
Con il referendum del 2 giugno 1946 l’Italia cambiava volto. Dopo secoli di monarchia sabauda, gli italiani riscrivevano la storia del nostro Paese.
Era un’Italia, provata, sofferta e, per certi versi, ancora frammentata, quella che il 2 giugno del 1946, in via referendaria, espresse la voglia di un radicale cambiamento.
Monarchia o Repubblica? Questo il quesito posto agli italiani. Sui 28 005 449 degli aventi diritto al voto, ben 12 718 641 votarono a favore della Repubblica, mentre furono 10 718 502 coloro che si espressero a favore della monarchia.

Iniziava una nuova Storia per l’Italia. Una Storia in cui anche le donne, relegate fino a quel momento al ruolo di madri e mogli, facevano sentire la loro voce, partecipando per la prima volta al voto. Al referendum del 2 giugno infatti le donne votarono con un’affluenza dell’82%, leggermente al di sotto della totalità delle aventi diritto.
Ma il loro contributo fu decisivo.
I lunghi anni della sofferenza
Anni bui, dall’800 in poi, caratterizzati da un’alternanza di governi che ben poco avevano fatto per consolidare e legittimare quello spirito nazionale che ormai era latente tra gli italiani. Anni in cui l’ambito economico-sociale aveva visto realtà completamente diversificate tra Nord e Sud percorrere il cammino della Storia d’Italia
Un’Italia in cui, anche all’indomani dell’unificazione del 1861, la monarchia sabauda aveva avuto un ruolo completamente distante dalle reali istanze del popolo. Un popolo che cominciava ad avvertire l’esigenza di un riscatto identitario, specie al Sud, ma soprattutto anelava a migliori condizioni di vita e di lavoro.
Il ‘900
Poi, il ‘900. Si apriva una nuova pagina, ancor più dolorosa. Dopo il primo conflitto mondiale l’Italia assaporava il gusto di una vittoria effimera, pagata con un prezzo troppo alto in termini di vite umane.
Erano necessarie riforme, azioni concrete sull’ìintero territorio nazionale. Era necessario un radicale cambiamento. E, in questo lacerato contesto, trovava terreno fertile un movimento che si presentava sotto una falsa veste: quella popolare.
Sottovalutato da Giolitti, nella sua effettiva dimensione, fu accolto in Parlamento. Iniziava il ventennio fascista.
Ogni libertà veniva negata da un regime totalitario che avrebbe condotto l’Italia alla guerra.
Anni di paure
Furono 20 anni di paure, di falsi ideali patriottici, ancorati ad una propaganda manipolatoria che indussero gli italiani a credere alle false promesse di un domani migliore. A quel miraggio di un dominio imperialistico che invece avrebbe portato l’Italia alla rovina.
I fatti che seguirono appartengono alla storia e culminarono in un epilogo terribile. Il re Vittorio Emanuele III di Savoia dopo il famoso armistizio, con un’Italia spaccata in due e i tedeschi, assetati di vendetta, ancora al Nord, fuggì, scrivendo la pagina peggiore della storia del nostro Paese. La pagina dell’abbandono e del disinteresse totale.
Malgrado ciò, quando i partigiani e le truppe anglo-americane liberarono l’Italia dai tedeschi, il re abdicò in favore del figlio, Umberto II. Indubbiamente una strategia per far dimenticare agli italiani il suo atto di viltà.
Il popolo non dimentica.
Ma gli animi erano troppo provati, esacerbati dai lutti e dalle sofferenze. Scavati, trafitti da ferite insanabili. L’anelito alla libertà animava le coscienze e si cercava una nuova vita o, quanto meno, un ritorno alla vita.
Il compito era difficile, gravoso e, di certo, la Monarchia italiana non era all’altezza di risollevare le condizioni economiche dell’Italia.
Fu il momento di ascoltare la voce del popolo! Si giunse al referendum.
I risultati
Furono 31 le circoscrizioni italiane chiamate a quel referendum che avrebbe riscritto la storia del nostro bel Paese. Il 2 giugno e la mattina del 3, nel silenzio delle cabine, gli elettori dissero no alla Monarchia. Si chiudeva un lungo e sofferto capitolo.

Tutte le schede elettorali e i verbali dei seggi furono trasferiti a Roma, nella Sala della Lupa di Montecitorio E fu qui che, alla presenza della Corte di Cassazione, degli ufficiali angloamericani della Commissione alleata e dei giornalisti., avvenne lo spoglio.
Il 10 giugno del 1946 fu proprio la Suprema Corte di Cassazione a proclamare l’esito del referendum. Ma solo il 18 giugno questo venne ufficializzato, dopo averne analizzato la correttezza.
Non mancarono infatti le contestazioni e le accuse di brogli elettorali, ma l’Italia aveva deciso: era nata la Repubblica