
“Salvo il Bosco d’Arneo, grazie all’impegno dei cittadini, dei Custodi del Bosco e Italia Nostra Salento in primis con i quali ho collaborato per denunciare alla CE i soprusi che la multinazionale con la complicità della Regione intendeva mettere in atto. Lo sviluppo ecosostenibile che la PUGLIA deve avere è quello che preserva paesaggio e natura oggi, subito. E il raddoppio della pista così come progettato non lo faceva. È la stessa CE che ci ha dato ragione: l’unico interesse rilevante sarebbe stato il profitto della Porche”. Queste le parole di Rosa D’Amato che da Europarlamentare dei Verdi Europei si posta al fianco degli ecologisti del Salento.
Le legittime esigenze di espansione tecnica di un’azienda non potevano impattare irreparabilmente sull’habitat interno al Centro Porsche e di riflesso sui diritti di chi intorno all’anello automobilistico vi abita o vi opera.
Sia chiaro che il nostro non è MAI un “no” alle politiche aziendali di innovazione e implementazione. E’ sempre un NO deciso e motivato al sacrificio di aree naturali in ragione di un interesse aziendale specie quando si può perseguire senza sacrificare boschi e specie animali. La Regione pensava che le logiche perequative, ossia abbattere dentro e seminare all’esterno della circonferenza del sito, avrebbero lenito gli effetti devastanti sulla natura che il progetto di espansione operativa interna presupponeva.
La annunciata riforestazione, che sarebbe dovuta partire prima degli eventuali tagli, era appunto solo annunciata e poco credibile vista la cronica mancanza di acqua in zona, visto il mancato bilancio definitivo della CO2 e al contenimento di GHG dell’intero progetto in relazione alla normativa europea.
Le compensazioni previste non ci rassicuravano affatto. La realizzazione di un centro di prevenzione incendi la cui utilità pubblica non è mai stata chiarita e messa a sistema con i Vigili del Fuoco, così come e la costruzione di un hub per l’elisoccorso andava integrata con Asl, Regione e Protezione Civile. Ma le Convenzioni con i relativi enti competenti non sono state mai partite e firmate.
Tutto era troppo aleatorio a fronte di un iter che sembrava già avviato e che invece, per restare in tema automobilistico, abbiamo frenato… ad oggi. Resteremo vigili e ci opporremo sempre a scempi ambientali in nome del profitto.