Principale Estero Premio Cilento Poesia: l’omaggio di Menotti Lerro a Carlos Barral, 2019 (Video)

Premio Cilento Poesia: l’omaggio di Menotti Lerro a Carlos Barral, 2019 (Video)

Il primo dei cinque componimenti che aprono la sezione Hombre en la mar nella raccolta poetica Diecinueve figuras de mi historia civil (1961) del poeta catalano Carlos Barral, rappresenta un’efficace testimonianza di coscienza in merito alla differenza tra classi sociali:

Porque conocía el nombre de los peces,
aún de los más raros,
y el de los caladeros, y las señas
de las lejanas rocas submarinas,
me dejaban revolver en las cestas,
tocarlos uno a uno, sopesarlos,
y comentaban conmigo abiertamente
las sutiles cuestiones del oficio.
Porque entendía de nudos y de velas
y del modo de armar los aprejos,
me llevaban con ellos muchas veces;
me regalaban el quehacer de un hombre.
Sentía con orgullo
enrojecérseme las manos al contacto del cáñamo,
impregname
un fuerte hedor a brea y a pescado.
Sabía casi todo de aquella vida simple,
de aquel azar diario y primitivo.

[Poiché conoscevo il nome dei pesci, / persino dei più rari, / e quello dei fondi pescosi, e il sito / delle lontane rocce sottomarine / mi lasciavano frugare nelle ceste / toccarli a uno a uno, soppesarli, / e discutevano con me apertamente / i sottili segreti del mestiere. / Poiché m’intendevo di nodi e di vele / e del sistema d’armare i paranchi, / con loro mi portavano più volte, / m’offrivano in dono il lavoro d’un uomo. / Sentivo con orgoglio / le mie mani arrossarsi al contatto della corda, / e impregnarmi / d’un forte tanfo di catrame e di pesce. / Sapevo quasi tutto di quella vita schietta, / di quel rischio quotidiano e primitivo.]

Sebbene il componimento sia scritto senza divisioni in strofe, si potrebbe scomporre lo stesso in due parti ben distinte. I primi diciotto versi chiariscono in modo conciso la conoscenza che l’io poetante (che in questo caso coincide con l’autore) ha del mare, o quanto meno viene evidenziata una conoscenza come nomenclatura: i nomi dei pesci, «aun de los más raros», quelli che solo i pescatori conoscono; i nomi dei «caladeros», il saper intrecciare «nudos», il nominare «velas», «aparejos», «las sutiles cuestiones del oficio». Questa padronanza dei nomi introduce un soggetto che sembra ormai parte integra con l’ambiente dei pescatori, come si evince dai versi 17 e 18: «Sabía casi todo de aquella vida simple, / de aquel azar diario y primitivo» («Sapevo quasi tutto di quella vita schietta, / di quel rischio quotidiano e primitivo»). Ma la frattura, violenta e inaspettata, arriverà prontamente a partire dal verso successivo (v. 19), un verso che stravolge quanto detto precedentemente e spiazza il lettore. Da qui, come ha chiarito Carme Riera, emerge «la distancia social que media entre los pescadores y el subjeto poético».

Sólo que aquella ciencia era lujosa.
No supieron contarme
o no pude entender cómo era aquello
en los días peores, las amargas
semanas de paciencia,
cuando el viento del norte
roe las entrañas y se harta la pupila
de escudriñar los cielos,
en los días confusos,
cuando el mar de borrosos contornos
es sólo como un cascote de vidrio
semienterrado en el fango,
un desagradable incidente o una trampa
para los que pasan corriendo
ciegos bajo la lluvia.

[Ma la mia scienza era soltanto un lusso. / Non seppero raccontarmi / o non riuscii a capire come andava / nei giorni peggiori, nelle amare / settimane di costanza, / quando il vento del nord / rode le viscere e l’occhio si snerva / a scrutare ogni punto del cielo, / nelle giornate incerte, / quando il mare dai contorni indistinti / sembra soltanto un rottame di vetro / semisepolto nel fango, / un fatto sgradevole o un tranello / per coloro che passano di corsa / ciechi sotto la pioggia].

Con il verso 19 – che è il primo di questa seconda sezione – d’improvviso il poeta svela la propria presa di coscienza, svelando cosa mancava a “quel bambino” per poter essere realmente considerato un piccolo pescatore: «Sólo que aquella ciencia era lujosa» («Ma la mia scienza era soltanto un lusso»). È questo il verso che delimita la frattura della poesia in due parti distinte e suggerisce l’incolmabile distanza tra le due classi sociali. Il lusso cui fa riferimento Barral è di un bambino, appartenente alla classe alto-borghese, che i pescatori erano soliti portare sulle barche, così, per gioco, senza mostrare a quel “signorino” gli aspetti più crudi che la pesca, in realtà, presenta. Un’attività che, se costituisce un lavoro, perde rapidamente quel velo romantico e giocoso. Il bambino impara il linguaggio esteriore, i nomi dei pesci, dei luoghi, i posti migliori dove gettare le reti, ma non apprende, potremmo dire, a scrutare la tempesta, a patire sofferenza e dolore. Quegli aspetti così feroci e ostili di quel mondo, saranno scoperti dall’io poetante solo più tardi, con il trascorrere degli anni, come si evince nei quattordici versi finali. È la propria coscienza civile a permettere al poeta di comprendere il vero volto del lavoro dei pescatori, attività che aveva con tanta leggerezza idealizzato nell’infanzia. Lo sguardo poetico può cogliere le sensazioni degli uomini di mare, esplorando e riproponendo quanto nell’età della fanciullezza non aveva colto nei giorni delle uscite spensierate sulle barche.

Il Video del mio omaggio a Carlos Barral:

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