
Il magnate dell’agroindustria ceco Andrej Babiš, favorito nei sondaggi per le elezioni parlamentari di questo venerdì e sabato, punta a tornare al potere dopo quattro anni all’opposizione. La sua agenda politica combina euro-scetticismo, posizioni critiche sull’immigrazione e riluttanza a sostenere ulteriormente militarmente l’Ucraina. L’ex primo ministro, che si definisce apertamente “trumpista”, potrebbe avvicinare Praga alle posizioni filorusse del governo ungherese di Viktor Orbán, anche se la formazione di una coalizione governativa appare tutt’altro che semplice. “Sono un trumpista perché condivido il suo programma”, ha dichiarato Babiš, promettendo di “gestire lo Stato come un’azienda”. Secondo i sondaggi, il suo partito ANO potrebbe ottenere circa il 30% dei voti, garantendogli una vittoria pressoché certa alle elezioni di medio termine. Tuttavia, resta incerta la possibilità di trovare alleati di governo, e la futura politica estera della Repubblica Ceca potrebbe spostarsi verso posizioni più filorusse, simili a quelle di Ungheria e Slovacchia, con un approccio critico nei confronti dell’Ucraina.
Repubblica Ceca: un populista si prepara a tornare al potere
Durante la campagna elettorale, Babiš ha annunciato che, se tornasse al governo, non proseguirebbe nell’acquisto di munizioni sul mercato internazionale per sostenere la difesa ucraina. Al contempo, la sua alleanza con Orbán potrebbe rafforzare una linea eurocritica all’interno del Gruppo di Visegrad (V4), comprendente Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia. Pur confermando l’appartenenza del Paese alla NATO e all’UE, Babiš si oppone all’introduzione dell’euro. Nel luglio 2024, Babiš è stato tra i fondatori del gruppo “Patrioti per l’Europa” al Parlamento europeo, che riunisce partiti nazionalisti come Fidesz (Ungheria), RN (Francia), Vox (Spagna) e FPÖ (Austria). Nato nel 1954 a Bratislava, in Slovacchia, ha studiato e lavorato all’estero prima di fondare Agrofert, oggi il principale conglomerato agroindustriale della Repubblica Ceca. Nel 2011, dopo aver accumulato una fortuna di diversi miliardi di euro, ha fondato ANO (“Azione dei Cittadini Scontenti”), movimento civico nato per combattere la corruzione e l’establishment politico. Dal 2014 al 2017 è stato vice primo ministro e ministro delle Finanze, e dal 2017 al 2021 ha guidato il governo ceco. Nel 2023 si è candidato alla presidenza, ed è stato sconfitto dall’ex capo di stato maggiore Petr Pavel. La carriera politica di Babiš è stata segnata da scandali giudiziari. È indagato per presunta frode su fondi europei destinati alle piccole e medie imprese, con una sentenza attesa nei prossimi mesi. Nel 2024 ha riacquistato la piena proprietà di Agrofert, dopo averla trasferita in fondi fiduciari nel 2017 per diventare primo ministro, ma verifiche della Commissione europea hanno confermato che esercitava un’influenza diretta e indiretta sull’azienda durante il mandato. Recenti sentenze dei tribunali cechi hanno confermato il suo controllo su Agrofert. Non mancano poi le polemiche sul suo passato: i documenti della polizia politica cecoslovacca (StB) lo indicano come collaboratore sotto lo pseudonimo “Bures”. Babiš ha sempre negato, ma nel 2018 un tribunale slovacco ha stabilito l’indiscutibilità della sua collaborazione.
Foto – la Repubblica





