
Nelle torride giornate estive le categorie del ns calcio professionistico e dilettantistico si trovano quasi sempre, e con una cadenza sistemica, a confrontarsi con bilanci e dati da approvare, fideiussioni da predisporre ed altre componenti legali e giuridiche da presentare per definire le iscrizioni ai vari campionati di appartenenza. Ma spesso non tutto di allinea nella direzione giusta e conseguentemente si deraglia dalla strada obbliata. Vengono a galla stipendi non pagati in tempo, tasse non pagate pregresse situazioni di instabilità finanziaria, carenze di liquidità, mancanza di imprenditori disposti a ricapitalizzare. A farne le spese un po tutti: dai tesserati, ai tifosi delusi e soprattutto il passato calcistico di piazze di gloriose e mai dimenticate tradizioni calcistiche.
Un dato per inquadrare la situazione: dal 2000 sono fallite 290 società’, ma, fatto ancora più allarmante, è che quasi 83% e” rappresentato dalle squadre che militano in Serie C. Eppure la nostra serie C per numerosità di squadre, per distribuzione delle stesse su tutto il territorio nazionale, per bacino di utenza, dovrebbe rappresentare una base forte e granitica su cui costruire tutto l’ asset calcistico e proprio per queste considerazioni e’ lecito chiedere massima attenzione alle strutture federali nazionali.
La massima attenzione non può che essere assicurata con contributi ad hoc, con decisioni preventive , con centri di ascolto e di soluzione più vicine ai territori, al fine di scongiurare le spiacevoli sorprese di questo periodo.
Insomma, prevenire …… piu” che “ tagliare”
Paolo Adiletta