
di Gaia Bafaro
La musica, raccontano i miti e le leggende, è un’ arte inventata dagli dei e, per questo motivo, è sacra. A confermare il fatto che essa funga da supporto alla trascendenza è l’ etimologia stessa del termine che deriverebbe dal greco “mousiké” con il significato di “arte delle Muse”.
Molte tradizioni ne fanno un mezzo idoneo per comunicare con le entità superiori ,infatti, la musica non è sempre stata quella che conosciamo, cioè una produzione artistica realizzata per il godimento estetico, nei primordi della civiltà e della cultura, troveremmo un’unità strettissima tra le manifestazioni musicali e le pratiche magiche e religiose al punto di poter parlare della musica come il risultato di una evoluzione che comincia dalla magia.
Combarieu rammenta, in particolare, che la musica deriva dalla magia ed una prova di ciò può essere considerata la ripetizione: «una delle regole universalmente seguite nell’uso delle formule magiche è la ripetizione» La formula magica è per principio una formula ripetitiva. Il medico, ad esempio, prescrive di cantare tre volte una certa formula e «il numero faceva parte del rimedio» .
Per questo motivo il canto magico consta per lo più di parole «prive di senso» , che sono prese per il loro puro valore musicale, ovvero per la loro capacità fonico-espressiva, originaria» .
Dunque la ripetizione avanza sulla linea del tempo: ma questo avanzare contiene un’anticipazione di un evento futuro come un evento coincidente con l’evento passato sottolineando il principio di corsi e ricorsi storici dei tempi.
La musica ci incanta. La musica è incantevole. In questi aggettivi, secondo Combarieu, dobbiamo essere in grado di risentire ancora il riferimento originario alla magia. «Il verbo incantare ha indicato dapprincipio l’azione specialissima che si esercitatava sopra un oggetto o una persona con l’aiuto del canto» . La stessa parola «canto» ha a che vedere con incantesimo, così come cantare con incantare, nel senso di una pratica incantatoria.
Ma la musica è anche un’ arma da brandire durante la lotta con gli spiriti malvagi. Ad esempio i potenti colpi sul tamburo indicano che lo sciamano, con ogni battito dato sullo strumento, sta lanciando una ‘freccia di ferro’ dentro lo spirito della malattia”.Serve nelle fasi di estasi e trance e permette di accedere a livelli diversi della coscienza, a pratiche di viaggi in altre dimensioni e forme di divinazione.
Necessario era ripercorrere questa breve parentesi sulla musica per parlare del mondo odierno, della musicoterapia e del suo potere curativo, grazie alla testimonianza di Gianluca Paletta, un artista di San Marco Argentano che sente nascere la sua vocazione già a cinque anni grazie al padre che lo intratteneva con i suoni psichedelici dei Pink Floyd. Da quel momento la sua passione cresce insieme a lui, consegue la laurea in sociologia presso l’ Università di Napoli e, intanto, lavora come animatore ad Asti dove, grazie ad un vicino di casa, scopre la musicoterapia. Questa arte, spiega il maestro Paletta, utilizza il suono come elemento espressivo. Non è importante saper suonare ma permettere alle persone di esprimere le proprie emozioni più profonde (rabbia, tristezza, gioia) soprattutto a quelle non verbali. Ad esempio, un soggetto iperattivo, non riesce a star fermo, dunque il maestro utilizzerà un tamburo per farlo colpire forte e permettere di manifestare tutta la sua energia.
Obiettore di coscienza, Paletta si approccia al sociale e da lì ha inizio la sua carriera che lo vede impegnato già da dieci anni nelle scuole, nei centri e nel suo laboratorio con persone diversamente abili e normotipo che possono esprimersi e stare meglio mediante la musicoterapia.
Con passione e devozione ha a che fare quotidianamente soprattutto con l’ autismo ed Asperger ma anche con persone iperattive o Down.
Il maestro si racconta con il sorriso e parla con affetto di tutti i suoi pazienti e delle sfide che insieme ad essi affronta ogni giorno, dai soggetti più dolci a quelli più introversi e con indole più complessa, sottolineando la sua soddisfazione vedendoli sereni grazie al suo operato ma soprattutto la sua più grande gioia è la riconoscenza da parte dei parenti dei suoi pazienti .
Per salutarci, ci ha raccontato un simpatico aneddoto con un ragazzo Asperger proveniente da una famiglia di un politico di sinistra che lo lasciò basito e nello stesso tempo divertito. Alla domanda del maestro Paletta su quale brano desiderasse ascoltare, il giovane avrebbe risposto: la morte dell’anarchico Pinelli.
Dunque alla musica va riconosciuto il potere di aggregazione e di essere un linguaggio universale apprezzato anche da chi ci appare diverso, inoltre ragazzi e bambini autistici condividono con la musica la ripetitività, forse il loro spirito è più in armonia con l’universo e con la natura rispetto al nostro o addirittura più magico. Ad ogni modo grazie a chi come il maestro Paletta sostiene le famiglie con la propria sensibilità e professionalità poiché risulta difficile affrontare la disabilità in una realtà che spesso isola e fa sentire più soli ed insicuri a partire dallo Stato.
Gaia Bafaro