Quando si vuole “isolare” una parte da un’altra, s’ipotizza dei muri. Strutture solide, ma che potrebbero essere anche ideologiche, varate per impedire il superamento fisico di un confine o per limitare un certo ordine di “pensiero”.
In questo caso, più comune di quanto potrebbe apparire, ci si trova di fronte a un muro”politico”. Insomma, i “muri”, concreti o ideologici, servono per dividere, sempre e comunque.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1986 e il successivo crollo del comunismo internazionale, i “muri” sono tornati d’attualità e con gli stessi scopi di quelli già in essere nel secolo scorso.
La Democrazia non può essere cinta da “muri” né fisici, né ideologici. Ci sono realtà da verificare e dottrine da raffrontare. Senza questa premessa, i “muri” tenderanno sempre a dividere senza risolvere le cause per le quali sono stati eretti.
Dalle colonne di questo quotidiano interregionale intendiamo aprire un dialogo produttivo che non sia limitato dalla possibile costruzione di nuovi “muri”.
Giorgio Brignola
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