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Francesco, radici semplici, sogni grandi

Quattro bambini degli anni ’40 giocano a calcio in una strada polverosa, vestiti con abiti dell’epoca
Photo AI rappresenta una scena immaginaria ambientata a Buenos Aires negli anni ’40

 

L’infanzia di Papa Francesco, i suoi sogni, i suoi hobby e la sua umanità, rimasti intatti fino alla fine del suo cammino terreno.

C’era una volta un ragazzino, ordinato, anche nei momenti più concitati, un pallone sempre tra i piedi e gli occhi pieni di domande.
Si chiamava Jorge Mario Bergoglio, ma nessuno immaginava che quel bambino, cresciuto tra le vie polverose di Buenos Aires, sarebbe diventato il Papa che avrebbe cambiato la Chiesa parlando al cuore della gente.

Amava il calcio, il profumo delle empanadas che usciva dalla cucina di mamma Regina, e quella strana sensazione di pace che sentiva ogni volta che entrava in chiesa. Era curioso, attento, un po’ silenzioso ma mai distante.
Uno di quei bambini che ascoltano piu di quanto parlano, e che col tempo imparano a parlare al mondo intero.

Lunedì si è spento Papa Francesco, e con lui si chiude un capitolo di storia segnato da sorrisi semplici, parole dirette, gesti profondi. Un uomo che ha saputo restare fedele alle sue radici, eppure camminare con passo deciso nel presente.
Che ha usato i social, ha firmato santificazioni anche dall’ospedale, e ha saputo parlare ai giovani come un nonno moderno.

Nato il 17 dicembre 1936, in una famiglia umile di origini piemontesi, Jorge e’ cresciuto in un quartiere popolare di Buenos Aires.
Suo padre era ferroviere, sua madre una donna forte e amorevole. In casa non mancavano mai il pane, le risate e la fede.
Fin da piccolo ha mostrato una sensibilità  particolare per le persone, per le parole e per il silenzio.

Il calcio era la sua prima passione. Tifoso sfegatato del San Lorenzo, non si perdeva una partita e spesso giocava per strada con gli amici. Ma Jorge era anche un lettore curioso, divorava romanzi, amava la letteratura, e leggeva i grandi della filosofia e della fede. Tra Dostoevskij, Borges e Manzoni, cresceva in lui quella sete di senso che lo avrebbe portato lontano.
Aveva letto piu volte I Promessi Sposi, amando profondamente la figura di Fra Cristoforo, simbolo di coraggio, misericordia e conversione.
Quel romanzo lo ha accompagnato per tutta la vita, come una bussola morale.

“La carità è paziente, e benigna”. (I Promessi Sposi, cap. XXXVII). Papa Francesco l’ha dimostrato con ogni gesto, ogni parola sussurrata o gridata con la forza del cuore. La sua vita e’ stata una traduzione vivente di queste parole, una testimonianza concreta di misericordia e tenerezza.

A 21 anni, dopo una grave infezione polmonare che lo costrinse a subire l’asportazione di parte del polmone destro, qualcosa dentro di lui cambio’. In quel tempo fragile e sospeso senti’ nascere una chiamata piu profonda.
Scelse la strada del sacerdozio, diventando gesuita e, più avanti, vescovo, cardinale, infine Papa.

Ma  non è solo la sua storia ecclesiastica a renderlo unico. Papa Francesco e’ stato un ponte tra generazioni, tra mondi, tra linguaggi.
Ha saputo entrare nelle case della gente comune non solo attraverso le omelie, ma anche attraverso i social.
Qualche tempo fa e’ apparso sulla pagina “Brava Gente”, insieme a Padre Enzo Fortunato  francescano, scrittore, giornalista e comunicatore instancabile del messaggio di Francesco d’Assisi. Un gesto che dice tutto, la fede non e mai stata per lui qualcosa da tenere chiusa in sacrestia.

Nemmeno la malattia lo ha fermato. Dall’ospedale, nelle sue ultime settimane di vita, ha firmato il decreto per la santificazione del Beato Carlo Acutis, il giovane milanese morto a 15 anni, diventato famoso per aver evangelizzato attraverso Internet.
Lo hanno già chiamato il santo del web  e a riconoscerlo come tale è stato proprio un Papa che ha saputo essere al passo coi tempi fino all’ultimo respiro.

Papa Francesco ha vissuto come ha predicato, con umiltà , tenerezza e coerenza. E’ stato un uomo che ha fatto della semplicità una forza, del silenzio un messaggio, dell’amore una scelta quotidiana.

Oggi, mentre il mondo intero si stringe attorno alla sua memoria, resta una certezza, le sue radici erano semplici, i suoi sogni grandi.
Noi, eredi di quei sogni, siamo chiamati a portarli avanti, passo dopo passo, parola dopo parola.

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