sacra famiglia e del  Bambino Gesù nella stalla portando i loro doni; Gesù in età adulta che aiuta una moltitudine di persone a sfamarsi con il miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e due pesci. I volti degli astanti tra incredulità e grida di gioia che assistono   al prodigio. Nel cesto,  i pani  sono un richiamo a quello di Altamura: quello di forma bassa, dal colorito marrone, croccante. Qui l’artista Incampo ha omaggiato la sua città natia.

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