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Le emozioni in mediazione familiare

BARI – Sarà presentato questa sera alle ore 18,00 presso la libreria Roma in piazza Aldo Moro ,13 a Bari il volume pubblicato dall’Editore Adda su “La Mediazione familiare. La cultura del rispetto anche se l’amore non c’è più. Dal conflitto distruttivo alla relazione costruttiva” di Giacomo Marcario

Il saggio ha ricevuto il prestigioso Patrocinio dell’ A.I.Me.F – Associazione Italiana dei Mediatori Familiari oltre che del CISEM – Centro Studi di Alta Formazione, dell’IKOS – Istituto di Comunicazione Olistico Sociale, Scuola di PNL e Scuola Europea di Mediazione e Counseling,   del Comune di Bari e del nostro quotidiano “ Il Corriere Nazionale”.

All’ evento  parteciperanno:

-Dott. Antonio PERAGINE, giornalista, Direttore del Quotidiano Internazionale on line “Il Corriere Nazionale” e del “Corriere di Puglia e Lucania”

-Avv.Silvia ADDANTE, Mediatrice Familiare e Referente A.I.Me.F – Associazione Italiana Mediatori Familiari e Responsabile della Formazione del CISEM – Centro Studi di Alta Formazione e Ricerca, Bari

-Prof. Milena SCARATI, Formatrice, Trainer in P.N.L. e Comunicazione efficace, Mediatrice linguistico – culturale, Esperta in didattica cognitiva; Docente Istituto Superiore “M. Perrone” di Castellaneta

-Prof. Daniela POGGIOLINI, Presidente IKOS Ageform, , Formatrice, Psicologa, Trainer in PNLt, bioEtica e Ipnosi, Supervisore EDMR, Esperta in Sessuologia,  Direttore della Scuola Europea di Mediazione familiare, Costellatrice sistemico/familiare evolutiva

-Dott. Enrico PIERANGELI, Neurologo e Neurochirurgo

-La lettura di alcuni brani del saggio e la scelta delle musiche  è affidata alla Prof. Anna ANSELMI

-Sarà presente l’Autore

“Tu sei quello che pensi. Le tue emozioni sono schiave dei tuoi pensieri, e tu sei schiavo delle tue emozioni”(Elizabeth  Gilbert)

Quello delle emozioni e la loro elaborazione è uno dei temi più complessi che il mediatore si trova ad affrontare nel corso del setting mediativo. La crisi nei rapporti di coppia rende spesso necessario attivare processi di ristrutturazione della relazione per cercare di capire le ragioni, anche le più recondite, che hanno determinato il conflitto e trovare le soluzioni più adeguate per gestirlo ed elaborarlo; ciò consente per un verso di sviluppare un’intesa tra i partner finalizzata ad evitare la disgregazione della famiglia e prevenire i traumi che ne conseguono e per altro di avviare la coppia verso un processo separativo che comunque comporterà un cambiamento delle relazioni all’interno della famiglia coinvolgendo la sfera emotiva, sociale e  psichica di tutti i suoi componenti. Il processo separativo, a livello emotivo, scorre attraverso fasi che si susseguono nel tempo, dove le persone incontrano molte emozioni, dal senso di disperazione della coppia coniugale al risentimento e rabbia dell’uno contro l’altro. In questo caso il Mediatore deve gestire il setting emotivo della coppia partendo da due livelli diversi: uno di tipo emotivo più depresso e l’altro più distaccato o irato e dovrà aiutare le parti ad esprimere queste emozioni e a comprenderle reciprocamente, quel tanto che sarà necessario per poter procedere nel processo di Mediazione, verso possibili accordi. Occorre prendere atto che nella fase pre-separativa i coniugi confliggenti si trovano ad affrontare emozioni intense, conflitti violenti e stressanti che comportano indicibili sofferenze, fino a che gradualmente non si metabolizza la consapevolezza dell’inevitabilità della separazione e si stempera il contesto in cui si cercherà di elaborarla. L’accettazione di questa scelta è forse il momento più difficile del processo separativo, sia per chi lo sceglie, sia per chi lo subisce, perché implica inevitabilmente il passaggio alla ristrutturazione dei sentimenti e delle relazioni verso l’altro coniuge. Se i partner, poi, sono anche genitori, dovranno trattare gli accordi per i figli e oltre a dover affrontare la separazione della loro relazione coniugale, dovranno impegnarsi a mantenere attiva la loro bigenitorialità ed a separare i bisogni dei figli dai loro bisogni personali. Sul piano sociale baipassando l’immagine di coppia-famiglia, normalmente accettata da parte dei componenti della famiglia estesa, dagli amici, dai colleghi di lavoro e più in generale dalla società civile (scuola, istituzioni, ecc.), i partner dovranno iniziare a sviluppare relazioni sociali come individui e come single  e questo comporterà, a livello psichico, la capacità di dover ritrovare e recuperare la propria individualità separata e distinta da quella della coppia. Tutti questi cambiamenti generano, di solito, un periodo di confusione ed il bisogno di maggior introspezione e di auto-ascolto necessario per cercare di capire dove si è sbagliato, che cosa si poteva fare e non si è fatto per salvaguardare e salvare il rapporto, che cosa riserva loro il futuro con le sue imprevedibili incognite. Il tormento interiore si manifesta attraverso varie emozioni: rabbia, paura, dolore, tristezza, incertezza che si alternano tra di loro per un certo periodo di tempo, più o meno lungo, rispetto alla tipologia di personalità ed alla specificità degli eventi di vita, fino a quando la persona non ritrova il senso di sé come individuo. A quel punto egli gradualmente lascerà l’immagine interiore del vecchio noi, per riscoprire un nuovo io, che gli consentirà di tornare a vivere, sperare, desiderare e creare le premesse per costruire nuovi rapporti e nuove relazioni e recuperare così la serenità del vivere quotidiano. In questa visione il processo separativo, pur essendo un cammino doloroso caratterizzato da sofferenze laceranti che lasciano senza fiato, è visto come un processo di trasformazione, di cambiamento, come una premessa indispensabile per poter costruire qualcosa di nuovo, di diverso, che sia appagante e  ridoni la  gioia di poter vivere una nuova relazione fatta di amore, di rispetto e di reciproca comprensione e collaborazione. Il processo separativo, a livello emotivo, è intriso di vari amarcord, le persone incontrano emozioni diverse, dal senso di perdita della coppia coniugale, al risentimento e rabbia dell’uno contro l’altro, al bisogno di rivalsa. In mediazione possiamo incontrare anche la rabbia dei confliggenti contro se stessi per non essere riusciti a salvare il legame di coppia ed a tenere unita la famiglia nonchè un profondo senso di colpa contro l’altro coniuge, da cui si è scelto di separarsi oppure il calo di autostima per aver fallito ed ancora la paura di non farcela a vivere da soli, a provvedere alle proprie necessità ed a quelle dei figli. Durante il processo di separazione, i sentimenti di inadeguatezza, se sono latenti in una certa personalità, probabilmente si riattivano e possono evolversi in atteggiamenti di autocommiserazione, che potrebbero portare le persone a chiudersi ed a soffrire profondamente creando i presupposti per l’insorgere di diversi malanni psicofisici e tra questi la P.A.S. – Sindrome di Alienazione Parentale. Le emozioni di perdita, di rivalsa, di sconfitta, di sfiducia, possono presentarsi con forte intensità ed avere una durata limitata, o possono necessitare di tempi molto più lunghi per essere elaborate e superate. Gli esperti del settore affermano che sono necessari non meno di due anni, in media, per superare una separazione a livello emotivo- relazionale e psicologico in fase acuta, per imparare cioè a sciogliere il legame con l’altro e gradualmente dentro di sé. Tutto ciò è collegato anche alla quantità di tempo che le persone hanno condiviso precedentemente con il proprio coniuge ed all’intensità e significatività del rapporto stesso. Le emozioni non vengono vissute nello stesso modo dalle persone e in un iter di superamento di esse possiamo trovare i partner che si collocano su livelli completamente diversi di rielaborazione del processo separativo. Constatiamo, generalmente, che la persona che “è stata lasciata”, talvolta in modo improvviso ed inatteso, si trova ad un livello di rielaborazione dei vissuti della perdita, ancora molto disgregante, perché non ha scelto liberamente il percorso della separazione. La stessa gli è stata imposta dal partner e , quindi , necessita del tempo necessario perché possa essere accettata e metabolizzata; nel contempo deve continuare a vivere, a lavorare, ad occuparsi dei figli da sola e  senza la vicinanza dell’altro e deve imparare gradualmente a fare tutte quelle cose che nella vita di coppia spesso venivano delegate. Questo “intero simbolico” da riformare con se stessi, non è semplice e tantomeno  facile e potrebbe trovare vari gradi di difficoltà nella sua attuazione. La “persona che lascia” potrebbe essere, invece, più avanti nella rielaborazione emotiva del processo separativo e vivere con più distacco gli eventi di oggi e di ieri, collegati alla relazione con il partner, perché già interessato/a ad una nuova storia emotivo sentimentale o solo perché prova un forte risentimento per una serie di contestazioni/addebiti rivolti al partner, ritenuto causa della crisi che ha condotto la coppia a separarsi.

Giacomo Marcario

Comitato di Redazione de “Il Corriere Nazionale”

 

 

 

 

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