
Roma – Alvaro Vitali se n’è andato in silenzio, come spesso accade a chi ha fatto ridere una vita intera. Un uomo che ha attraversato decenni di cinema popolare, ha fatto ridere grandi e piccoli, ha incarnato un’Italia semplice e genuina, ma che all’ultimo si è trovato solo. E quella solitudine, oggi, fa male. Più della morte stessa.
Il suo funerale, a Roma, è stato un momento intimo, raccolto, forse troppo. C’era la famiglia, c’erano pochi amici veri, e un solo collega del mondo dello spettacolo: Carlo Verdone. Il resto? Tanti messaggi social, foto d’epoca, ricordi commossi – tutti belli, ma da lontano. Nessuno sul posto. E la domanda, scomoda ma inevitabile, è arrivata subito: dov’erano tutti gli altri?
Il suo funerale, a Roma, è stato un momento intimo, raccolto, forse troppo. C’era la famiglia, c’erano pochi amici veri, e un solo collega del mondo dello spettacolo: Carlo Verdone. Il resto? Tanti messaggi social, foto d’epoca, ricordi commossi – tutti belli, ma da lontano. Nessuno sul posto. E la domanda, scomoda ma inevitabile, è arrivata subito: dov’erano tutti gli altri?
Un uomo che ha dato tanto, e chiesto poco
Alvaro Vitali non è stato solo “Pierino”. È stato una maschera, un simbolo, un pezzo di storia di quella commedia italiana che, tra gli anni ’70 e ’80, riempiva i cinema e le serate delle famiglie. Aveva uno stile diretto, popolare, spesso criticato ma amatissimo dal pubblico.
Eppure, quando le luci si sono spente, nessuno ha davvero acceso una torcia per lui. Negli ultimi tempi si era fatto più raro, più discreto. I problemi di salute si erano fatti sentire. Ma dentro di sé, aveva ancora voglia di raccontare, di tornare a lavorare, magari anche solo per un cameo, per una scena, per sentirsi ancora parte di quel mondo che lo aveva visto nascere attore.
Lino Banfi e un ultimo “non mi abbandonare”
C’era una persona che Alvaro avrebbe voluto rivedere prima della fine: Lino Banfi. Il suo compagno di tante avventure sul grande schermo. In un video registrato poco prima che la malattia lo spegnesse, si sente Alvaro dire con un filo di voce:“Lino, non mi abbandonare.”
Parole semplici, ma potentissime. Una richiesta d’aiuto, d’affetto, forse anche un tentativo di aggrapparsi a un pezzo di passato che gli mancava terribilmente.
Banfi, commosso, ha risposto pubblicamente dopo la morte dell’amico:“Quelle parole mi hanno fatto male. Voleva fare qualcosa insieme, magari un film sui nonni. Ma io ero impegnato sul set. E oggi… mi pesa non aver trovato il tempo.”
Un funerale troppo silenzioso per chi ha fatto ridere tutti
C’è qualcosa che non torna. Come può un uomo così conosciuto, che ha fatto parte della cultura pop italiana per quasi cinquant’anni, non avere accanto nessuno dei suoi colleghi nel momento più delicato?
Non serve l’ipocrisia dei grandi discorsi. Bastava una presenza. Una stretta di mano ai figli. Un fiore.
E invece no. Nessuna folla, nessuna troupe, nessuna delegazione. Solo silenzio.
Più che una polemica, una lezione amara
Non si tratta solo di attaccare qualcuno. Il punto è più profondo. È il segnale di un sistema che dimentica in fretta, che celebra quando serve ma scompare quando sarebbe più importante esserci. È il prezzo, forse, di aver fatto un tipo di cinema che non finiva nei festival, ma entrava nelle case.
E allora viene da chiedersi: conta più il prestigio o l’impatto sulla gente?
Perché se vale ancora qualcosa far ridere, far stare bene, far compagnia a chi è solo, allora Alvaro Vitali dovrebbe avere un posto in prima fila nei nostri ricordi. E invece è stato lasciato in fondo, da solo, con i suoi affetti più intimi, senza quella comunità artistica che in teoria avrebbe dovuto essere la sua seconda famiglia.
Un uomo vero, fino all’ultimo
La famiglia ha deciso di rispettare le sue volontà: verrà cremato, come lui aveva chiesto. Un gesto sobrio, discreto, come discreto è stato lui negli ultimi anni. Forse sapeva che sarebbe stato così. Forse aveva già capito che il suo tempo – almeno per il mondo del cinema – era finito. Ma nel cuore della gente, quella risata, quel volto buffo e dolce, non se ne andranno così facilmente.
E magari la prossima volta, prima di scrivere un post di addio sui social, potremmo tutti ricordarci che un messaggio pubblico non vale quanto una presenza vera. Magari silenziosa, ma vera.