Principale Politica Trump vs Musk: la resa dei conti

Trump vs Musk: la resa dei conti

foto ilanews

Dalla legge di bilancio 2025 al caos sui social: Trump accusa, Musk contrattacca. Uno scontro che va oltre la politica e ridefinisce il potere in America.

È scontro aperto tra due degli uomini più potenti d’America: Donald Trump ed Elon Musk. L’arena? I social network. Il pretesto? La legge di bilancio 2025. Ma sotto la superficie si muove molto di più: potere, influenza, ambizioni presidenziali e una guerra sotterranea per il futuro economico e tecnologico degli Stati Uniti.

 La legge da 650 miliardi che divide l’America

Approvata faticosamente lo scorso mese, la nuova legge di bilancio prevede oltre 650 miliardi di dollari destinati all’industria tech e infrastrutturale. Tra i capitoli principali:

150 miliardi all’industria elettrica (auto e batterie),

90 miliardi all’aerospazio privato,

70 miliardi a sanità e trasporti guidati da intelligenza artificiale,

1.5 miliardi fondi anche per cybersicurezza e sviluppo sostenibile.

Una manovra ambiziosa, che ha sollevato critiche bipartisan. Ma tra tutti, Donald Trump è stato il più feroce.

“Biden regala miliardi alle sue élite tecnologiche. Musk è il burattinaio del Deep State elettrico,” ha scritto l’ex presidente su Facebook il 3 giugno.

⚡ Musk risponde: “Trump non capisce l’innovazione”

Non si è fatta attendere la replica. Elon Musk, oggi CEO di Tesla, SpaceX e sempre più coinvolto in politiche pubbliche, ha rotto ogni residua diplomazia:

“Trump è un uomo del passato. Se dipendesse da lui, saremmo ancora a carbone e carta stampata,” ha postato su X, il suo social.

E ha rincarato la dose, accusando Trump di “sabotare il futuro dell’America per ragioni elettorali”. Musk sostiene da mesi l’idea di una “transizione energetica sovranista” fondata su industria nazionale e AI governativa.

Alleati di ieri, nemici di oggi

I due non sono sempre stati nemici. Nel 2020, Musk appoggiava alcune politiche trumpiane sul lavoro e la deregolamentazione. Ma il rapporto si è incrinato nel 2022, quando Musk definì Trump “un freno per l’evoluzione tecnologica”.

Da lì in poi: una serie di botta e risposta sempre più tossici. Nel 2023, Musk acquistò Twitter/X, diventando padrone del palcoscenico digitale. Trump tornò sulla piattaforma, ma in posizione marginale. Da allora, il confronto si è fatto ideologico e personale.

Oltre i post: c’è odore di campagna elettorale

Dietro le quinte, lo scontro nasconde strategie presidenziali. Trump punta alla candidatura repubblicana per il 2028. Musk, pur non essendo candidabile (nato in Sudafrica), muove i fili attraverso donazioni, think tank e alleanze economiche.

Il nuovo budget federale, che Musk difende perché alimenta le sue industrie, è diventato terreno di scontro simbolico: tra un’America pro-innovazione e un’America nostalgica, tra chi vuole guidare la transizione e chi teme di esserne vittima.

La polarizzazione corre sui social

Negli ultimi giorni, X, Facebook e TikTok sono invasi da meme, video e accuse reciproche. Il rischio? Che il dibattito politico venga divorato da propaganda digitale e faide personali.

Intanto, l’opinione pubblica si divide. Da una parte chi vede Musk come un visionario che spinge per una rinascita industriale; dall’altra chi teme un’oligarchia digitale che detta le regole alla politica.

In tutto questo, resta una domanda aperta: chi comanda davvero l’America del 2025?

Il Congresso? La Casa Bianca? O un algoritmo progettato in California?

 

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.