Principale Politica Diritti & Lavoro Referendum: ragioni di una sconfitta

Referendum: ragioni di una sconfitta

Si sono conclusi i conteggi delle schede referendarie

Il referendum non ha raggiunto il quorum. I votanti sono stati poco più del 30%.

Molti i commenti dei rappresentanti dei partiti e delle sigle sindacali. Alcuni ammettono la sconfitta come Landini, altri cantano vittoria come tutti i partiti di centrodestra, ma anche la Schlein.

Proviamo ad analizzare le ragioni della sconfitta in numeri degli interessati, o almeno dei direttamente interessati per quanto riguarda i quattro quesiti sul lavoro

Per tre milioni e seicentomila dipendenti della pubblica amministrazione il referendum non cambiava nulla. Forse prendono poco, ma almeno hanno il posto fisso.

Per quattro milioni di persone che lavorano.in piccole imprese – tante a condizione familiare – il referendum non cambia nulla. Sono licenziabili comunque.

Per la situazione trasversale di tre milioni e mezzo di persone che lavorano part time – non sappiamo quanti volontariamente- non cambia nulla.

Per cinque milioni e duecentomila persone che lavorano con partita Iva non cambia nulla.

Per due milioni di persone che lavorano con contratto a termine non cambia nulla. Sperano fi ottenere un contratto a tempo indeterminato, Ma se i sindacati creano problemi si datori di lavoro non lo.otterranno. O almeno sarà più difficile

Per tre milioni e mezzo di disoccupati non cambia nulla. Se i sindacati creano troppi problemi si datori di lavoro questi ultimi non assumono. Per cui potrebbero essere svantaggiati.

I sindacati hanno un importante ruolo nel mondo del lavoro. Ma in questo caso la battaglia portata avanti solo dalla CGIL – oltre che dalla sinistra – non aveva appeal

A tutto questo bisogna aggiungere che come sostengono gli economisti con dati alla mano, se non si offrono condizioni favorevoli agli imprenditori per esercitare la loro attività gli imprenditori vanno a fare impresa all’estero. Ci lamentiamo della fuga dei cervelli? E lamentiamoci anche della fuga degli imprenditori, gravati di tasse, di adempimenti burocratici, caro energia, e per i tanti che esportano di dazi e costi dei trasporti.

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