
Da mesi l’opposizione sollecitava la premier Giorgia Meloni a riferire in Parlamento sulla crisi in corso nella Striscia di Gaza, una delle questioni più gravi e controverse della politica internazionale recente.
Il 14 maggio 2025, la presidente del Consiglio è intervenuta in Aula per illustrare la posizione ufficiale del governo e rendere conto delle azioni intraprese.
L’opposizione ha ribadito una condanna netta delle operazioni militari israeliane, ritenute responsabili di un numero crescente di vittime civili, inclusi numerosi bambini, e della distruzione sistematica del territorio palestinese. Ha inoltre chiesto una presa di posizione più esplicita e incisiva da parte dell’esecutivo italiano.
Il governo, pur esprimendo preoccupazione per l’emergenza umanitaria e ribadendo il proprio impegno sul piano diplomatico e umanitario, ha scelto di mantenere un canale aperto con il governo israeliano. A conferma di questa linea, il premier israeliano Benjamin Netanyahu era stato ricevuto a Palazzo Chigi alcuni mesi fa, con tutti gli onori riservati a un capo di Stato.
Il discorso di Giorgia Meloni non ha portato a un riavvicinamento tra governo e opposizione. Restano profonde le divergenze sull’approccio da tenere rispetto al conflitto, alla gestione delle relazioni con Israele e al riconoscimento delle responsabilità in campo.
Pubblichiamo di seguito l’intervento integrale della Premier, tratto dal sito ufficiale del governo:
Come sapete, sin dall’inizio del conflitto a Gaza, il Governo italiano è stato in prima fila tanto sul piano diplomatico quanto su quello umanitario. Un ruolo che viene riconosciuto da tutti gli attori in campo.
L’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nell’assistenza alla popolazione civile, in particolare attraverso l’iniziativa Food for Gaza, con cui abbiamo già inviato oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari. Pochi giorni fa, il Ministro degli Esteri ha nuovamente contattato il suo omologo israeliano per ribadire la necessità di garantire l’accesso umanitario alla popolazione palestinese. Il Primo Ministro palestinese Moustapha è stato prontamente informato.
Ricordo anche l’impegno del Ministero della Difesa, che ha messo a disposizione due elicotteri per il ponte aereo umanitario “Sky Hope”, organizzato dal Re di Giordania. Nel recente Consiglio dei Ministri è stato prorogato lo stato di emergenza a Gaza e sono stati stanziati nuovi fondi per l’assistenza. Solo oggi abbiamo evacuato 34 persone, tra cui 14 bambini.
A questo impegno umanitario si è affiancato un lavoro diplomatico costante a sostegno degli sforzi di mediazione. Ho avuto più conversazioni con il Primo Ministro Netanyahu – spesso difficili – nelle quali ho sempre ribadito l’urgenza di porre fine alle ostilità e il rispetto del diritto internazionale umanitario. La situazione a Gaza è ogni giorno più drammatica e, per molti aspetti, ingiustificabile.
Non abbiamo condiviso diverse scelte del governo israeliano, comprese le più recenti proposte politiche e militari, e lo abbiamo comunicato apertamente.
Siamo però consapevoli che non è stato Israele ad avviare il conflitto. Gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre hanno avuto l’obiettivo deliberato di scatenare una crisi regionale e isolare Israele. È essenziale non cadere nella trappola di chi vuole alimentare il conflitto sacrificando vite innocenti, israeliane e palestinesi.
Continueremo a lavorare per una cessazione permanente delle ostilità. In questo quadro, non ci possono essere ambiguità: Hamas deve rilasciare gli ostaggi, deporre le armi, e non può avere alcun ruolo nel futuro della Striscia né in un futuro Stato palestinese.
Come ho già detto al Senato, credo si possa costruire un quadro politico e di sicurezza regionale capace di porre fine al conflitto. Un obiettivo che può partire dal piano di ricostruzione proposto dai Paesi arabi, sul quale molti leader della regione hanno espresso disponibilità.
È in questa direzione che il Governo italiano continuerà a impegnarsi, lavorando con i partner europei, con gli Stati Uniti e con tutti gli attori regionali. Il dialogo sarà sempre aperto, franco e, quando necessario, critico.
Ed è proprio per questo che il Governo non ritiene opportuno richiamare l’ambasciatore italiano in Israele.
Il dibattito rimane aperto, in un contesto internazionale segnato da pressioni crescenti, con la Corte Penale Internazionale che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe pronunciarsi a breve su possibili violazioni del diritto internazionale da parte di entrambe le parti coinvolte nel conflitto. Anche sul fronte europeo si registrano crescenti richieste per un cessate il fuoco immediato e per una revisione delle relazioni con Israele.
Nel frattempo, la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza continua a peggiorare.