Principale Politica Diritti & Lavoro Il lungo percorso per l’ autonomia di Crispiano- i fautori

Il lungo percorso per l’ autonomia di Crispiano- i fautori

Si è giunti al tanto sospirato avvio della celebrazione dell’Autonomia Comunale che avrà il suo epilogo il 14 novembre del 2019, data del compimento del primo centenario. Tante le iniziative promosse dall’Amministrazione Lopomo in carica e delle Associazioni invitate a collaborare. E’ l’occasione per approfondire la nostra storia di crispianesi, ricordare i fautori di una importante conquista civica della comunità locale e soprattutto prendere coscienza della costante incuria protrattasi sino ad oggi a danno del patrimonio storico, artistico e strutturale del paese.

L’Arcidiacono Giuseppe Blandamura in un suo scritto del dicembre 1918, riferendosi “alla cripta più grande, detta dei Santi Crispo e Crispiniano (la più piccola conserva il nome tradizionale di S. Paolo), adorne entrambe di sigle, d’iscrizioni e d’immagini di santi stecchiti e stilizzati, di volti sparuti di Madonne che si alternano nelle nicchie, come nella cripta grande, con le figure del Redentore severo e maestoso in atto di benedire”, afferma: “Fin dal 1795 gli altari della cripta maggiore erano diroccati, rimanendo solo di essi i segni, come rilevasi dalla memoria del DE CASA e MENELAO, e nel Santuario oggi prolificano indisturbate le vacche al coperto, ed i pastori non trovarono di meglio in un momento d’ozio che esercitarsi al bersaglio, accecando con le punte delle forcelle gli occhi delle sacre immagini! Qualche erudito, di rado (ancora oggi, n..d.A.) si reca a contemplare quei freschi, senza poi occuparsene di proposito. Intanto il tempo sulle cripte e sugli affreschi compie fatalmente l’opera sua distruggitrice”. Lo stesso Blandamura ricorda la costruzione, a totale spesa del comm. Carlo Cacace, della Cappella del Redentore (scoperta in questi giorni!), appartenente all’Asilo Amor Fraterno (fondato un anno prima dallo stesso Cacace),  benedetta e aperta al culto dall’Arcivescovo Jorio il 13 novembre 1898. Immobile salvato grazie all’opera del disciolto Ente Morale che recentemente ha ceduto la proprietà al Comune, per mancanza di fondi richiesti per dare attuazione alla volontà testamentaria. Impossibile elencare  tutti “i danni” arrecati al nostro territorio, li conosciamo tutti, magari sarebbe opportuno intervenire laddove è possibile, anche per dare al “Centenario” un valore auspicato. Il concittadino Nicola Greco, attento osservatore della realtà del nostro territorio, in seguito ad una  mia precedente corrispondenza,  ha osservato la necessità di ricordare  “i nomi di tutte quelle persone che a partire dalla fine dell’800 furono i primi fautori che dettero inizio al percorso burocratico presso Lecce…”.  Una omissione voluta per la preoccupazione di non nominarli tutti, ma è giusto ricordarli.  In realtà la voglia di autonomia dei crispianesi ebbe inizio nel 1834, con “la supplica rimessa al governo di Napoli”.

Ma essi  non ottennero né la concessione di una rappresentanza nel Decurionato di Taranto, per ostruzionismo del medesimo, che deliberava di non poter soddisfare il desiderio di quei naturali, per la gran difficoltà della scelta, e nemmeno ebbero  l’autonomia amministrativa, acquistarono però il diritto alla nomina di tre consiglieri scelti nella persona dei Sigg. Greco Giuseppe di Giuseppe Michele, Greco Vito di Giovanni e Pasquale Mancini. Il 4 marzo 1900 venne presentata, dai sigg. Greco, Giuseppe e Vito Modesto, una nuova petizione firmata dalla maggior parte degli elettori, “ a S. M. il Re, affinché venisse dichiarata l’autonomia della Frazione”. In aprile del 1901 venne ripresentata l’istanza al Ministro Zanardelli, il 9 settembre venne riconosciuta giusta la richiesta dal R. Commissario Cav. Battistoni Beniamino, subentrato all’Amministrazione decaduta di Taranto, il quale rimise gli atti alla Provincia di Lecce per il parere. Il 9 marzo 1908 il Prefetto di Lecce convocò gli elettori della borgata e furono nominati Commissari: Greco Vito Modesto di Giovanni, Ricci Francesco di Raffaele ed il Cav. Tarsia Paolo. Per la separazione del territorio venne nominato un Comitato popolare con a capo i sigg.: Calianno Giuseppe Vito, Sibilla Francesco, Donato Caroli fu Francesco, Donato Sonnante di Giovanni, Liuzzi Raffaele di Michele, Jacovazzi Giuseppe fu Giorgio e Pasquale Mancini quale presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Solo nel 1917 il Consiglio Provinciale di Lecce, sollecitato prima dal compianto onorevole Di Palma e poi dal Consigliere Comm. Castellano Giuseppe, “il quale prese a cuore le giuste e calorose premure dei Crispianesi all’unanimità, non mancò di dare il suo definitivo voto favorevole”. Nel giugno 1918, venne nominato, “per la separazione delle rendite e degli oneri”, dal Sotto-Prefetto Cav. Marchese di Lungarini, il ragioniere sig. Mattesi Pietro, ma per ottenere l’autonomia fu necessario ancora sdoppiare il Comitato popolare presieduto da Calianno Giuseppe Vito, in due Comitati: il primo per svolgere la sua opera presso le autorità locali, presieduto dallo stesso Calianno e formato da Ricci Francesco, Ippolito Pietro e Sibilla Francesco; il secondo per svolgere la sua attività presso il Ministero, presieduto dall’avv. Pignatelli Giuseppe, “nuovo e attivo difensore dell’autonomia di Crispiano”.

A seguito dell’interessamento del R. Commissario di Taranto sig. Commendator Semeraro, che sollecitò il rag. Mattesi e del Primo Vice – Ministro dell’Interno on.le Grassi Giuseppe, finalmente dopo 27 anni di impegni burocratici e di speranze mai perdute, “con la pubblicazione del Regio Decreto del 14 novembre 1919 col n. 2430, col quale sulla proposta del ministro dell’interno, presidente del Consiglio dei ministri, la Frazione di Crispiano viene distaccata dal Comune di Taranto, provvedendosi in pari tempo alla relativa delimitazione territoriale”.

Ad essere incaricato per tutti gli adempimenti necessari per l’insediamento del primo Consiglio Comunale di Crispiano, venne nominato, il primo marzo del 1920, Commissario prefettizio il sig. Mappa Pasquale, segretario capo del Comune di Massafra, il quale “quantunque ancora indiviso il catasto”,  il 24 ottobre 1920, indisse le elezioni.

Ora è dovere di tutti noi crispianesi rendere omaggio a tutti i fautori dell’autonomia, la cui celebrazione significativamente coincide col ricordo di tanti altri che con la vita e col sangue hanno lottato per la Patria.

Michele Annese

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