
Il presidente dell’Argentina Javier Milei e stato da due anni posto di fronte a critiche dalla stampa nazionale italiana.
È stato eletto promettendo una politica economica che avrebbe imposto sacrifici ma che avrebbe portato l’Argentina vicino al periodo glorioso in cui il paese era fra i dieci paesi più ricchi, così come era circa cento anni fa quando accoglieva in massa emigranti dall’Europa.
In realtà l’Argentina, che ha una superficie molto più grande della nostra, ha risorse da agricoltura, pesca, allevamento e da giacimenti minerari enormi.
Che cosa ha ereditato dal governo precedente?
“Bastano pochi dati per descrivere la situazione che il governo peronista di Albero Fernandez consegnò a Milei nel dicembre 2023: una economia in recessione con un tasso di inflazione del 20% al mese (il 2023 si è chiuso con un aumento dei prezzi del 210% su base annua), una moneta nei fatti svalutata del 50% ma tenuta artificialmente alta con un cambio ufficiale di 350 pesos per 1 dollaro, mentre nel mercato parallelo occorrevano fra 900 e 1000 pesos, un deficit pubblico al 2,7% a fronte di una crescita del PIL negativa, le riserve della Banca centrale al minimo storico e una emissione di moneta circolante fuori controllo. ” Dati Ispi.
La vittoria elettorale era una vittoria zoppa. Infatti in Parlamento il suo partito neonato aveva uno sparuto numero di parlamentari.
Si è appoggiato in parte a quelli eletti che fanno riferimento al partito Pro di Mauricio Macri, con alcuni ministri di questo partito che fanno parte del nuovo governo.
È stato costretto a governare sino ad ora a suon di decreti per quanto le leggi del paese gli consentissero.
È riuscito a suon di tagli alla spesa pubblica a riportare il bilancio in pareggio. Questa scelta ha riportato l’inflazione al 2,5 per cento su base mensile e al 35 su base annuale. In altre parole se prima i negozi aumentavano i prezzi ogni due settimane oggi lo fanno ogni tre mesi.
Queste due azioni gli hanno riaperto le porte da parte di tutti gli organismi internazionali. Inoltre hanno contribuito a tenere alto il consenso nel paese.
Il suo partito ha “perso” le elezioni di settembre, elezioni locali nella provincia di Buenos Aires, dove ha vinto il partito peronista. Ma si tratta di una provincia in cui da sempre i peronisti sono molto forti.
Nelle prossime elezioni di fine mese, che riguardano il parlamento nazionale, il suo partito è dato dai sondaggi al 40 per cento.
Il nostro paese gli ha aperto le porte per quanto riguarda la politica estera e la presenza di imprese italiane in Argentina a cominciare dall’Eni.
Inoltre l’Italia appoggia la richiesta di Milei di entrare nell’Ocse e nella NATO.
Per quanto si tratti di un paese geograficamente lontanissimo è l’unico paese in cui persone di origine italiana rappresentano la metà del paese. Inoltre il governo attuale e composto per metà da discendenti di emigranti italiani. Lo stesso Milei è di origine calabrese e ha anche passaporto italiano
Va tutto bene? No. Anche perché il peso, la valuta nazionale, è in crisi. Per il momento sono intervenuti gli Stati Uniti acquistando venti miliardi di pesos. Allo.scopo di mantenere il cambio.
Secondi l’Ispi Milei ha mantenuto gli aiuti alla classe povera, quella che non ha né stipendio né pensione. Ma gli aiuti non passano più attraverso sindacati e associazioni di categoria.
Attilio Runello





