Principale Arte, Cultura & Società Menotti Lerro: come ho innovato il genere letterario dell’Autobiografia (2012), Video Milano

Menotti Lerro: come ho innovato il genere letterario dell’Autobiografia (2012), Video Milano

La storia della Letteratura e delle Arti è una storia sempre complessa e difficile da raccontare, innovare e riconoscere.

Uno dei generi che maggiormente ha appassionato il mio percorso di studioso è quello autobiografico, ovvero gli studi che analizzano come determinate persone (di solito personaggi noti) hanno descritto la propria vicenda personale, la propria autobiografia tout court (tra l’altro il genere autobiografico rappresenta l’opposto, e dunque li completa, degli studi “sull’importanza dell’impersonalità nelle Arti” che era stato oggetto di studio della mia Tesi di Laurea in Lingue e Letterature Straniere (Unisa) nel 2004, con un focus sul Modernismo e la poesia di Thomas Stearns Eliot ed Eugenio Montale).  

Dopo diversi anni di studio in tal senso, partiti dal 2006 presso l’Università di Reading (UK), con il ‘Master of Arts’ “The Body and Representation”, con una Tesi dedicata a 4 romanzi autobiografici (o semiautobiografici) di due autori maschili e due femminili con diverse e incrociate identità di genere sessuale (Eva Figes, Jeanette Winterson, William Butler Yeats, Paul Monette), anche il Dottorato di Ricerca (e poi studi post-doc), presso l’Università di Salerno, fu improntato sullo stesso genere autobiografico con la differenza che questa volta mi occupai (oltre che all’evoluzione del genere stesso) di 4 poeti: 2 inglesi (Thom Gunn e Seamus Heaney) e 2 spagnoli (Carlos Barral e Jaime Gil de Biedma). Anche in questo caso le loro identità di genere erano diverse e opposte.

La conclusione di tutto questo lavoro portò ad un risultato innovativo, ovvero ad una dimostrazione concreta di come un’ “Autobiografia in versi” possa ritenersi maggiormente (o almeno alla pari) efficace rispetto ad un’ “Autobiografia in prosa” per narrare una vera e propria autobiografia (i ricordi “veritieri” dell’io).

Centrale in tutto questo è la maggiore profondità della poesia rispetto alla prosa, la sua capacità di dire – ricordando Giacomo Leopardi – attraverso “la lingua non mortale” (che è quella della poesia); rilevante è come la stessa poesia riesca a ricreare più accuratamente nel lettore scene e sensazioni (funzione notoriamente riconosciuta maggiormente al genere poetico).

Per meglio comprendere si deve fare inoltre riferimento al concetto di “verità”: mutata con il Postmodernismo (da oggettiva a frammentaria), al “point of view” (con autori come Henry James e William Butler Yeats) e al desiderio di narrare il presente (che tutto il passato contiene) senza condizionamenti. 

Ma il punto chiave e fermo è che il canone (con i suoi vincoli “formali” e “contenutistici”) stilato da Philippe Lejeune con Il Patto autobiografico (1975) è stato alquanto ribaltato (se non completamente) con gli studi contenuti nel testo Raccontarsi in versi (Carocci, 2012) a cui si devono aggiungere la versione rivista e allargata dello stesso volume pubblicata in Inghilterra Narrating Oneself in verse (Cambridge Scholars Publishing, 2017) e il testo The Importance of Being Normal (Cambridge Scholars, 2018). 

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(Gli interventi di Maurizio Cucchi e Menotti Lerro presso la Casa della Cultura di Milano in occasione della presentazione del volume Narrating Oneself in Verse, Cambridge Scholars, 2017)

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