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Nave rigassificatore a Taranto?

E’ impossibile ospitare la nave rigassificatore come previsto nella
proposta dell’atto di intesa del Ministro Urso.

Se mai ci fosse stato qualche dubbio, l’ ‘incidente avvenuto ieri a
Roma a causa del rovinoso incendio del distributore di gpl, dimostra Il rischio che incombe sulle zone dove incautamente si sono insediate attività suscettibili di grossi incendi quali scoppi, fughe di gas ed incendi.

Quanto accaduto ci rimanda al nostro contesto locale ove insistono impianti (raffineria Eni ed ex Ilva) rientranti nella ‘Direttiva Seveso’ (ci si riferisce alle zone di rischio indicate dall’Elaborato Tecnico RIR predisposto dal comune ai sensi del DM 9.5.2001 nel 2015 e che comunque andrebbe rivisto in base agli aggiornamenti dei Piani di Emergenza Esterno (PEE) delle due industrie interessate).

Particolarmente vulnerabili sono la zona di Punta Rondinella ed
arterie stradali come le SS 7 e SS 106 o ferroviarie tratta TA – BA / Reggio Calabria.

A rischio sono anche specchi di mare come individuati dal PEE della raffineria ENI (pontile e campo boe) e dal Rapporto integrato di sicurezza portuale predisposto dall’Autorità portuale ai sensi del decreto 293/2001.
Non esente da rischi è anche l’area del molo polisettoriale in
rapporto alla tipologia di merci e container movimentati.

Taranto non puo’ sopportare attività che alimentino ulteriormente il rischio di incidente rilevante e la possibilità di effetto domino.

L’eventuale presenza della nave rigassificatore sarebbe tra l’altro anche da ingombro, oltre che di rischio, per le attività portuali.

Per questo, a nostro parere sarebbe meglio optare per il trasporto del metano necessario per forni elettrici e produzione del Dri tramite condotta.

Gianni Liviano

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