La cucina barese al Gian Mario Caffè-Ristorante nella capitale magiara
Viaggio a Budapest, città mitteleuropea dal fascino zigano
Giovanni Mercadante
Budapest sul Danubio
Da quando le compagnie aeree low cost fanno scalo a Bari, come la Ryanair, Wizz air, Volotea e molte altre ancora, la Puglia è uscita dall’isolamento. Da oltre 15 anni il movimento passeggeri da e per la Puglia si è triplicato. Prima bisognava fare scalo a Roma o a Milano, per qualsiasi destinazione. Oggi questo vassallaggio verso i due scali nazionali è finito. Erano una palla al piede che condizionavano la crescita e lo sviluppo della Puglia e delle regioni limitrofe. Una politica accorta che sta dando respiro all’economia turistica in piena autonomia. Infatti, la Puglia nell’ultimo quinquennio è la più gettonata delle regioni italiane, come meta per trascorrere vacanze culturali e al mare. Per i viaggiatori pugliesi, desiderosi di conoscere i paesi europei, questa opportunità si traduce con vantaggi reciproci. I collegamenti con i maggiori e importanti scali europei, vedi Dusseldorf, Francoforte/Germania; Madrid, Barcellona/Spagna; Nizza, Parigi/Francia; Vienna/Austria; Budapest/Ungheria sono giornalieri.
Il turismo culturale per destinazioni europee in partenza da Bari, almeno per i viaggiatori dell’entroterra barese, è in significativo aumento.
Prendendo lo spunto da un viaggio di lavoro a Budapest, come inviato speciale per il giornale, non ho voluto mancare di tradurre la mia esperienza con un articolo dedicato a questa splendida città mitteleuropea dal fascino intrigante, un po’ zigana, un po’ bohémien. La musica zigana è sentimentale, profonda, pieno di pathos e le note sono affidate ad un paio di strumenti per eccellenza: al violino e alla fisarmonica; gli esecutori, virtuosisti talentuosi, sanno toccare tutte le corde dell’animo umano. Difficile non alzarsi e ballare quella musica travolgente composta dai più grandi compositori ungheresi come Franz Litzt, Johann Brahms e molti altri ancora.
Palazzo goticheggiante Basilica di S. Stefano La città di Budapest presenta una moltitudine di palazzi in stile neo classico-goticheggiante. Le facciate sono abbellite da statue ad altezza naturale o da sculture inneggianti al lavoro dell’uomo, in diversi casi incastonate negli edifici ministeriali disseminati nell’area che gravita nei pressi della Basilica di S. Stefano, patrono della città.
L’area pedonale, in parte priva di traffico, dove necessario le auto si fermano pazientemente per lasciar passare i pedoni senza che emerga l’impazienza del conducente.
Turisti di ogni etnia si notano sia nell’abbigliamento diverso che per lingua: asiatici, russi, mongoli, giapponesi, tedeschi e italiani. Molti i gruppi di studenti italiani in giro per la città. Il parlare sotto voce della gente è una nota costante che si percepisce bene, nonostante la presenza massiccia di turisti.
Il viale pedonale, la cui prospettiva termina con la poderosa immagine monumentale della Basilica di S. Stefano, offre agli occhi una gratificante visione d’insieme. Siamo stati fortunati io e mia moglie ad assistere una sera al concertone di un gruppo canoro russo, proprio davanti al sagrato del predetto tempio. Musica bella per le orecchie, brillante, vivace.
lo stemma di Budapest
Continuando la visita della città, come non citare l’imponente ponte di catene accompagnato ai lati da due maestosi leoni in pietra sul grande Danubio che conduce direttamente sotto il palazzo reale, raggiungibile con la funivia posta ai suoi piedi. Un complesso residenziale di grande fascino, sede dei regnanti ungheresi in passato.
E poi i grandi complessi termali, di cui è famosa la città di Budapest. Senza dimenticare la sinagoga, la chiesa degli ebrei; il palazzo del Parlamento. Molti di questi monumenti sono raggiungibili prendendo come punto di riferimento la Basilica di S. Stefano, che è il cuore pulsante della capitale magiara. Nei giardini pubblici spicca un monumento eretto nel 2014 dall’attuale Presidente ungherese Viktor Orban, purtroppo contestato dalla popolazione. Rappresenta l’Arcangelo Gabriele con le braccia spalancate che regge il “globo crucigero” in mano, mentre nel timpano si staglia un’aquila imperiale in volo con una targhetta metallica agganciata ad una zampa indicante la data 1944; un’allusione ai fatti della seconda guerra mondiale.
La lingua “magiara” di ceppo ugro-finnico (proveniente dagli Urali-Siberia) non è per niente imparentata con le lingue romanze (d’origine latina). Però sembra che sia facile da apprendere perché nei verbi si ha solo il presente e il passato. La bandiera ungherese è affine a quella italiana per somiglianza dei colori: rosso, bianco e verde; però è simboleggiata con i colori posti in modo orizzontale, rispetto alla bandiera italiana i cui colori sono in verticale con verde, bianco e rosso.
Ponte di catene sul Danubio con i leoni a guardia
Il cibo ungherese è leggermente speziato e il piatto tradizionale tipico è la zuppa di gulasch. Tuttavia, la cucina italiana a Budapest la fa da padrone, con ristoranti, trattorie e pizzerie oltre ai fast food e street food.
Vorrei ricordare un ristorante italiano che ho avuto modo di conoscere sin dal primo giorno: Gian Mario Caffè, situato nel centralissimo Boulevard Baicsy-Zsilinszky.Ut 35, (email: caffegianmario@gmail.com; tel. 0036-1-269 5044) a un paio di centinaio di metri dalla Basilica di S. Stefano.
Il bar-trattoria è gestito da due soci italiani: Giovanni D’Angelo (51), di Rocca Vivara (Campobasso) nota per il santuario di Santa Maria di Canneto; da 13 anni a Budapest. Parla ungherese e inglese. Ha avuto due figlie con una donna ungherese, Sofie e Julie, la prima studia gastronomia e l’altra medicina.
L’altro socio è Mario Intini (50) di Rutigliano (Bari), nato in Germania, parla tedesco, ungherese e inglese; sposato con una ungherese, ha una figlia.
Il locale è frequentatissimo sia da uomini d’affari ungheresi che da italiani. Il menù è rigorosamente italiano, anzi barese, come riportato su un tabellone affisso alla parete dell’ingresso. A dimostrare la “pugliesità” del locale, oltre al televisore che è sempre sintonizzato su programmi RAI, fa bella mostra una gigantografia di Polignano a Mare a picco sulla scogliera. Una sorpresa per mia moglie, anch’ella della città di Mr. Volare. Prezzi assolutamente competitivi, cibo genuino e tanto calore umano, come sanno fare i meridionali.
Giovanni D’Angelo Mario Intini
Boulevard Baicsy-Zsilinszky.Ut 35,
Gianni Mercadante