Principale Arte, Cultura & Società Tramutola Feudo del barone Abate di Cava

Tramutola Feudo del barone Abate di Cava

 foto arch A. Noviello

Vincenzo Petrocelli

Lo Stemma

I Comuni medievali assunsero stemmi appena conseguirono una certa autonomia, una personalità giuridica, poi tale consuetudine si generalizzò. Così le “universitates” assunsero veri e propri scudi araldici. Nasceva in questo modo l’araldica delle città autonome, che si vuole chiamare araldica civica, ed ha un rilievo non trascurabile perché rispecchia, attraverso i simboli, la fase di origine dei Comuni liberi.

Una trattazione esauriente della materia, per lo stemma di Tramutola, non è mai stata scritta, in queste poche righe non potremo impostare il problema nel suo insieme, ma ci limiteremo a porci alcune domande preliminari, alle quali sarà possibile rispondere solo per grandi linee.

Lo stemma di Tramutola é uno stemma scolpito ed infisso su di un muro, quindi non subisce alcuna mutazione  nel tempo, legata a vicissitudini di ordine esterno o a vicende interne. Proprio da questo ci avvediamo che lo stemma di Tramutola é, per sua natura, essenzialmente un “manifesto”, che facilmente riflette determinate situazioni politiche e, accompagnandosi ad esse, con loro finisce per identificarsi e viene coinvolto nelle vicende interne della comunità di cui é espressione.

Lo stemma di Tramutola, si rappresenta con un sistema di segni identitario “plurale” concentrato in un solo scudo con figure plurime parlanti: cavallo nello scudo e croce nel sormonto dello scudo, che sono concetti e non segni.

Alcuni studiosi hanno trattato sinteticamente dello stemma del Comune di Tramutola, che vanta un’antica origine e rispecchia vicende storiche senza dubbio gloriose. Non esistono fonti documentali sull’argomento conservate presso l’Archivio Storico Comunale di Tramutola, o in Archivio di Stato di Potenza, e neppure al Grande Archivio di Napoli, lo stemma non è rappresentato da una nota manoscritta, però esiste il monumento infisso sul muro della fontana ‘Ncap l’Acqua .

Notevole importanza ebbe lo scudo nella vita di Tramutola post medievale e rinascimentale o tardo rinascimentale, in quanto era il segno tangibile della sua autonomia ed espressione della sua volontà. Inoltre, era uno strumento di garanzia contro possibili falsificazioni di documenti ufficiali del Comune, così lo stemma imprimeva autenticità alla testimonianza rendendolo dimostrativo.

In araldica il complesso delle figure secondo determinate regole, che servono a contrassegnare persone o enti, è anche un linguaggio figurato, poiché le figure simboleggiano le qualità morali del possessore dell’arma, alludono alle sue conquiste, alle dignità acquisite; rappresenta, quindi, lo status del suo possessore e non è suscettibile di modifiche e variazioni.

Lo stemma nasce come segno di riconoscimento, funzione primaria e diventa, in seguito, segno di prestigio, uno status symbol che garantisce considerazione per la comunità e marchio di proprietà, scolpito sulla fontana ‘Ncap l’Acqua, indica il diritto di giurisdizione e di dominio.

Benché analizzato anche da altri studiosi, come si diceva, lo stemma storico del Comune di Tramutola, presenta ancora alcuni aspetti oscuri sui quali non è stato possibile andare oltre le ipotesi.

In araldica il cavallo è simbolo di valoreanimo intrepido ed è considerato una delle figure nobili dell’insegna. Il cavallo è stato spesso assunto nello stemma da chi aveva attaccato il campo avverso e lo aveva disperso con una carica di cavalleria.

La croce che sormonta lo stemma, è segno che esprime il concetto della fedeltà, simbolo di devozione  della Terra di Tramutola al Papa. Quindi la croce, figura del Cristo Risorto, “bandiera di resurrezione”.

Lo stemma rappresenta il Comune di Tramutola fin dal XVI / XVII secolo, a ricordo di una battaglia vinta, forse l’erezione del Monte di Pietà o l’edificazione del Convento dei frati Minori Osservanti. La storia di Tramutola ci consente di analizzare solo questi due momenti di libertà dal dominio abbaziale del barone abate di Cava.

1) Monte di Pietà (1)

L’atto di fondazione del Monte di Pietà fu redatto dal notaio Desiderio Pascariello, il 26 febbraio 1584, nel quale era presente come idea principale un legato per doti a povere ragazze ed un legato a sussidio d’istruzione.

L’approvazione degli statuti fu emessa con Bolla pontificia del 16 gennaio 1586, da Sisto V, che precisava lo scopo ed il modo di gestire l’opera pia, che doveva essere governata da un priore e due maestri eletti ogni anno tra i benefattori che avessero offerto almeno 10 ducati e come consigliere e assistente doveva essere nominato un sacerdote.

L’opera fu gestita secondo i dettami della Bolla Pontificia e, in altre parole, con un priore che reggeva il governo del Monte come prima autorità e i due magistri o maestri con compiti di consiglieri che attendevano al governo del Monte.

Quindi, la Bolla Pontificia, aveva modificato nella sostanza il tipo d’amministrazione per il Monte di Pietà di Tramutola, che similmente a quello del Sacro Monte di Napoli, prevedeva che il priore aveva la rappresentanza del Monte, mentre i rettori avevano il governo.

L’istituzione del Monte era il mezzo per combattere l’usura e favorire il credito in termini d’assistenza ai bisognosi.

2) Edificazione del Convento dei frati Minori Osservanti (2)

Tramutolesi riuniti in Parlamento il 16 maggio 1613 avevano deciso di edificare un Convento presso la Chiesa del Carmine fuori Tramutola, in territorio marsicano. Precedentemente negli anni 1605 e 1608 si erano rivolti al Vescovo di Marsico ed avevano avuto da lui una Bolla di costituzione.

Il Beneplacitum della Curia Vescovile di Marsico per il Convento di Tramutola, avvenne nel 23 marzo 1615.  Il consenso per la edificazione di un convento a Tramutola, in località “La Foresta”, in territorio marsicano, era concesso, ma il Comune avrebbe dovuto donare alla curia di Marsico, in occasione della festa di S. Giorgio annuas libras duos cerae laboratae.

L’atto di fondazione risale al 27 marzo 1615, firmato dal sindaco Luis di Pierri e dagli eletti Gio Donato Marotta, Marzio di Salvo, Pietro Tabolario e Luciano Peccio. Il Chiostro del Convento aveva sulle pareti delle pitture con i santi dell’ordine francescano e gli stemmi di quelle famiglie tramutolesi che avevano contribuito alla costruzione.

Altri non prendono in considerazione questi fatti storici che riguardano lo stemma di Tramutola, e si rifugiano in eventi del XVII secolo, che interessarono il nostro Comune per debiti, ruberie e sperperi che fanno scaturire l’incameramento delle giurisdizioni feudali, intestate all’Università di Tramutola, al regio fisco. Così Tramutola diventa terra demaniale e da qui qualcuno desume la libertà del popolo tramutolese e, quindi, fa discendere lo stemma scolpito e murato ‘Ncap l’Acqua, alla fantasiosa libertà conquistata.

Quando Tramutola diviene terra demaniale, il popolo, i Tramutolesi, non acquistano la libertà, bensì subiscono due atti di sottomissione, il primo nei riguardi del Caracciolo (3) e il secondo nei riguardi del Monastero di Cava. Il Caracciolo compra il feudo Tramutola dalla Corona ed opprime i Tramutolesi, quindi non si tratta di un periodo di LIBERTA’ per la comunità di Tramutola.

Tramutolesi, poi, si sottomettono al Monastero di Cava per potersi liberare del Caracciolo. Ma ammettiamo, per ipotesi, che lo stemma sia stato reso pubblico e murato in questo periodo, lo stemma nel sormonto non avrebbe dovuto contenere una croce, bensì una Corona reale. Tale logica deduzione discende de plano dalla circostanza che i tramutolesi avrebbero dovuto acquisire l’asserita libertà dall’incameramento delle giurisdizioni da parte del Re!

Gli uomini hanno fatto uso di emblemi come segno di riconoscimento nella vita civile e militare fin dall’antichità, sia per il diffuso analfabetismo sia per la generale sensibilità ai simboli e al loro valore. Una ricca tradizione pre-araldica si riscontra, infatti, nel mondo classico greco e romano. Greci e Romani raffiguravano emblemi su scudi, vessilli, sigilli, monete. I Greci ne usavano alcuni a carattere individuale o familiare e altri a carattere collettivo, questi ultimi riprodotti su monete, sigilli, documenti ufficiali. Sul verso delle monete spesso veniva raffigurato l’emblema di una divinità, per esempio il tridente di Poseidone o una pianta o un animale o un motivo geometrico.

Nell’antica Roma, ai tempi della Repubblica, la gens usava emblemi a carattere ereditario, per lo più figure parlanti o simboliche, riprodotte su monete, per esempio la gens Calpurnia raffigurava un cavallo al galoppo. Le legioni avevano ben 5 insegne, tra le quali l’aquila, che divenne poi l’unico emblema delle schiere. Sotto l’Impero, oltre all’aquila imperiale, ogni legione possedeva un’insegna personale come segno di riconoscimento, un oggetto, un animale, una divinità; i corpi di cavalleria usavano i vessilli, inizialmente monocromi, ma già dal 3° e 4° sec. colorati diversamente a seconda degli squadroni.

Notizie scarse e imprecise si tramandano sulla storia degli emblemi pre-araldici nell’alto Medioevo; cronache letterarie narrano che Carlomagno facesse uso di uno scudo privo di figure, ma che avesse situato il suo emblema, un’aquila, in cima al suo palazzo di Aix La Chapelle.

Gli emblemi civici risalgono, per la maggior parte, all’epoca di nascita dei Comuni nel XII secolo allorché l’Imperatore o il vescovo delle città concedevano l’insegna ai cittadini riuniti in assemblea come segno di autonomia e libertà.

A Napoli, durante il dominio aragonese la città si dotò dello stemma municipale, tutt’ora in uso, che perpetua i colori dinastici di Aragona: oro e rosso. Così inizia, nel regno di Napoli, l’uso dello stemma civico. Tramutola avrà il suo stemma fine cinquecento inizio seicento.

Un bel giorno, il 30 maggio 1884, Michele Lacava, a proposito dello stemma di Tramutola, si sveglia e ci svela che lo stemma del nostro paese é sempre stato uguale a quello della Badia di Cava!

Michele Lacava, in qualità di presidente del comitato provinciale di Potenza, per l’offerta di un album a sua Maestà il re, dopo infruttuose ricerche eseguite nel grande archivio di Napoli, sullo stemma di Tramutola, si rivolge al notaio Giambattista Cutinelli di Tramutola, per averne l’impronta e la descrizione dello stemma.

Dice Lacava che il Cutinelli gli rispose assicurandogli che Tramutola non possedeva alcuno stemma anzi, precisava che uno stemma era presente in Tramutola ed era quello sull’architrave di una cappella ed era lo stemma della S.S. Trinità di Cava, dalla quale, un tempo, Tramutola dipese. Per avere gli opportuni chiarimenti, Lacava riferisce di essersi rivolto all’abate Morcaldi della Badia di Cava, il quale gli confermò che lo stemma di Tramutola era quello della Badia, al quale era stato tolto il cappello cardinalizio che sormontava lo stemma ed in sua vece fu posta una corona Baronale perché l’abate di Cava, in epoca feudale, era il barone di Tramutola.

La storia ci dice che Tramutola è stata Feudo del Barone Abate di Cava, ma il suo stemma è quello infisso ‘Ncap l’Acqua.

Lo stemma murato – non su di una cappella, bensì sulla porta d’ingresso della Chiesa Madre di Tramutola – forse, è lo stemma del Barone di Tramutola e non è lo stemma della Badia di Cava.

Procediamo per ordine.

La Chiesa Madre di Tramutola (4) è stata ampliata nell’anno 1628 e l’intervento consistette nell’aggiungere due navate laterali, più basse e più strette della nave principale, ed un prolungamento in avanti. Il lavoro riuscì assai decoroso per quella chiesa che doveva presentarsi molto bella dopo gli interventi di restauro ed ampliamento. Forse, in quella circostanza di prolungamento in avanti della chiesa, fu realizzata la lunetta con stemma, sovrastante il portale d’ingresso e sorretta da una mensola in pietra, ove i monaci di Cava, I Cassinesi, posero le insegne religiose, con le iniziali S. T. (Santissima Trinità), che conferivano raffinatezza e reputazione. Quindi sulla parte della facciata sovrastante la porta di accesso della chiesa, é inciso lo stemma su di una lastra in pietra con al centro uno scudo personale a due fasce e al sommo la mitra, copricapo dell’abate, il tutto appoggiato su una base floreale. Nel contenuto della lunetta, sono racchiusi i simboli di quel potere spirituale e di giurisdizione feudale che da Cava si propagarono per la Terra di Tramutola.  A questo stemma non è stato mai tolto il cappello cardinalizio che lo sormontava per sostituirlo con una corona baronale, come dice Morcaldi, perché lo stemma fu inciso su di una unica lastra di pietra ed è lo stemma che ancora oggi si ammira. Questo stemma non possiede una corona baronale, bensì una mitra. Quindi lo stemma che sovrasta la porta d’ingresso della chiesa Madre di Tramutola, essendo uno scudo a due fasce, non è lo stemma della Badia di Cava perchè quello è a tre fasce e non è lo stemma del Cardinale Oliviero Carafa, come qualcuno afferma, perché lo stemma della famiglia Carafa è a tre fasce e non a due fasce come quello che si ammira tuttora a Tramutola.

Questo è lo stemma baronale, ma non lo stemma civico di Tramutola che è quello murato sulla fontana ‘Ncap l’Acqua.

Da Cavour a Badoglio, dai Savoia ai politici del dopoguerra, ministri, alti funzionari, segretari di partito hanno spesso cercato di manipolare la realtà storica, così Michele Lacava, anticipatore di quest’epoca, non si sottrae a questa erronea, forse superficiale, rappresentazione. Non siamo a conoscenza di quello che ha scritto l’abate Morcaldi, a proposito dello stemma di Tramutola, siamo informati solamente di quello che riferisce il manipolatore Lacava, che dallo stemma posizionato sull’ingresso della porta della chiesa Madre di Tramutola, è stato tolto il cappello cardinalizio e sostituito con una corona baronale!

10 stemma

Come si diceva, sovrastante il portale centrale é situata la lunetta. Lo stemma al centro della lunetta – costituito da una lastra in pietra scolpita, che sovrasta il portale della chiesa della S.S. Trinità di Tramutola e raffigurante il committente dell’opera – non é lo stemma di un cardinale, come qualcuno ipotizza, bensì di un abate temporale e territoriale. Infatti, al sommo dello scudo a due fasce non vi è un Galero, cappello cardinalizio, bensì trattasi di una Mitra, copricapo di un vescovo o di un abate temporale, con le due infule scendenti dal bordo inferiore. Non é neppure lo stemma della Badia di Cava, perché lo scudo posato sul portale d’ingresso dell’Abbazia SS. Trinità di Cava, é a tre fasce e non a due fasce come quello collocato sull’ingresso della chiesa della Santissima Trinità di Tramutola.

Lo stemma contenuto nella lunetta della facciata della chiesa di Tramutola, presumibilmente è lo stemma del feudatario di Tramutola: il Barone Abate di Cava.

Quindi lo stemma di Tramutola è quello infisso ‘Ncap l’Acqua ed è costituito da uno scudo contenente un cavallo sormontato da una croce.

Ora si riportano alcune stravolgenti modifiche del cavallo, fino al cavallo riprodotto sul Gonfalone del Comune di Tramutola, un cavallo impazzito che vuole darsi alla fuga.

Il cavallo, simbolo di Tramutola, lo ritroviamo dipinto sulla bandiera Mazziniana della Setta esistente in Tramutola, in epoca risorgimentale, completamente modificato.

02) lato Tramutola dopo

Oggi questa bandiera si ammira in una teca del municipio.

In epoca fascista il cavallo lo scopriamo trasformato in un levriero, come si evince dal timbro sotto riportato con la firma del Podestà, Michele Luca.

Descrizione del timbro: costituito da uno scudo suddiviso in due parti. Nella metà inferiore dello stemma è riportato un cane (figurazione allegorica), mentre nell’altra metà sono presenti fasce verticali. Lo stemma è sormontato da una corona principesca, di cui si ignora l’antica concessione. Il levrière raffigurato nel timbro, simboleggia la caccia, un animo pronto, vivace e costante nel seguire una impresa.

Sul cavallo dello stemma di Tramutola, murato ‘Ncap l’Acqua, i vandali del fascismo (1929-VII) hanno dato il loro “contributo” per cercare di rovinare il simbolo antico di Tramutola. È questo, infatti, il secondo sfregio allo stemma antico di ‘Ncap l’Acqua, luogo prestigioso di Tramutola. Il primo fu messo in atto durante il rifacimento dell’anno 1813.

*

L’araldica civica italiana si è oggi attestata ad alcuni canoni precisi che hanno carattere genericamente valido per tutti i comuni e le città della Penisola sulla base di quanto stabilito con il R.D. 5 luglio 1896, n° 314, con il quale si istituì il ” Libro Araldico degli Enti Morali” dove ancora oggi vengono riportati tutti i decreti concessivi di stemmi, gonfaloni, sigilli e bandiere ad enti territoriali e morali

Il controllo dell’Araldica Civica é attualmente demandato (essendo abolita la Regia Consulta Permanente Araldica) solo all’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, a sua volta istituito dal Decreto del re Umberto I il 2 luglio 1896 n. 313 e composto da studiosi e giuristi; questo ufficio ha anche il compito di stilare i decreti di concessione per stemmi (armi) e gonfaloni (nonché di loro modifiche) che, per essere validi, devono essere promulgati dal Presidente della Repubblica.

E’ certo che lo stemma antico di Tramutola, formato da uno scudo ovale con al centro del campo scolpito un cavallo e sormontato da una croce, è l’emblema esclusivo del nostro paese. Diverse e contrastanti sono invece le ipotesi formulate dagli studiosi sul periodo al quale far risalire questa insegna. La croce é elemento identificativo del Comune Tramutola e rimase successivamente come insegna scolpita sullo scudo dei Tramutolesi per assurgere ad emblema esclusivo della Terra Tramutola. Il cavallo inalberato non è proprio l’immagine della tranquillità serena, anzi ha tutti i colori del turbamento improvviso, e figuratamente della superbia. Così l’inalberarsi passa a significare il montare in rabbia, più orgogliosa che violenta.

In teoria può verificarsi che Tramutola chieda, in luogo della concessione ex novo di uno stemma (che avviene sempre con Decreto del Presidente della Repubblica), il “riconoscimento” (che avviene invece con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) di uno stemma già in uso, ma mai formalmente “approvato”. Tramutola é in grado di dimostrane il possesso, ai sensi dell’art. 1140 del Codice Civile, con la produzione di fotografie del monumento, esposto al pubblico ‘Ncap l’Acqua da almeno 100 anni” (Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, RD del 7/6/1943 n. 652 §II, art. 4).

Si tratta di uno stemma antico, derivato e generato dalle vicende storiche di Tramutola e fissato dalla tradizione da oltre quattro secoli.

Timbro Comunale di Tramutola 1935 – XIII

(1) cfr. Capitolo 14 “Il Monte di Pietà di Tramutola”

(2) Vincenzo Petrocelli “TRAMUTOLA Il Monastero di S. Maria del Carmine” RCE edizioni srl finito di stampare novembre 2003.

(3) cfr. capitolo 11 “Tramutola dal medioevo all’età moderna”.

(4) cfr. capitolo 3 ” La Chiesa della SS.ma Trinità”.

 

 

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.