Principale Arte, Cultura & Società Cinema & Teatro Il ministro Giulio si dichiara aperto al dialogo

Il ministro Giulio si dichiara aperto al dialogo

In questi giorni il ministro della cultura Alessandro Giuli è finito sotto attacco. L’attacco proviene da un attore e una persona del mondo dello spettacolo.

Le prime proteste, in alcuni casi pesanti, hanno fatto pensare che la sinistra ancora una volta usi le persone del mondo spettacolo per protestare contro il governo. Venivano da Geppi Cucciari, che prendeva in giro il ministro,  e Elio Germano, che lo accusava di non fare nulla per un settore in crisi.

Tuttavia questa volta non sembra una protesta che nasconda ragioni politiche, ma scelte che riguardano i finanziamenti al cinema, scelte fatte in realtà dal ministro Franceschini, ma in cui forse Giuli fa fatica a districarsi.

Alle prime proteste ha fatto seguito una  lettera aperta indirizzata al ministro della Cultura, lettera che all’inizio aveva 90 firme e ora ne ha quasi 300: è partita da un folto gruppo di cineasti italiani per sollecitare il Governo ad incontrarli per ascoltare le richieste del settore ed ha cambiato l’atteggiamento del ministro.

“Aumentano le firme di registi e attori contro di me? Io dico che ha ragione il ‘comandante’ Favino quando dice che bisogna dialogare. Servono ponti, mai negato il confronto”, ha commentato il ministro Alessandro Giuli, a margine dell’inaugurazione del Salone del Libro di Torino.

Le richieste di incontro riguardano normative complicate, formulate con le intenzioni di favorite il cinema. E lo ha fatto. Ma ha favorito il cinema dei grandi cineasti e case produttrici straniere che fanno film commerciali di successo.

Scoraggia invece i giovani registi oppure quelli che vogliono affrontare temi complessi e che incassano poco al botteghino.

Il ministro SanGiuliano si era espresso .in termini chiari. Non si possono finanziare film che non va a vedere nessuno.

Giuli non si è espresso in questi termini. Ha rintuzzato gli attacchi, di Germania e Cucciari. Ma di fronte a una richiesta di un incontro espresso con una lettera firmata da alcune centinaia di persone del mondo dello spettacolo ha risposto positivamente. È aperto al dialogo.

Lo ha detto in occasione di una sua visita al Salone del.libro di Torino, al.momento in corso, senza le polemiche degli scorsi anni.

Perché le proteste sono arrivate adesso? Perché il festival di Cannes attualmente in corso fa da cassa di risonanza. E perché al festival sono presenti molti attori e cineasti italiani che vorrebbero realizzare coproduzioni con case produttrici straniere in un quadro di finanziamenti a loro favorevole.

Perché le proteste non arrivavano quando c’era Franceschini, che sembra essere stato l’ideatore del sistema dei finanziamenti? Probabilmente Franceschini era più disponibile a finanziare film senza guardare al successo di pubblico.

Il ministero della cultura ha messo a disposizione per il cinema settecento milioni quest’anno.  Un po’ meno di quelli messi a disposizione dei governi precedenti.

Franceschini aveva iniziato con cinquecento milioni nel 2015 ma poi era arrivato gradualmente a ottocento nel 2022.

Come avvengono i finanziamenti? In buona parte avvengono tramite il sistema del credit tax. Le spese sostenute per produrre il film possono essere portate a credito nella dichiarazione delle tasse sino a un tetto massimo di nove milioni.

Il governo attuale utilizzerà quasi cinquecento milioni dei settecento come copertura per il credit tax.

E gli altri duecento milioni?

Permane il criterio che il finanziamento non può essere superiore alle entrate da botteghino.

I cineasti sostengono che il sistema del credit tax favorisce i grandi produttori stranieri e a favorisce i piccoli registi italiani perché chi spende poco può detrarre poco.

In ogni caso,  come ha fatto notare il quotidiano Il giornale in un articolo, tutti quelli che protestano i finanziamenti li hanno ricevuti.

foto MSN

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