
L’Arte dei Ceramisti Mediterranei è databile con lo stile e i codici di raffigurazione
I reperti storici dell’Area Mediterranea ci consentono un viaggio nella nostra identità, in quanto incredibilmente conserviamo ancora, nelle nostre percezioni, usi e costumi, di quel tempo non poi così remoto. Affreschi, ceramiche e statuine che richiamano al valore della fertilità e della maternità.

fessura indicante femminilità e culto della
fertilità (Heraklion Museum) 3000-4000 a.C. e statuine in terracotta di donne dai grandi seni 1700-1400 a.C.
L’ arte minoica, non greca, sviluppatasi a Creta aveva prodotto ceramiche che testimoniano ricchezza di colori e felicità decorativa . Nella Grecia continentale i ceramisti propongono i primi manufatti dallo stile geometrico.
Tazze e larghe ciotole (crateri), utilizzate tra l’altro per mescolare acqua e vino secondo l’uso greco; orci (anfore con due anse variamente posizionate) per conservare vivande e vasi per l’acqua (hydrai) con manici per mescerla, così come forme di dimensioni più ridotte e con funzioni specifiche: brocche con una imboccatura stretta per l’olio.
Le ceramiche apulo lucane rappresentano un enorme patrimonio culturale e artistico che ancora oggi dopo oltre duemila anni ci parla con il linguaggio delle immagini.
La crisi della produzione di vasi ad Atene sia per la peste che per la trentennale guerra del Peloponneso portò all’emigrazione di ceramisti che approfittando della fondazione della Colonia di Turi cominciarono un’attività produttiva di vasi “protoitalioti” nell’arco del Golfo di Taranto 440 a.C. e successivamente nel nord barese.
Nasce qui una nuova tecnica a figure rosse, i risultati sono immediatamente apprezzabili. Il pennello consente all’ artista una più ampia gamma di linee che possono variare nello spessore e nell’intensità cromatica, rialzate sulla superficie del vaso per catturare la luce riflessa e che sono frequentemente usate per delineare le figure che appaiono in nero e rosso. I custodi degli Inferi sono rappresentati dal Pittore del Sakkos bianco, Persefone rapita dal dio potrà tornare dalla madre Demetra (dea dei cereali) uscendo dal buio e risalendo alla luce solo a primavera, come metafora del seme che germoglia.
Persefone ed Ade siedono su una kline con cuscini riccamente decorati. Persefone regge con la mano destra una fiaccola a quattro bracci con infula pendente e poggia la mano sinistra sulla kline . E’ ornata con gemme fra i capelli , orecchini , un doppio filo di perle e un bracciale. Ade ha la barba veste un lungo chitone con ricami floreali sul petto , poggia il braccio destro sulla gamba e il sinistro sul cuscino . Fra i capelli ricci e fluenti una stephane a perle mentre alle sue gambe è poggiato lo scettro in bianco sormontato da un’ aquila che si libra in volo.

In alto a sinistra Megara tra i due figli In basso è rappresentata Ecate che regge due fiaccole e le tre sorelle Danaidi , la prima seduta su un’hidria trattiene un ventaglio bianco, la seconda sostiene una cista con coperchio sollevato , la terza siede direttamente sul terreno reggendo un alabastron sovraddipinto A destra dal naiskos Ermes seduto su un terreno poggiando la mano sul ginocchio a gambe incrociate , regge un oinochoe e indossa calzari alati. In basso Orfeo tiene nella mano destra il plettro e regge con il braccio sinistro una cetra a otto corde da cui pende una fascia.
Cratere a mascheroni Collezione Rizzon Museo Ridola Matera in dettaglio