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La Xylella è un problema? O il problema è come affrontare il problema?

xilella

La Regione Puglia ha ufficialmente istituito l’area delimitata per “Xylella fastidiosa sottospecie pauca – Minervino Murge”, in applicazione dell’art. 4, comma 2, lettera a) del Regolamento (UE) 2020/1201. Il documento, dichiarato immediatamente esecutivo, prevede la presenza di un focolaio puntiforme, individuato in agro di Minervino Murge (BAT), con la definizione di una zona infetta del raggio di 50 metri attorno alla pianta risultata positiva, circondata da una zona cuscinetto estesa per 2,5 chilometri. Tale delimitazione ha lo scopo di attivare tempestivamente le misure di eradicazione e contenimento previste dal piano fitosanitario regionale. I riferimenti catastali e la cartografia ufficiale dell’area sono stati pubblicati sui portali istituzionali della Regione Puglia e del sito dedicato all’emergenza Xylella, dove è possibile verificare puntualmente la posizione delle particelle coinvolte.

Ebbene, già con Delibera Dirigenziale N. 00188 del 12/12/2024 del Registro delle Determinazioni della AOO 181 la Regione aveva disposto un “esproprio di fatto” di piante ed aree interessate dal batterio, da bonificare con l’eliminazione della pianta e di tutte le altre piante nel raggio di 50mt dall’oggetto interessato, determinando anche i tempi e le modalità in cui realizzare il trattamento. Ove ciò non fosse avvenuto, si sarebbe provveduto di autorità.

Peccato, però, che tutte le Delibere che riguardano la Xylella siano state pubblicate sul bollettino regionale e affisse presso gli Albi Pretori dei comuni interessati, dove – come tutti sanno – noi andiamo giornalmente a controllare se vi è una comunicazione che ci riguardi!!!

Vogliamo dire che se la Pubblica Amministrazione intende fare qualcosa a casa nostra, non può pensare di “cavarsela” con una comunicazione per “pubblici proclami”, ma deve avere almeno il buon gusto di avvisarci con una comunicazione chiara e diretta, essendo l’affissione un modo eccezionale di comunicazione e solo residuale rispetto a quello personale.

Di fatto, molti proprietari di aeree del nord barese e della BAT stanno subendo l’intimazione alla distruzione di piante ed arbusti o la distruzione da parte della pubblica amministrazione, senza sapere se e quando sia stata individuata la o le piante da sradicare; attenzione, si parla di esradicazione e non abbattimento: dove vanno a finire queste piante? Vengono distrutte? E come? E dove? Vengono triturate e non bruciate? Sarebbe un bell’errore!

Sembra molto strano che non si siano seguite le tradizionali attività di defrondazione e irrorazione di piretro, eseguite per decenni e (forse) secoli: non è un caso che in Puglia ci sia il più alto numero di ulivi millenari, molti come beni UNESCO e oggi la Regione decide di sradicarli senza trovare una diversa soluzione scientifica.

Ebbene, questa attività amministrativa – oltre a piegare l’ulivicoltura – impedisce la crescita del turismo arboreo, tipico dei Paesi di lingua anglosassone, che vede nell’adozione di alberi secolari la volontà di trasmetterne il patrimonio alle future generazioni.

I dubbi paiono essere più che legittimi, se la letteratura scientifica (in massima parte)  non concorda con la soluzione radicale adottata dalla Regione Puglia, anche perché il batterio era ed è conosciuto da tempo, né la situazione è apparsa mai così compromessa. A meno che…

A meno che non siano altri i motivi che “spingono” a estirpare gli arborei , di cui non conosciamo i fini; sembra un po’ di rivedere la pandemia “COVID 19, quando era vietato effettuare le autopsie, mentre tutti sappiamo che l’accertamento del decesso era ed è funzionale a capirne la causa!

In tutto ciò, i proprietari dei terreni e chi li utilizza per lavoro vedono calpestati i loro diritti costituzionalmente garantiti: la proprietà, il lavoro, l’indennità/ristoro e la conoscenza delle limitazioni loro imposte.

Non è dato capire quali metodologie la Regione abbia utilizzato per individuare le piante contaminate, a meno che gli operatori non siano entrati furtivamente nei terreni ed abbiano prelevato campioni, poi analizzati; in questo caso, potremmo pensare a più di un reato commesso.

Se, invece, si volesse dare credito alla favola delle aereofotogrammetria, dovremmo ritenere che gli “esperti” abbiano individuato le piante infette con tempi di analisi dei reperti immediati e senza necessità di analisi solo guardandoli dall’alto. E, in ogni caso, è mancato il contraddittorio e la presenza dei titolari dei terreni.

E’ evidente che la questione è molto complessa, tuttavia ciò che viene raccontato non ha basi solide, né scientifiche, ciò che emerge è una violazione dei diritti dei Cittadini che, quali proprietari, devono sapere cosa accade alla loro proprietà e, come Consumatori, noi tutti dobbiamo sapere se il beneficio che ne riceviamo sia maggiore del danno e – soprattutto – sia davvero tale.

In Europa ed in Italia i produttori devono sottostare e regole e norme molto pressanti, iniziando dalle giuste garanzie per i lavoratori, ma gli olii che si importano da altri Paesi quali garanzie ci danno? E siamo sicuri che in quei Paesi la mano d’opera abbia le stesse garanzie che ci sono in Italia? E i fitofarmaci usati sono gli stessi che in Italia? E mille altre contraddizioni che sfuggono alla maggior parte delle persone.

La verità è che la Pubblica Amministrazione persegue fini diversi da quelli chiari e conosciuti, si nasconde dietro gli omissis e dietro la complessità del linguaggio burocratico e non appare più funzionale agli interessi dei Cittadini. Anche molte Leggi vengono predisposte per consentire agli Enti di avere diritti che i Cittadini non hanno.

Se la Costituzione è, però, la trasmutazione del Diritto Naturale, allora è giusto chiedere il rispetto per prime di quelle Leggi, disapplicando e disobbedendo alle norme incompatibili con la nostra Magna Carta, chiedendo allo Stato di essere il primo che si piega alle Leggi ed alla volontà popolare!

Per Consumatori Italiani

Rocco Suma

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