
OSLO – In un tempo in cui la verità è spesso manipolata, la giustizia svuotata e la democrazia messa in discussione anche dove sembrava inattaccabile, il Premio Nobel per la Pace torna a indicare con fermezza la rotta della coscienza. Il riconoscimento di quest’anno è stato assegnato a María Corina Machado, politica e attivista venezuelana, simbolo globale di resistenza civile non violenta, paladina della libertà e della dignità umana in uno dei contesti più oscuri dell’America Latina contemporanea.“Una donna che tiene accesa la fiamma della democrazia tra crescente oscurità”,ha dichiarato il presidente del Comitato per il Nobel, Jørgen Watne Frydnes, annunciando il premio da Oslo.
Un volto, una storia, una nazione
Nata a Caracas nel 1967, María Corina Machado avrebbe potuto vivere una vita sicura, appartata, lontana dal rumore della politica. Ingegnere industriale di formazione, figlia di una famiglia dell’élite economica venezuelana, ha invece scelto di sacrificare il privilegio in nome della responsabilità civile.Nel 2010 fonda Vente Venezuela, partito liberale e democratico, con una visione chiara: costruire un’alternativa culturale e politica al chavismo e al progressivo autoritarismo instaurato da Hugo Chávez e poi da Nicolás Maduro. Nel 2011 viene eletta deputata dell’Assemblea Nazionale, ma nel 2014 è arbitrariamente destituita per aver denunciato apertamente le violazioni dei diritti umani all’interno del Paese.Da allora, Machado è diventata una figura di riferimento per milioni di venezuelani. Nel 2023 stravince le primarie dell’opposizione per le presidenziali del 2024, ma il regime la esclude dalla corsa con un provvedimento che la dichiara ineleggibile. È in questo periodo che la sua figura si trasforma da politica a simbolo: vive in clandestinità, perseguitata, ma non lascia mai il Paese.“Quando gli autoritari prendono il potere, è fondamentale riconoscere i coraggiosi difensori della libertà che si alzano e resistono”,ha ricordato il Comitato per il Nobel.
Un Nobel alla resistenza civile
Machado non ha mai usato armi, né incitato alla violenza. La sua è stata una resistenza pacifica, radicale, incrollabile, condotta a viso aperto anche quando questo significava esporsi al rischio estremo. Nessuna retorica, nessuna ambiguità. Ha denunciato senza esitazione il carattere repressivo del regime, la fame, l’emigrazione di massa, l’annichilimento dello Stato di diritto.Già insignita nel 2024 del Premio Sacharov per la libertà di pensiero dal Parlamento Europeo, Machado ha proseguito la sua lotta con coerenza rara nella politica contemporanea. Il Nobel per la Pace arriva oggi come riconoscimento etico e culturale, non solo politico. È un premio che non celebra solo un’attivista, ma un principio: quello della dignità umana come fondamento della pace.
Non un premio “contro”, ma per il Venezuela che resiste
Il Nobel assegnato a María Corina Machado non è un gesto di ostilità verso il Venezuela. Al contrario: è un tributo al Venezuela che non si arrende, a quel Paese silenzioso che, nonostante la repressione, continua a credere nella democrazia, nella partecipazione, nella libertà. È un premio che costringe il mondo a guardare dove troppo a lungo ha distolto lo sguardo.Questo Nobel non è “partigiano”: è politico nel senso più nobile del termine. Non sostiene un partito, ma un’idea universale. In un’epoca di neutralità ipocrita e indifferenza di comodo, riconoscere la lotta di María Corina Machado è un atto di giustizia morale.
Una donna contro il machismo del potere
Il valore di questo riconoscimento è amplificato dal fatto che María Corina Machado è una donna, e che la sua battaglia si svolge all’interno di una cultura politica dominata dal maschilismo, da logiche militari e dalla brutalità dell’apparato repressivo.Machado non ha mai cercato protezioni forti o scorciatoie geopolitiche. Ha parlato al suo popolo da pari, costruendo una leadership femminile autonoma, radicale, priva di compromessi, che oggi viene finalmente riconosciuta come esempio per il mondo intero.
Un Nobel che allarga il significato di pace
Il premio a Machado contribuisce a ridefinire il concetto stesso di pace. Non è soltanto assenza di guerra o cessazione del conflitto armato. È presenza di giustizia, pluralismo, libertà reale, non solo formale.In Venezuela oggi non c’è una guerra civile, ma nemmeno una pace autentica. Finché i cittadini saranno privati del diritto di scegliere, costretti all’esilio o alla fame, nessuna riconciliazione sarà possibile. Il Nobel a Machado è un appello a costruire una pace che abbia al centro i diritti umani, la trasparenza, il rispetto della volontà popolare.
Cultura, dignità e memoria: il significato globale
Il valore culturale di questo Nobel va oltre i confini del Venezuela. Lancia un messaggio chiaro: la democrazia non è una concessione occidentale, ma un diritto umano universale. Nessuna nazione è “naturalmente” autoritaria. Ogni popolo, se ascoltato e rispettato, può scegliere la libertà.Machado ha saputo unire linguaggio liberale, consapevolezza storica e visione futura. Il suo è un messaggio per le nuove generazioni: la politica può ancora essere una forma alta di servizio, non solo gestione del potere. La sua figura dimostra che anche nei contesti più repressivi si può costruire cultura politica, memoria e dignità.
La voce che rompe il silenzio
Il Premio Nobel per la Pace 2025 a María Corina Machado è un premio che scuote, che impone domande, che restituisce senso alla parola “coraggio”. Non premia una carriera, ma una battaglia; non un risultato, ma un percorso; non una vittoria, ma una coerenza morale che ha superato ogni minaccia.“La pace non è l’assenza di conflitto, ma la presenza della giustizia”, diceva Martin Luther King.María Corina Machado ne è oggi la più viva dimostrazione.
Un Nobel alla verità. Un Nobel alla speranza. Un Nobel alla donna che ha scelto di non piegarsi, per il bene di un’intera nazione.
Il silenzio, a volte, è l’arma dei regimi. La parola, invece, è l’arma della libertà. E oggi, grazie a María Corina Machado, quella parola ha conquistato il mondo.







