
La Crisi di Governo e gli Scontri: Perché il Collettivo Giovanile Chiede le Dimissioni di Akhannouch
Il Marocco è attraversato da un’ondata di proteste senza precedenti, scatenate dalla tragedia dell’ospedale di Agadir e coordinate dal collettivo GenZ 212. La sesta notte consecutiva di mobilitazioni ha portato alla richiesta ufficiale delle dimissioni del governo di Aziz Akhannouch, mettendo a nudo la profonda crisi sanitaria marocchina e il malessere sociale.
Mentre cortei pacifici invadono le piazze di Rabat, Casablanca e Marrakech, il paese registra anche episodi di violenza estrema, come gli scontri di Lqliaâ con tre morti, dipingendo un quadro nazionale di forte tensione.
La Scintilla della Protesta – La Tragedia di Agadir
La miccia che ha infiammato il malcontento popolare è scoccata a metà settembre nell’ospedale pubblico di Agadir. La morte di otto donne incinte durante il parto cesareo ha rivelato al paese le carenze croniche del sistema sanitario pubblico.
Questo evento tragico ha fatto da catalizzatore per un malessere più ampio, che include anche la crisi dell’istruzione, trasformandosi in un movimento di protesta nazionale che ha trovato la sua cassa di risonanza nel collettivo GenZ 212.
Chi è il Collettivo GenZ 212?
GenZ 212 è un enigmatico collettivo di “giovani liberi”, senza affiliazioni politiche ufficiali, che conta ben 150.000 membri sulla sua piattaforma Discord. Il nome stesso, un chiaro riferimento al prefisso telefonico del Marocco (+212), ne sottolinea l’identità nazionale.
Il movimento si definisce uno “spazio di discussione” su temi cruciali come salute, istruzione e lotta alla corruzione, agendo per “amore per la patria e per il re” Mohammed VI. Prima di ogni mobilitazione, il collettivo ha esortato i partecipanti a “rispettare la natura pacifica” del movimento, distanziandosi pubblicamente da qualsiasi forma di violenza.
Le Due Facce della Protesta: Pacifica e Violenta
Le serate di protesta hanno mostrato due facce opposte della mobilitazione.
Cortei Pacifici: Manifestazioni ordinate hanno colorato le vie di Rabat (nel quartiere di Agdal). A Casablanca e Marrakech, decine di manifestanti hanno sfilato sventolando bandiere marocchine e scandendo slogan come “La gente vuole salute e istruzione” e “Vogliamo ospedali, non solo stadi”.
Episodi di Violenza: La notte tra mercoledì e giovedì ha visto gravi episodi di violenza. L’episodio più drammatico si è consumato nel villaggio di Lqliaâ, vicino ad Agadir, dove tre persone sono state uccise dai gendarmi. A Salé, individui incappucciati hanno dato fuoco a veicoli della polizia e a una filiale bancaria.
Un testimone ha dichiarato: “I giovani che ho visto vandalizzare non hanno nulla a che fare con i giovani di GenZ 212. Sono dei teppisti”.
Il Bilancio e la Risposta del Governo Akhannouch
Mercoledì scorso, un’onda di eventi ha travolto tutto – oltre 350 feriti, la maggior parte poliziotti, e un panorama che sembra un campo di battaglia: veicoli distrutti, e circa 80 edifici, sia pubblici che privati, ridotti a macerie.
La tensione? È come un filo teso, palpabile, che si respira in ogni angolo. E mentre il Primo Ministro Aziz Akhannouch, bersaglio di slogan che rimbombano come un eco incessante, cerca di rassicurare la folla – promettendo di “rispondere alle richieste sociali” e di essere “disponibile al dialogo” – il ministro della Salute non può fare a meno di ammettere che le riforme adottate sono insufficienti.
La protesta continua a ruggire, non è solo un insieme di parole vuote, ma un urlo di giustizia che vibra nell’aria, un richiamo a un cambiamento reale. In un Marocco dove le disuguaglianze pesano come un macigno, la gente non si ferma.
Non si tratta solo di richieste, ma di un desiderio ardente di fatti concreti – un bisogno di vedere il cambiamento tangibile. E così, la lotta continua, come un tamburo che batte incessantemente.
Per un’informazione completa
Consulta anche gli articoli pubblicati su:





