Principale Arte, Cultura & Società Premio “Ciò che Caino non sa”: la cultura contro la violenza

Premio “Ciò che Caino non sa”: la cultura contro la violenza

Premio “Ciò che Caino non sa”: la cultura contro la violenza

A Foggia, nella suggestiva Sala del Tribunale di Palazzo Dogana conclusa con successo la VI edizione 2025 del Premio Ciò che Caino non sa

Per stimolare un cambiamento culturale capace di abbattere il muro del silenzio sulla violenza di genere sui minori

L’esito confortante della VI edizione

Conclusa con successo la VI edizione 2025 del Premio di Letteratura e di Arti visive Ciò che Caino non sa che affronta la violenza di genere e sui minori. La cerimonia di consuntivo e di premiazione dei vincitori si è svolta nella suggestiva cornice della Sala del Tribunale di Palazzo Dogana, a Foggia, alla presenza di un pubblico attento e di numerosi concorrenti premiati giunti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Per la prima volta, quest’anno, Ciò che Caino non sa si è svolto sotto l’egida dell’Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche di Bari, dopo essere nato come iniziativa promossa dall’Associazione “L’Oceano nell’anima”.

Condotta con assoluta e spigliata padronanza da Maria Teresa Infante La Marca – componente del Senato Accademico, fondatrice e presidente della manifestazione – l’appuntamento ha offerto momenti di grande intensità con interventi di studiosi che hanno scandagliato i diversi aspetti del variegato panorama delle violenze di genere e sui minori.

Perché Ciò che Caino non sa

Il Premio Ciò che Caino non sa nasce con l’intento di sensibilizzare e promuovere una considerazione profonda su temi di drammatica attualità quali la violenza di genere e sui minori. Il Premio intende affidare alla forza evocativa dell’arte, coniugata in tutte le sue espressioni, la denuncia di sofferenze e ingiustizie troppo spesso ignorate o sottovalutate, offrendosi come occasione di riflessione e faro di speranza e cambiamento.

La scelta di intitolare il Premio Ciò che Caino non sa rimanda all’idea biblica del fratricidio e alla cecità emotiva che spesso alimenta l’odio e la sopraffazione. Caino, che uccide il proprio fratello, simboleggia quella disconnessione dalla propria umanità che consente atti di sopraffazione: un’ignoranza che il Premio si propone di smantellare, cercando di suscitare empatia e consapevolezza in un pubblico sempre più ampio.

 La forza dirompente dell’arte

Le arti visive, la poesia e la scrittura in tutte le sue forme sono i mezzi scelti per raccontare e denunciare queste atrocità, facendo appello a sentimenti forti come la rabbia, l’indignazione, la tristezza e il dolore, ma anche schiudendo uno spiraglio per la speranza e la riflessione. Il segno artistico e letterario diventa mezzo di comunicazione, di conoscenza, occasione di lotta per raggiungere un cambiamento e tutelare la vita.

Tutte le opere sottoposte alla valutazione della Commissione giudicatrice hanno evidenziato la gravità di tali crimini, ponendosi come testimonianza delle sofferenze subite, ma anche come atto di coraggio, di ribellione e di denuncia.

Il ruolo dei giovani

In questo processo virtuoso di conoscenza, comunicazione e consapevolezza dell’odioso fenomeno della violenza di genere e sui minori, un ruolo decisivo possono svolgere i giovani. A loro il Premio dedica uno spazio significativo affinché, puntando sul coinvolgimento diretto nella realizzazione di opere artistiche, maturino una coscienza civile capace di scongiurare il perpetuarsi nel tempo.

Tenendo presente questa necessità, il Premio Ciò che Caino non sa non si limita a gratificare le opere più significative, ma si estende anche a progetti educativi destinati agli studenti, con l’intento di stimolarli ad esprimere il proprio dissenso verso l’ingiustizia. L’iniziativa si qualifica, quindi, come un’opportunità di approfondimento e di crescita per i giovani, incoraggiandoli a non rimanere indifferenti al cospetto delle efferatezze che li circondano.

L’importanza delle testimonianze

La cerimonia non è vissuta soltanto sulle pur attese premiazioni. Di grande interesse e intensità emotiva sono risultate le testimonianze e le considerazioni di studiosi e/o addetti ai lavori che hanno arricchito la circostanza conferendole quasi la dignità di “convegno” sul tema della violenza di genere e sui minori.

Renato Ongania, Presidente di WikiPoesia, Ambasciatore dell’Institute of Economics anda Peace, attivista culturale e saggista, nel suo intervento “Verso una pace positiva”, ha invitato a ricucire i legami spezzati tra “Caino e Abele” attraverso la memoria condivisa, la responsabilità personale e l’educazione.

Serenella Siriaco, già magistrato presso il Tribunale e la Corte d’Appello di Milano, Roma, Napoli, e Claudio Lecci, già Dirigente superiore della Polizia di Stato, consulente artistico letterario della Rai, Presidente della Fondazione “Angelo e Pasquale Soccio”, hanno relazionato con testimonianze derivate dal loro impegno sul campo. Entrambi, esponendo situazioni specifiche vissute in prima persona, hanno affrontato aspetti giuridici ma, soprattutto, hanno sollecitato una lettura degli eventi dal punto di vista umano.

Stefano Pesce, vice presidente di Penelope Puglia ha presentato le finalità dell’Associazione che opera a livello Nazionale, presieduta dall’avvocato Nicodemo Gentile e ne ha espresso le modalità di intervento per quanto riguarda soprattutto le persone scomparse, compreso il sostegno psicologico alle famiglie che si trovano ad affrontare tale tragedia.

Antonietta Colasanto, Presidente FIDAPA BPW ITALY, Foggia Capitanata, distretto sud-est, già Consigliera di Parità della Provincia di Foggia, “vicina” al Premio fin dagli inizi, ha affrontato il fenomeno della violenza di genere e sui minori dalla sua ottica di avvocato.

I suoni e le immagini

Le premiazioni sono state intervallate dalla proiezione di trailer dedicati ad avvenimenti o situazioni presenti sul pianeta – sempre relativamente al tema del Premio – o a donne che si sono battute per il riconoscimento dei diritti civili o sono stati esse stesse vittime di violenza o negazione di tali diritti.

Non sono mancati intermezzi musicali curati da Bruno Caravella, poeta, cantastorie e virtual writer sempre attento agli avvenimenti del territorio che, con l’ausilio della sua chitarra, ha proposto brani in sintonia con il contenuto della manifestazione.

Un cambiamento culturale

Va ricordato, ancora, che nomine di Accademico ad Honorem sono state assegnate a Claudio Lecci e Renato Ongania.

Lo svolgimento del Premio, e lo svilupparsi dell’intera cerimonia, hanno ribadito la necessità che questi temi continuino ad essere sottoposti all’attenzione dell’opinione pubblica. Un Premio quale Ciò che Caino non sa risulta essere uno strumento efficace e indispensabile per diffondere conoscenza e far maturare consapevolezza. Non si tratta di un processo facile e sempre affrontato con la dovuta decisione, ma l’arma dell’occasione culturale rimane incisiva e di grande effetto. Il fine è di stimolare un cambiamento culturale capace di abbattere il muro del silenzio che troppo spesso avvolge questi temi, favorendo un vero e proprio salto di consapevolezza all’interno della società per scuotere le coscienze.

La Commissione, pilastro straordinario della VI edizione 2025, presieduta da Massimo Massa pro-rettore dell’Accademia, è composta, per le sez. letterarie, da Nunzia Binetti, Laura Pavia, Mauro Montacchiesi, Duilio Paiano, Vinicio Salvatore Di Crescenzo, Marco Luppi, Gilberto Vergoni, Bruno M. Daga, Maurizio Ganzaroli; per le Arti visive da Nestore Del Boccio, Dino Bilancia, Stefano Pesce, Gianfranco Terzo, Viki Ders, Michele Fini. 

Duilio Paiano 

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