
Il futuro urbano dovrà affrontare la sfida cruciale della giustizia spaziale. Le città, oggi più che mai, sono lo specchio delle disuguaglianze: segregazione residenziale, gentrificazione, crisi abitativa, ghettizzazione digitale e marginalizzazione infrastrutturale ne sono solo alcuni sintomi.
Un’urbanistica anti-discriminatoria impone un cambio di paradigma: non si può progettare senza e contro le comunità. Servono pratiche inclusive, partecipative, radicate nei bisogni reali dei territori.
Il diritto alla città non è un privilegio per pochi, ma un diritto collettivo a spazi equi, accessibili, abitabili e vivi.
Gli assi di una giustizia spaziale
- ️ Co-progettazione urbana con le comunità marginalizzate
- ♀️ Mobilità equa e accessibile per tutti
- Redistribuzione degli spazi pubblici e dei servizi essenziali
- ️ Usi temporanei, urbanismo tattico e pratiche ibride
- Superamento del digital divide nei quartieri periferici
Strumenti per una città inclusiva
- ️ Mappatura partecipata: i cittadini raccontano i loro bisogni e le loro geografie invisibili
- Laboratori di quartiere: spazi dove si decide insieme
- ️ Urbanismo tattico: interventi rapidi e a basso costo per trasformare spazi dimenticati
- Diritto all’abitare: stop agli sfratti, rigenerazione senza espulsione, cohousing sociale
Esempi virtuosi e pratiche emergenti
- Medellín – Scale mobili e spazi pubblici nei quartieri marginali
- Berlino – Iniziative per l’housing cooperativo e anti-speculativo
- Napoli – Beni comuni urbani: ex-ospedali, scuole e parchi restituiti alla collettività
- San Paolo – Programmi di urbanismo partecipativo nelle favelas
Approfondimenti consigliati
- Right to the City Alliance
- ️ URBACT – Città inclusive e giuste
- Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà urbana
Conclusione
Una città giusta è una città che riconosce le sue disuguaglianze e le affronta con coraggio, creatività e partecipazione.
Il diritto alla città non è un ideale astratto: è una pratica quotidiana di democrazia urbana.





