
In una radicale mossa volta a rafforzare il controllo, il governo militare del Mali ha sciolto tutti i partiti politici del paese. La decisione, annunciata in un discorso televisivo, afferma che il leader militare del Paese, Assimi Goita, ha convalidato la decisione. Il recente annuncio arriva pochi giorni dopo le proteste pubbliche che chiedevano il ritorno al governo civile. Goita ha preso il potere con due colpi di stato nel 2020 e nel 2021 in mezzo ai crescenti attacchi da parte di gruppi armati affiliati all’ISIL (ISIS) e all’affiliata regionale di al-Qaeda, Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM).
La giunta del Mali scioglie di nuovo tutti i partiti politici
La giunta, guidata dal colonnello Assimi Goita, ha sospeso tutte le attività politiche a seguito di un’ondata di manifestazioni a Bamako il 3 e 4 maggio. I manifestanti sono scesi in piazza con cartelli che denunciavano la dittatura e chiedevano elezioni democratiche, inizialmente promesse per il 2022, sotto la pressione dei leader internazionali e delle Nazioni Unite. Difatti, la giunta del Mali aveva acconsentito di cedere il potere a un governo ad interim a guida civile, incaricato di supervisionare una transizione di 18 mesi verso elezioni democratiche nel febbraio 2022, mentre poi si è ritirata dal suo precedente accordo. Da allora la tempistica per le elezioni democratiche è stata ripetutamente ritardata. Lo scioglimento dei partiti politici coincide con le segnalazioni di sparizioni di leader dell’opposizione. Human Rights Watch afferma che importanti esponenti politici sono stati rapiti la scorsa settimana da uomini armati e mascherati. Anche un altro giovane leader è scomparso. Le autorità maliane non hanno ancora risposto alle crescenti preoccupazioni, mentre i gruppi per i diritti umani lanciano l’allarme per la crisi sempre più profonda nella nazione dell’Africa occidentale, già assediata dalla violenza e dall’instabilità jihadista.