
La premier incassa una raffica di critiche su economia, diritti e gestione dell’ Europa.
Il clima politico si infiamma tra accuse e repliche taglienti.
Giorgia Meloni è finita al centro del fuoco incrociato dell’opposizione in un acceso dibattito parlamentare che ha messo in luce tutte le fragilità dell’attuale esecutivo. Una seduta d’Aula tesa, scandita da botta e risposta che hanno spinto il confronto ben oltre i toni istituzionali.
L’opposizione, unita almeno sul piano critico, ha incalzato la premier su più fronti: stagnazione economica, diritti civili, autonomia differenziata e rapporti con Bruxelles. Il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, ha aperto il fuoco con un intervento diretto e senza sconti: –Non basta governare con i proclami. L’Italia ha bisogno di lavoro, non di slogan. E il vostro silenzio sulla precarietà è assordante-.
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Le parole di Schlein hanno toccato un nervo scoperto, trovando eco nei banchi di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, che hanno rilanciato criticando duramente la legge di bilancio e i tagli al welfare. Particolarmente accesa anche la critica di Giuseppe Conte, che ha puntato il dito contro la gestione dei fondi del PNRR e la mancanza di visione strategica del governo: <state perdendo una storica occasione di rilancio. Invece di usare i fondi per cambiare il Paese, li state disperdendo tra clientele e provvedimenti spot>.
Meloni ha reagito con fermezza, rivendicando l’operato del suo esecutivo: <abbiamo ereditato un’Italia piegata da anni di immobilismo e stiamo ricostruendo pezzo dopo pezzo, con serietà e responsabilità>. Ma la sua difesa, pur determinata, ha faticato a smorzare la percezione di un governo sotto pressione, soprattutto su alcuni dossier europei.
In particolare, è emersa la tensione tra il posizionamento sovranista del suo partito e le reali esigenze di compromesso all’interno dell’Unione europea. Un altro tema che ha infiammato il dibattito è stato quello dei diritti. La proposta di legge sulle famiglie tradizionali e le politiche migratorie hanno alimentato accuse di arretramento culturale e ideologico.
Riccardo Magi di +Europa ha attaccato duramente: <state cercando di riscrivere il Paese a immagine di una destra nostalgica>. Ma l’Italia reale è più avanti di voi. L’analisi di questa giornata di tensione racconta molto più di un semplice scambio di accuse: rivela un esecutivo che, pur ancora saldo nei numeri, deve fare i conti con un’opinione pubblica più inquieta e un’opposizione che inizia a trovare voce e compattezza.
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Se da un lato Meloni continua a godere di un consenso elettorale relativamente stabile, dall’altro il malcontento sociale, l’inflazione e l’incertezza sul futuro europeo rappresentano sfide che non possono essere eluse con la sola forza retorica.
Il Parlamento, oggi, è stato lo specchio fedele di un’Italia spaccata: tra chi governa con piglio deciso ma rischia l’isolamento, e chi contesta con sempre maggiore convinzione, cercando di riconquistare un ruolo centrale nel dibattito politico. La strada per la premier si fa più stretta, e ogni passo falso ora può diventare decisivo.