Principale Arte, Cultura & Società Genesi e sviluppo del Movimento Empatico (Empatismo)

Genesi e sviluppo del Movimento Empatico (Empatismo)

L'empatismo come momento di lettura e aggregazione.
Armando Curcio Editore

Cinque anni sono trascorsi da quando, come due grandi amici che in molti hanno definito “visionari”, Antonello Pelliccia e io iniziavamo un profondo sogno di armonia, finalizzato in primis alla comprensione reciproca. Era il 2019. Nelle storiche aule dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Antonello era impegnato da circa trent’anni in qualità di docente della Landscape Design, mentre io tenevo un workshop sulle intersezioni tra Arte visiva e Letteratura dal titolo “L’oggetto come opera d’arte”.

Ricordo che ci vedevamo ogni giorno e che ci sentivamo uniti e felici, in un dolce e morbido senso di fratellanza, immaginando scenari che avrebbero appagato la nostra sete di conoscenza e di solidarietà, in un mondo che ci appariva arido e in marcia verso il precipizio, poiché scevro dei valori primari che gli uomini dovrebbero sempre coltivare con dedizione e saggezza.

Il “Nuovo Manifesto sulle Arti” portò una ventata di cambiamento immediata dentro e intorno a noi, e in molti vollero da subito approvarne le idee, aderendo a quei pensieri così entusiastici, decisi e appassionati, al di là di tutto, in particolare considerando la poca popolarità dei manifesti. Ma noi ci credevamo, anche perché il nostro scritto nasceva, in verità, come discorso orale, ben meditato, “Sulle Arti” tenuto in occasione dell’inaugurazione del Centro Contemporaneo delle Arti fondato nel gennaio del 2019 tra Milano e il Cilento (dove abbiamo dato vita a innumerevoli eventi artistico-culturali con un taglio sempre molto rilevante e spesso, credo, innovativo).

In quel periodo, artisti e critici attenti ci scrivevano e incoraggiavano a proporre tale discorso come novità programmatica in un vero e proprio “Manifesto”, e la definizione di “Nuovo Manifesto sulle Arti” si deve al filosofo e amico indimenticabile Remo Bodei.

Di rimando, vinte le riserve e rotti gli indugi, Antonello e io iniziammo a presentare il nostro discorso come nuovo manifesto artistico, non pensando però ancora a un vero e proprio Movimento, sebbene qualcosa dentro noi si stesse accendendo, determinando di lì a poco un passaggio di ampio respiro, arrivato come conseguenza naturale, decisa, sognante e armoniosa.

Intanto Antonello, ormai in pensione, tornò a vivere a Carrara, mentre io dovetti lasciare in fretta e in furia Edimburgo, dove stavo trascorrendo un periodo come Visiting Scholar e dove nuovi entusiasmanti progetti di lavoro e di vita si stavano affacciando all’orizzonte.

La pandemia Covid-19 arrivò come una maledizione sull’umanità, e io mi ritrovai solo e confuso nella minuscola e dolente Omignano, che avevo lasciato ai tempi dei miei impossibili diciotto anni, ma avevo ritrovato nella bellezza della mia famiglia, consolato dai miei genitori, ormai dolci e tristi bambini.

Come un fulmine in un cielo plumbeo, una mattina mi svegliai e, perso in uno specchio, dissi ad alta voce: «Oggi nasce l’Empatismo, il Movimento Empatico!». L’idea prendeva corpo perché odiavo la solitudine in cui mi ero ritrovato, la stessa in cui il mondo era precipitato; perché detestavo i sentimenti negativi che gli esseri umani continuano ad alimentare; perché dovevamo rispondere con l’amore all’odio che questa società, lo voglia o no, promuove costantemente; perché non tolleravo più la divisione che esiste tra gli uomini, e in particolare ero inorridito da quella ferocia che riscontro tra gli artisti in ogni possibile sfera del sapere e del creare.

Il Movimento empatico avrebbe avuto vita dalle ceneri del Post Modernismo che, nella mia visione, era finito già da parecchio tempo ed era ora di dare nuove, seppur timide, risposte. Antonello, come sempre, fu entusiasta dell’idea, sebbene vedesse il tutto quasi irrealizzabile, ma, ricco di profonda umanità, non mi scoraggiò, accettando di delineare insieme una prima definizione della Piramide Culturale del Cilento, che da subito immaginammo come “lo spazio privato in un mondo che non ci appartiene”, le mura custodi delle nostre “cose” e dei nostri “oggetti”, per citare il compianto Bodei.

Tra l’altro, nel 2017 avevo ideato il Premio Nazionale Cilento Poesia, dando vita in seguito alla denominazione di “Paese della Poesia” per Salento Cilento, che insieme a Omignano Cilento – “Paese degli Aforismi”, e a Vallo della Lucania – prima sede del Centro Contemporaneo delle Arti, nella mia visione formavano il “Triangolo Culturale del Cilento Antico”.

E così, tra un’idea solitaria e altre condivise con Antonello Pelliccia e numerosi compagni di viaggio che ben presto avrei coinvolto, è iniziato il percorso della “Scuola Empatica – Movimento letterario, artistico, filosofico e culturale”.

Ricordo che la prima presentazione del Movimento si tenne a Vallo della Lucania (Salerno) nel 2020, dunque in piena pandemia. Non venne nessuno, se non un gruppetto di artisti e personalità di spicco nel mondo della cultura cilentana, pronti a sfidare la paura, allora forte, del contagio. Non ci ammalammo, anzi guarimmo, e brindammo con occhi tersi a un futuro radioso da augurare all’umanità tutta, giurando che mai ci saremmo fatti fermare da qualsivoglia avversità fino a quando avremmo avuto fiato e forza.

Fu così che, in pochi mesi, i primi cento artisti, docenti e persone di cultura – da noi denominati “Maestri Empatici” poiché già motivati a portare avanti il loro pensiero di unione nel mondo, con un sentimento oggi ancor più consapevole – aderirono al Movimento, determinando da subito l’inversione di tendenza tanto auspicata: l’Io ipertrofico, vincitore indiscusso come il male sul bene nella nostra società, veniva adesso combattuto, messo per quanto possibile a tacere dinanzi a un Noi che lanciava un forte segnale di ribellione e, con grazia e fermezza, suggeriva innovazione.
Gli artisti, e di conseguenza simbolicamente la gente comune, si sono riuniti rifiutando quell’individualismo che sta portando tutti sempre più allo sbando, direi quasi verso l’inutilità delle arti e della cultura stessa.

Chiaramente tutto questo era ed è solo un segnale; il mondo continua incurante le sue guerre (altro che empatia!) e la cronaca si fa giorno dopo giorno più oscura, lasciandoci sgomenti. Ma quel nostro fiore di speranza è stato piantato, ha attecchito e produce floride gemmazioni, ribadendo, attraverso l’amore, la magia del bello e del buono, che la specie umana ha bisogno di invertire la rotta verso una rinascita se vuole migliorare se stessa e il mondo che la ospita. Un mondo, oggi, da noi così maldestramente accudito, incuranti delle sue avvisaglie di insofferenza al nostro comportamento. Non c’è alcuna empatia, è il caso di dirlo, né con la Terra né con l’Altro, non si consente la libertà di essere come ognuno è o ha scelto per se stesso. Le umane azioni, a ben guardare, sono il più delle volte miserevoli e distruttive.

Intanto nel 2023 usciva in Inghilterra il volume The Empathic Movement (Cambridge Scholars Publishing), ed ecco arrivare tante nuove adesioni internazionali al Movimento, a partire dalla già Premio Nobel alla Letteratura Olga Tokarczuk o dal poeta di lingua araba, il palestinese Najwan Darwish, al quale abbiamo conferito il Premio Internazionale “Cilento Poesia”. Darwish, che arrivava in Italia proprio nei primi giorni della guerra tra Israele e Palestina, quasi non riusciva a parlare. Stanco e provato, era fortemente emozionato nel riconoscere che il nostro premio aveva determinato la sua libertà: essendosi recato prima a Istanbul per poi raggiungere più facilmente l’Italia, non era rimasto bloccato nella famigerata Striscia di Gaza. In quel momento, pensai che l’amore, l’arte, l’empatia avevano forse salvato una preziosa vita. Non fosse solo che per questo, i nostri sforzi avevano già avuto un senso concreto!

Tanti, dunque, i “Maestri empatici” provenienti dall’estero: da Victor Lucena, raffinato artista visivo venezuelano, a Maria Mazziotti Gillan, che negli Stati Uniti porta avanti da decenni una cattedra universitaria di poesia e di scrittura creativa, promossa dalla rivista Paterson Literary Review; e ancora dal sassofonista e compositore britannico David Jackson, star del rock progressivo, a Tomasz Krezymon in Polonia, con le sue composizioni presso il conservatorio di Varsavia. Da sottolineare l’adesione al Movimento anche da parte dell’architetto Joanna Kubicz di Cracovia, del musicista bulgaro Ilian Rachov e del giovane docente indiano Prayag Tiwari che fa ricerca in Svezia sull’intelligenza artificiale, pronto per un confronto sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva (che è cardine del Movimento e il motore necessario per una ripresa resiliente del mondo).

Oltre ai componenti all’estero, il movimento porta avanti la sua azione attraverso grandi Maestri italiani: dai maggiori poeti contemporanei come Cucchi, De Angelis, Santagostini, Pontiggia, Carifi, Bertoni, Pecora, Kemeny, Villalta, Rondoni, Testa, Neri, Magrelli, Lamarque, ad alcuni tra i più famosi scrittori come De Silva, Nigro, de Giovanni.

Altrettanto consistente si presenta il gruppo di Musicisti, in particolare: Franco Mussida, Bernardo Lanzetti, Lino Vairetti, Michele Pecora, Carmine Padula ed Eduardo Caiazza, che da sempre hanno messo in campo innovazione, coraggio ed empatia; e ancora, preziosa è la presenza dell’artista visivo Omar Galliani così come dei critici e filosofi Massimo Bacigalupo, Elena Pontiggia, Umberto Curi e Remo Bodei (a quest’ultimo e agli altrettanto impareggiabili Alessandro Serpieri e Giorgio Bàrberi Squarotti, purtroppo scomparsi, ma sempre in me presenti, ho voluto dedicare il primo volume sul Movimento uscito nel 2020 con il titolo La Scuola Empatica: Ladolfi Editore).

Tra i Maestri, oltre al nostro faro di infinita saggezza e cultura, Maria Rita Parsi – che in questo volume ci spiega finalità e risvolti socio-psicologici del Movimento stesso – ce ne sono alcuni che hanno dato vita ai maggiori Festival Letterari in Italia. Penso a Laura Garavaglia con “Europa in versi”, che parte dall’esperienza della Casa della Poesia di Como, o a Gian Mario Villalta con “Pordenone Legge”, che è diventato un punto di riferimento per la poesia e la letteratura in genere, ma anche a Michele Murino nel Cilento, che da anni ripropone i drammi dell’antica Grecia con “Velia Teatro”; e ancora a Maurizio Cucchi, che è presidente onorario del Centro Contemporaneo delle Arti (secondo presidente dopo il compianto Franco Loi), oltre che Presidente della Casa della Poesia di Milano.

Inoltre, va riconosciuto il lavoro “empatico” che tanti Maestri portano avanti nelle televisioni nazionali (Cartolano, de Giovanni, Iannicelli, Arminio), sulle riviste (Ladolfi, Rondoni, Barra), sui giornali (Rossani, Guzzanti), o nelle Università e Accademie in Italia e all’estero; nelle Scuole di ogni ordine e grado (Mariani, Schiralli, Mari, Pontani: psicologi che hanno creato nel 2021 “Le Scuole dell’Empatia”), persino nelle strade da parte dei membri di diverse associazioni culturali ben organizzate, che hanno aderito con un’appassionata e incessante pro- mozione culturale.

Prezioso è stato anche il lavoro della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Salerno e Avellino, che ha riconosciuto “La Scuola Empatica” come la Terza Scuola di pensiero sorta storicamente sul territorio dopo le due rinomate “Scuola Eleatica” e “Scuola Medica Salernitana”, determinando così la nascita di un ulteriore Macro Triangolo Culturale.

La stessa dirigente, Raffaella Bonaudo, è diventata uno dei Maestri Empatici, così come il Senatore Franco Castiello, il Presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri, e il Presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni Giuseppe Coccorullo.

Si sono rafforzate, così, le fondamenta socio-politiche della “Piramide culturale del Cilento” tra i “paesi che la costituiscono” e che non sono disposti verticalmente secondo un ordine gerarchico di importanza, ma rappresentano i punti di una “rete” che unisce e dà voce a emozioni e sentimenti, intensi e genuini, condivisi attraverso le Arti, nel rifiuto dell’individualismo, dell’esclusione sociale e della competizione negativa. Il movimento empatico si sostanzia di un approccio interdisciplinare che si oppone alla specializzazione in campo artistico. L’interdisciplinarità è necessaria per meglio cogliere la complessità moderna e la frammentaria visione del “vero”, indagato da più punti di vista nella consapevolezza dell’importanza di valorizzare la tradizione mentre si apporta innovazione.

A partire dal 2020 un flusso empatico sta portando una ventata di freschezza che appare travolgente e, voglio sperarlo, inarrestabile finché gli uomini respireranno e occhi potranno vedere…

Da: L’Empatismo, Armando Curcio Editore, 2025

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