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Back to Green

Fotografia realistica di un caseggiato rurale sostenibile immerso nella natura, simbolo del ritorno alla terra e alla semplicità.
Abitazione eco-sostenibile immersa nella campagna

Il ritorno alla terra unisce Nord e Sud, un viaggio fatto di scelte intime, coraggio e nuove visioni.

Sempre più giovani — colti, sensibili, in cerca di senso — abbandonano certezze urbane per tornare alla terra o al mare.
Non è fuga, è una scelta, spesso controcorrente, verso una vita green che profuma di libertà.

Scelte che suonano romantiche, ma che spesso si scontrano con realtà dure.
La fatica non è solo fisica, è anche sociale, burocratica, relazionale.

C’è chi compra ruderi per pochi euro e li trasforma in case essenziali, vivibili, fuori dai circuiti classici.
Chi semina, raccoglie, conserva.
Chi pesca con barche piccole, senza motori.
Chi vive con poco, e lo rivendica.

Ma dietro ogni gesto c’è una domanda implicita:
È una ribellione o una fuga?
È una rinascita o una moda?

La verità, come sempre, sta nel mezzo.
Non tutti ce la fanno.
Alcuni tornano sui propri passi, delusi, stanchi, isolati.
Altri resistono. E trasformano quel poco in un manifesto.

Il ritorno alla terra e al mare non è un ideale da incorniciare, ma un terreno vero. Sporco, instabile, lento.
È un atto politico. O forse esistenziale.
Una forma di disobbedienza gentile al sistema che impone velocità, visibilità, successo immediato.

Chi vive tra zolle e onde non è un eroe.
Ma è una persona che ha deciso di ricominciare dal fondo.
E il fondo, a volte, è l’unico punto fermo per risalire.

Tra pietra viva, case spoglie e mani occupate a coltivare o a pescare, non c’è solo poesia.
C’è una critica silenziosa a un modello che ha promesso tutto, ma ha svuotato molto.
E allora forse non è il Sud che cambia — è lo sguardo di chi lo abita che si fa più consapevole.

Interno luminoso di un’abitazione rurale ristrutturata in stile sostenibile, con arredi semplici e materiali naturali.
Vivere green è anche una scelta di stile

E se fosse l’inizio di qualcosa?

Secondo il sociologo Franco Cassano, autore del Pensiero meridiano,
“Il Sud ha una lezione da dare, non rincorrere l’efficienza cieca, ma coltivare un rapporto diverso col tempo, con la vita, con l’altro.”

Scelte come queste — apparentemente marginali — sono invece spie di un cambiamento più grande.
Zygmunt Bauman parlava di “modernità liquida”, dove ogni legame si allenta e ogni radice si dissolve.
Ma qui, chi torna alla terra o al mare, tenta di rimettere radici proprio dove il mondo globale le ha sradicate.

Lo studioso della decrescita Serge Latouche, invece, suggerisce una via concreta,
“Non si tratta di tornare indietro, ma di andare avanti in un altro modo.”
Un modo in cui abitare, lavorare e nutrirsi tornano ad avere un significato profondo, condiviso, coerente.

E secondo la filosofa Laura Boella,
“Oggi più che mai serve un’etica dell’essenziale, una responsabilità verso la realtà e verso la terra.”

Chi parla con la terra e col mare non lo fa per nostalgia.
Lo fa per trovare una voce.
Una casa vera.
Una comunità viva.
Un futuro che non sia solo progresso, ma presenza.

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