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Sindrome Down e Bilinguismo

Uno dei tanti miti da sfatare sul bilinguismo è quello che in bambini con disabilità parlare due lingue non crea alcun tipo di ritardo nell’apprendimento del linguaggio

Alcune famiglie con bambini affetti da sindrome Down decidono di crescere i propri figli in un ambiente monolingue, senza esporli all’apprendimento di una seconda lingua, per timore di aggravare il loro ritardo linguistico. I bambini con sindrome Down presentano difficoltà di apprendimento e di linguaggio, e queste loro problematicità portano alla conclusione che comunicare in due lingue risulterebbe troppo difficile generando in loro confusione.

In realtà allevare i bimbi con sindrome Down in un contesto bilingue non li mette in una situazione di svantaggio e non causa alcun ritardo nell’acquisizione del linguaggio, e lo studio condotto dalla Bangor University conferma che questi bambini non hanno nessun problema con il bilinguismo.

La ricerca è stata effettuata su un campione di 32 bambini Down, 14 dei quali bilingui gallese-inglese, mentre i restanti 18 parlano solo inglese. I ricercatori hanno osservato come il livello di sviluppo della lingua inglese in tutti e 32 i bambini fosse identico: i bimbi allevati in un contesto bilingue non presentavano nessun ritardo rispetto a quelli cresciuti in un contesto monolingue.

Rebecca Ward, la dottoranda che ha portato avanti questo studio, ha dichiarato che è la prima ricerca di questo tipo nel Regno Unito, e che potrebbe essere pertinente per altre lingue. La ricercatrice ha inoltre affermato che: “Generalmente i bambini con la sindrome di Down tendono ad avere difficoltà con il linguaggio, quindi questo sembra aver portato alla convinzione che parlare due lingue sia troppo difficile o possa causare confusione o causare ulteriori ritardi nella lingua”. “Quello che stiamo scoprendo è che i bambini che sono bilingui con la sindrome di Down non sono affatto svantaggiati dall’essere esposti a una seconda lingua”.

“Questo progetto di ricerca su piccola scala si spera possa gettare nuova luce su quali siano le esperienze delle famiglie e dare incoraggiamento agli altri a perseguire il bilinguismo, se questa è la loro preferenza”.

F.Moretti

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