
Parole che accarezzano, storie che lasciano il segno, ogni venerdì su Corriere PL, in collaborazione con ANIM. A cura di Marilù Murra.
Ci sono parole che non si consumano con il tempo. Rimangono, sedimentano, tornano a fiorire quando meno ce lo aspettiamo. Questa rubrica nasce per accoglierle, versi che toccano il cuore, racconti che interrogano l’anima, voci che sanno ancora ascoltare la vita.
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Ogni settimana, “Versi e racconti della settimana” raccoglie parole autentiche, capaci di creare connessioni, evocare memoria, accendere visioni. Le firme che incontrerete oggi parlano d’amore, di famiglia, di silenzi condivisi e attese mai vane.
Parole che non pretendono di spiegare, ma di restare.
L’abbraccio della sera
Elisabetta Fioritti
All’improvviso brillava
l’aria d’intorno
schiariva il cielo
nel sole luminoso
nel festoso abbraccio delle nubi.
D’improvviso era il mare
e la terra lasciava spazio all’acqua, come d’incanto.
Ed ecco, l’acqua lambiva i corpi
e l’onda spumosa
allagava il mondo.
Di spruzzi e di lucciole d’argento
carezzava i fianchi.
Piano la luna bianca di nostalgia
inargentava il mare.
E noi, in quell’abbraccio,
ad aspettare la sera.
Bio: Poetessa e scrittrice sensibile ai temi della natura e dell’interiorità, ha pubblicato con Bertoni Editore.
Sogno un amore
Leonarda Brancato
Sogno un amore che non si può catturare a parole, che sfugge a definizioni e pregiudizi.
Un amore che non imprigiona, ma libera; che non pretende, ma resta fedele.
Un amore che ci spoglia delle nostre certezze e ci consegna alla vita con una leggerezza nuova.
Sogno un amore che non chiede spiegazioni, ma dimostra; che non razionalizza, ma emoziona.
Un amore che accade quando qualcuno ci guarda e ha una luce speciale, che sa dirci una parola, che ci libera da un peso il cuore e ci fa sentire integri anche nella fragilità.
Sogno un amore che si misura anche nel silenzio, che si sente nel battito del cuore.
Un amore che ci sostiene quando tutto crolla; che ci salva dalla realtà, che ci porta in mondi nuovi e sconosciuti.
Sogno un amore che sprigiona bellezza, che non cerca ricompensa, che dona senza aspettarsi nulla in cambio; che viene da lontano e sussurra meraviglie, oltrepassando le barriere del tempo e dello spazio.
Bio: Autrice che intreccia nei suoi testi riflessione emotiva e limpidezza espressiva. Scrive di amore, anima e libertà interiore.
Respiro dell’Eterno. Famiglia
Roberto Pignataro
Ha la memoria del sole
di un orto coltivato con pazienza.
La famiglia
spazio sacro,
bocca piena di sogni,
ciò che resta
quando tutto intorno crolla.
Famiglia
è una culla che traballa,
una tavola che non basta,
un letto piccolo per un cuore che smania,
una finestra colma di Cielo ogni mattina,
una coperta condivisa,
pane spezzato,
croce portata in due,
quotidiana resurrezione.
Grembo d’Infinito.
La famiglia
è un uomo che le parole dimentica
ma aggiusta i silenzi,
una donna che per sé non ha tempo
ma ha un sorriso per tutti,
un bambino che ride
ed effonde gioia senza saperlo.
Luogo che resta quando fuggon tutti,
altare delle piccole cose,
profezia di eternità.
La famiglia
è la risata che ti cresce dentro,
un bacio sulla fronte
mentre dormi
che non hai mai saputo.
Lo spazio intatto della tua fragilità
ove nessuno ti chiede di esser intero.
Il canto storto
che commosso Dio ascolta.
La famiglia
quel silenzio che più di mille voci insegna,
abbracci che guariscono senza dire,
il respiro delle cose buone,
danza degli affetti.
È dire ti perdono
quando tutto grida vendetta,
perdoni che fioriscono.
Bio: Scrittore e poeta dalla voce intensa e spirituale, coltiva l’arte della parola come atto di cura e presenza nel mondo.
Eroe
Paola Maria Bevilacqua
Salgo le scale della vita mentre scarto le fatiche,
le gioie ed i dolori.
Con movimenti circolari proteggo
la mano che le allontana dal mio cuore.
Il sole inibisce il mio sguardo,
ma là oltre l’arcobaleno
scorgo il futuro che mi chiama
come sirene di Nausica.
Colgo l’attimo,
mi scopro eroe
e continuo a salire
verso il cielo dei solitari.
Bio: Artista della parola, racconta il coraggio quotidiano e la resilienza con immagini forti e liriche.

L’attesa
(estratto)
di Antonella Polenta
Alcuni testi, più che letti, andrebbero attesi.
L’attesa è uno di quei racconti che sfiorano l’anima con discrezione e profondità, restituendo al lettore il tempo lento della memoria, la solitudine che diventa spazio interiore, il ritorno inatteso dell’amore.
Il brano che segue è stato gentilmente condiviso dalla stessa autrice per la nostra rubrica, un estratto che conserva tutta la grazia sommessa di una storia vissuta in silenzio.
Il vecchio era solo. Le giornate scorrevano lente e silenziose. Soltanto i ricordi gli tenevano compagnia. Al mattino, sulla sedia di paglia che a fatica trascinava in strada, osservava i rari passanti, che con incedere pigro e flemmatico gli sfilavano davanti, porgendogli un cenno di saluto oppure frasi di circostanza sempre uguali e impersonali. Verso la mezza, abbandonando la sua postazione di vedetta, rientrava in casa e si metteva a trafficare fra i fornelli della vecchia stufa in ghisa. Una scodella di minestra a base di fagioli e patate, in cui l’unica variante era l’aggiunta di qualche spezia, costituiva ormai da tempo il suo piatto più riuscito. Se si fosse impegnato, sicuramente sarebbe stato capace di approntare qualcosa di più elaborato e saporito. Ma a lui andava bene così. Dopo aver lavato le misere stoviglie, prendendo posto sul divano della sala da pranzo, si concedeva un po’ di riposo. Il più delle volte, però, non riusciva a dormire, indugiando nelle tristi peregrinazioni mentali che, annullando il periodo post-giovinezza, lo conducevano ad Alba. Con la vecchiaia sembrava che in lui si fosse risvegliata la memoria a lungo termine, sopprimendo e offuscando tutto ciò che lo aveva accompagnato negli ultimi anni.
La moglie Carmelina lo aveva abbandonato non appena l’ultimo figliolo era convolato a nozze. Anzi era stato
proprio quest’ultimo rampollo a convincerla ad abbandonarlo. In effetti, da quando il loro rapporto aveva
imboccato la via del declino, la vita accanto a lui aveva perso il senso della condivisione. Le liti, suscitate in
passato da futili pretesti, erano divenute un pallido ricordo, lo scambio di opinioni, parole inespresse, la voglia di
far l’amore si era sgretolata in un grumo di cenere come un tizzone adusto. Soltanto l’augurarsi il buongiorno o la
buona notte, considerati la quintessenza delle buone maniere, resisteva al desiderio di non dire niente. A nessuno
dei due piaceva quel modo di vivere, ma soprattutto a Carmelina che amava le conversazioni frivole e un po’
pettegole, i propri figli e la vista della gente.
Per un senso di rispetto derivato loro da un’educazione all’antica, i figli lo andavano a trovare una volta al mese.
Ormai vivevano in città e il ritorno al paese era inevitabilmente penoso. Gli incontri erano fugaci. Il vecchio
rivolgeva loro vaghe e distratte domande sulle condizioni di salute della moglie e si sforzava di sorridere
ogniqualvolta si parlava dei nipoti che conosceva a malapena. Dal canto loro i figli si sentivano sgravati da un
peso quando il padre, mostrando visibili segni di impazienza, li invitava con sguardo eloquente ad accomiatarsi.
Ciò che li teneva lontani non era tanto una cortina d’odio, quanto un sudario d’indifferenza nel quale avevano
avvoltolato i loro corpi stanchi di voler comprendere. […]
Bio: Narratrice dell’anima e delle pieghe silenziose dell’esistenza, scrive storie che esplorano l’amore, la solitudine, la memoria.
In un tempo che pretende velocità, lasciamo spazio alla lentezza. Alla parola che si posa, al verso che risuona, al racconto che sfiora e trasforma. Questa rubrica è un rifugio per chi sa ancora ascoltare. Per chi sente che la bellezza non si esaurisce, ma si rinnova ogni volta che qualcuno osa raccontare.
Perché c’è sempre un testo che ci somiglia, anche quando non lo stavamo cercando.
Versi e racconti della settimana è una rubrica del Corriere di Puglia e Lucania in collaborazione con ANIM – Associazione Nazionale Italiana nel Mondo, a cura di Marilù Murra.
Ogni venerdì diamo voce a chi sa guardare il mondo con occhi diversi, restituendo bellezza, fragilità e verità attraverso le parole.
Per partecipare con testi poetici o narrativi, inviare entro il mercoledì precedente a: redazione@corrierepl.it
“Non tutto si può spiegare. Alcune parole si abitano, alcune storie si aspettano. E altre ancora, semplicemente, si sentono.”