Principale Ambiente & Salute Taranto nel futuro col degrado?

Taranto nel futuro col degrado?

Taranto – La notizia che segue riguarda il 2019 e si ostentava il 2021 come data di ultimazione dei lavori del Palazzo degli uffici.

“La notizia va celebrata con un sussulto mentale e l’attivazione di ricordi: il nostro Palazzo degli Uffici, nel cuore del Borgo, entro due anni sarà messo a nuovo e facciamo gli scongiuri. Si chiamerà Palazzo Archita con buona pace degli alunni del classico liceo sparsi e spersi nella città.”

Come si è visto nulla di più sbagliato, nel frattempo abbiamo avuto due-tre anni di pandemia e siamo all’inizio del 2025 e un sindaco decaduto. Altri sei anni persi.

Ora la notizia ritorna, a questo punto non la commentiamo affatto. Si parla di lavori per il Palazzo Archita da avviare entro la fine del 2025 che dovrebbero concludersi in meno di 200 giorni e quindi tra maggio e giugno del 2026. Ma si parla solo delle facciate, per il restauro degli interni ci vorrà altro tempo. Non andiamo oltre su questo. Anche perchè non ci sono i rappresentanti istituzionali, dobbiamo eleggerli di nuovo.

Dedico a me e a chiunque rammenti il mio: “Se Taranto cade a pezzi, quale sarà la città del futuro”  Era questa la domanda con la quale cominciavo, titolando diversi articoli, un ragionamento sul destino delle nostre città.

Non se può più occorre ribellarsi

Un ragionamento perso negli archivi della nostra mente, ma il succo del ragionamento ci porta qui: alla rigenerazione urbana, punto di vista di architetti e urbanisti e intellettuali che non dimenticano il concetto di ‘Bellezza’.

La notizia del palazzo Archita ci porta ad estendere il ragionamento sul regolamento edilizio del Comune di Taranto.

Cosa dice il Regolamento Edilizio all’art 33? “Ogni proprietario ha l’obbligo di mantenere ogni parte del proprio edificio in stato di normale conservazione…Ogni proprietario ha l’obbligo di eseguire i lavori di riparazione, ripristino, intonacatura ricoloritura delle facciate”.

Quando le fronti di un fabbricato sono indecorosi, il sindaco ordina al proprietario o al condominio di eseguire i lavori entro un termine non superiore a mesi tre, decorso il quale i lavori vengono eseguiti d’ufficio. Per il recupero delle spese relative si applicano le disposizioni di legge vigenti.

Questo me lo ricorda l’Arch, Nevio Conte, oramai scomparso, che dieci anni fa editava i calendari su gli Orridi di Taranto, mettendo in risalto le brutture sul nostro territorio urbano e che nella copertina mostra l’area degradata in Via Falanto nella zona in c’era la Clinica Bernardini.

Nevio è stato sempre battagliero su questo fronte, anche devo dire che lui, suo malgrado è caduto su assetti proprietari che non si capisce perchè non completino i lavori. Siamo anche qui davanti al degrado.

Via Acclavio Palazzo Berardi

Lo stabile qui a lato, in questa foto presa da Googlie Ert mostra il palazzo Berardi in Via Acclaio che fu anche titolo di proteste in consiglio comunale durante la prima consiliatura Stefàno e sono più di quindici anni fa.

In una immagine successiva uno stabile in via Felice Cavallotti in costruzione pre pandemia, che è praticamente bloccato e mi diceva il defunto architetto per ragioni fiscali e burocratici.

Ma il Comune che fa?

Nel permesso di costruire che rilascia l’ente vengono indicati i termini di inizio dei lavori. Il termine per l’inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno dal rilascio dal titolo. Ma quello che a noi interessa di più è quello di ultimazione, entro il quale appunto l’opera deve essere ultimata, non può superare i tre anni dall’inizio dei lavori.

Via Cavallotti opera incompiuta

Certo le risorse sono sempre limitate, tuttavia una maggiore attenzione non guasta se vogliamo che la nostra città transiti nel futuro.

Il Palazzo succesivo è un palazzo  che si trova in Via Guglielmo Oberdan.

E’ del 1903, la facciata porta il degrado del tempo e dei fumi industriali che arrivano anche sul Borgo.

 

Un borgo che dovrebbe davvero essere obiettivo di recupero e non per diventare la Trastevere sui due mari, per occasionali passeggi domenicali e per fiere e feste comandate.

Ma città da vivere sul serio. Lo vogliamo davvero?

E Muoviamoci allora, con incontri, magari anche con l’ausilio dell’associazione il Borgo che affronti anche temi urbanistici e non solo culturali.

Per esempio facendo scoppiare le contraddizioni, per parlare dell’ordinanza del Sindaco sulle facciate.

Per quanto riguarda il palazzo di Via Oberdan, qui l’eventuale ordinanza del Sindaco entrerebbe persino nel paradosso perché, il maggiore responsabile in millesimi di proprietà è proprio il Comune per via dei beni confiscati.  Guarda un po!

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