TARANTO – Comunicazione al Comitato dei Ministri del consiglio europeo e osservazioni per la Corte dei diritti dell’uomo a Strasburgo per la questione ex Ilva
Gli avvocati dello studio legale internazionale di Roma, che hanno rappresentato a Strasburgo il ricorso promosso dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle alla Corte dei diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano per la questione Ilva di Taranto, vigilano sulla esecuzione della sentenza che ha condannato lo Stato italiano il 24 gennaio 2019 ed hanno inviato sia una comunicazione al Comitato dei Ministri del consiglio europeo che delle osservazioni per la Corte per un successivo ricorso di denuncia delle violazioni del diritto alla vita e all’integrità psico-fisica dei tarantini derivanti dal grave e persistente inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque da parte del complesso siderurgico in spregio della normativa europea e delle decisioni della magistratura.
Con sentenza del 24 gennaio 2019, divenuta definitiva in data 24 giugno 2019, relativa ai ricorsi n. 54414/13, Cordella e altri c. Italia, e n. 54264/15, Ambrogi Melle e altri c. Italia, la Corte dei diritti dell’uomo ha accertato la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei ricorrenti e, più in generale, della popolazione residente nelle aree adiacenti agli impianti dello stabilimento ex Ilva.
In particolare, alla luce di numerosi studi epidemiologici, la Corte ha confermato l’esistenza di un nesso di causalità tra l’attività produttiva dell’Ilva di Taranto e lo stato di grave criticità sanitaria nei Comuni circostanti gli impianti, caratterizzato da un significativo aumento del tasso di mortalità e di ricovero ospedaliero per alcune patologie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie e digestive (§ 106 e §§ 164-166).
La Corte ha preso atto “del protrarsi di una situazione di inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella di tutta la popolazione residente nelle zone a rischio, la quale, allo stato attuale, rimane priva di informazioni sull’attuazione del risanamento del territorio interessato.
Dopo tale pronuncia, numerosi altri gravi accadimenti si sono succeduti , in particolare:
- l’aumento estremamente significativo di emissioni gravemente nocive per la salute riscontrato dall’ARPA Puglia a ridosso dello stabilimento ex Ilva e causato dalla crescita della produzione industriale verificatasi a seguito della cessione degli impianti alla società Am InvestCo Italy S.r.l, futura acquirente dell’Ilva
- il rinvenimento di una discarica abusiva insistente su un luogo noto ai residenti come “collinette ecologiche”, adiacenti al quartiere Tamburi, con conseguente contaminazione dei terreni e della falda acquifera;
- il superamento delle soglie limite di inquinanti di derivazione industriale anche nei terreni non adiacenti allo stabilimento, con conseguente divieto di produzione primaria di alimenti e mangimi. In data 25 febbraio 2019, il Commissario Straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto ha trasmesso al Sindaco di Taranto gli esiti delle analisi dei campioni di terreno prelevati in un’area denominata Salina Grande, distante circa 20 km dal siderurgico, da cui è emerso il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) stabiliti dal d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (c.d. Codice dell’Ambiente), sui seguenti parametri: Arsenico, Berillio, CH>12, Stagno, Tallio, Vanadio e Cobalto (nota prot. n. 334 del 25.02.2019).