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15 maggio 1252: Papa Innocenzo IV emette la bolla Ad extirpanda

Pagellae de Medio Aevo” a cura di Franco Faggiano

Il 15 maggio del 1252 segna una data cruciale nella storia della Chiesa cattolica e dell’Inquisizione: Papa Innocenzo IV emette la bolla Ad extirpanda, un documento papale che autorizzava ufficialmente l’uso della tortura nei procedimenti inquisitori contro gli eretici. Questa bolla rappresenta uno dei momenti più controversi del rapporto tra religione, giustizia e potere nel Medioevo.

Contesto storico
Nel XIII secolo, la Chiesa cattolica era impegnata in una lotta accesa contro le eresie che minacciavano la sua autorità spirituale e politica, in particolare quelle diffuse nel sud della Francia e nell’Italia settentrionale, come il catarismo. Dopo la fondazione dell’Inquisizione nel 1231 da parte di Papa Gregorio IX, l’istituzione era già diventata uno strumento centrale per la repressione dell’eresia. Innocenzo IV, pontefice dal 1243 al 1254, si trovava a fronteggiare una situazione complessa: l’autorità papale era in conflitto con il Sacro Romano Impero, e il crescente potere degli eretici metteva a rischio l’unità religiosa dell’Europa cristiana. In questo clima di tensione, la bolla Ad extirpanda venne concepita come un mezzo per rafforzare i poteri inquisitoriali.

Il contenuto della bolla
La bolla Ad extirpanda (dal latino “Per estirpare”) conteneva disposizioni che concedevano agli inquisitori il diritto di impiegare la tortura per ottenere confessioni dagli accusati di eresia. Tuttavia, vi erano alcune limitazioni:

  • La tortura doveva essere usata una sola volta, anche se questo veniva spesso interpretato in modo elastico (una “sessione” poteva durare giorni).
  • Non si dovevano causare menomazioni permanenti né mettere in pericolo la vita dell’accusato.
  • Non poteva essere applicata se non vi fossero già “prove gravi” di colpevolezza.
  • Il documento specificava anche che gli inquisitori potevano avvalersi della forza secolare per eseguire le sentenze, rafforzando così la cooperazione tra Chiesa e autorità civili.

Implicazioni storiche e morali
Ad extirpanda segnò una svolta nella prassi inquisitoriale, sancendo per la prima volta in maniera esplicita la legittimità della tortura all’interno di procedimenti ecclesiastici. Questa scelta fu giustificata con l’intento di proteggere la comunità cristiana dal “cancro” dell’eresia, ritenuto un pericolo per l’ordine sociale e religioso. La bolla suscitò reazioni contrastanti anche all’epoca: se da un lato fu accolta come strumento necessario per mantenere l’ortodossia, dall’altro suscitò critiche da parte di alcuni teologi e pensatori, contrari alla violazione della dignità umana e all’uso della violenza in nome della fede.

Eredità
Nel lungo periodo, Ad extirpanda contribuì a consolidare le pratiche repressive dell’Inquisizione, che nei secoli successivi avrebbe esteso la propria influenza in gran parte dell’Europa, fino a casi celebri come l’Inquisizione spagnola e i processi per stregoneria. Oggi, questa bolla è spesso citata come esempio delle derive autoritarie che possono emergere quando l’autorità religiosa si fonde con il potere coercitivo dello Stato. È anche un monito sull’importanza dei diritti umani e della giustizia equa, soprattutto nei confronti dei dissidenti e delle minoranze.

Ad extirpanda resta dunque un documento chiave per comprendere le contraddizioni del Medioevo cristiano: animato da un sincero desiderio di protezione della fede, ma segnato da strumenti e logiche che oggi giudicheremmo profondamente inumani.

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