
Uno spazio per le parole che emozionano, tra poesia e narrativa
La scrittura è un viaggio senza confini, capace di intrecciare emozioni, ricordi e visioni in versi e racconti. Ogni parola ha il potere di evocare immagini, risvegliare sentimenti sopiti e dare voce a ciò che spesso rimane inespresso. È proprio con questa idea che, in collaborazione con l’AssociazioneA.N.I.M, nasce la rubrica Versi e racconti della settimana, un appuntamento fisso su Corriere PL dedicato alla scrittura nelle sue molteplici forme.

Non solo poesie, ma anche racconti brevi ed estratti di opere edite o inedite trovano qui il loro spazio, creando un dialogo tra autori e lettori, tra chi scrive e chi si lascia trasportare dalle parole. Questa settimana vi proponiamo una selezione di testi che esplorano il tema del ricordo, del rimpianto e della rinascita, offrendo sguardi diversi sulla memoria e sul cambiamento.
Ricordi
Schegge di memoria
nella tabula rasa della mente.
Appannaggio di ricordi
persi nel tempo.
Aferesi di segmenti
nel cammino della vita.
Consapevolezza di un tardo rifiuto,
pur sempre troppo precoce.
Tratta dalla silloge “Amori traditi”
Antonella Polenta
Parole non dette.
Ci sono sussurri che mai han volato,
catturati, come foglie d’autunno,
troppo timidi per sfidare il vento,
troppo preziosi per lasciarli andare.
Un gesto sospeso, una carezza mancata,
un sorriso negato, luce mai accesa,
come raggio di sole che sfiora il cielo
ma si perde nel silenzio del vento.
Quante volte ho pensato: Domani,
quando il tempo sembrava infinito,
mentre i giorni svanivano lievi
come sabbia tra le dita distratte.
Avrei potuto abbracciarti più forte,
dirti che la tua luce guidava la mia ombra.
Avrei potuto ascoltarti un po’ di più,
e accogliere il tuo essere nel tuo silenzio.
Ora quei momenti danzano come spettri,
sussurrano nel labirinto del cuore:
“Cosa sarebbe stato se solo…?”
Un’eco che non trova mai riposo.
Ma nel rimpianto una promessa,
Ogni parola sarà un dono,
ogni gesto un abbraccio,
per ciò che non voglio più perdere.
Lucia Santucci
Introduzione alla poesia “Parole non dette”
Questa poesia è un dialogo con i rimpianti, quei sussurri silenziosi che ci ricordano ciò che è rimasto sospeso. Scriverla è stato un confronto con la fragilità del tempo, un riconoscimento di quei momenti in cui abbiamo lasciato gesti e parole non compiuti, credendo che ci sarebbe stato un domani.
Ogni verso riflette la consapevolezza che la vita non è infinita e che i rimpianti, come foglie d’autunno, si accumulano creando silenzi e vuoti. Ma queste righe non vogliono essere un rimprovero, bensì una promessa: vivere con maggiore consapevolezza, trasformando ciò che è rimasto inespresso in un invito a non aspettare, a stringere più forte chi amiamo oggi. Per me scriverla è stato necessario, stato un atto di riconciliazione. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo accoglierne le lezioni. Quei “sussurri che mai han volato” possono diventare luce per il nostro presente, un richiamo a vivere con pienezza e a non dare per scontato il tempo che abbiamo.
Un invito a chi legge a trasformare il rimpianto in un impulso a valorizzare ogni gesto, ogni parola, come l’inizio di una nuova connessione che illumina il nostro cammino di oggi.
A SABAUDIA
Mia città è tempo ormai!
Issa alle torri le nebbie
Che coprono il tuo cuore d’erba
E d’un balzo valica lo specchio dei tuoi sogni
chiudi nel cerchio degli occhi a rimirarsi.
Ti attende il mare
oltre le secche che a terra ti costrinsero
per tema dell’ignoto
un mare che non ha l’eguale
che non conosce approdi
che il cuore non abbia già scavato nel suo seno.
Veleggia, mia città, che nel sereno
A lungo roteando attesero i gabbiani
Che tu prendessi il largo e terra fossi
Ferma al loro peregrinare.
Rodolfo Carelli
Questa poesia è un inno al cambiamento, un richiamo alla rinascita e al coraggio di oltrepassare i confini dell’abitudine. La città, simbolo di una condizione interiore e collettiva, è avvolta dalle nebbie del passato, dai sogni riflessi in uno specchio immobile. Ma ora è tempo di issare le vele, di superare le secche che hanno trattenuto, forse per paura dell’ignoto, e di affrontare il mare sconfinato dell’esistenza.
L’immagine del mare, che “non conosce approdi che il cuore non abbia già scavato nel suo seno”, suggerisce che ogni viaggio è già scritto dentro di noi, che le mete sono intime e personali prima ancora di essere reali. I gabbiani, che a lungo hanno atteso, diventano testimoni silenziosi della svolta, del momento in cui la città, e con essa l’anima, finalmente prende il largo.
La poesia celebra il distacco dal passato e l’apertura al futuro, trasmettendo un senso di attesa compiuta e di liberazione.

Volo
La mia anima
sopra al mio cuore
Volo
le mie emozioni
sopra alle mie lacrime
Volo
il mondo nutre i mie occhi
Volo
cancellando i ricordi
Volo
finalmente libera da me stessa
Paola Maria Bevilacqua
Uno spazio aperto a tutti
Versi e racconti della settimana è una rubrica pensata per chi ama la scrittura e desidera condividere le proprie parole con un pubblico più ampio. Ogni venerdì pubblichiamo poesie, racconti brevi o estratti significativi di opere che meritano di essere lette e apprezzate.
Se vuoi far parte di questa comunità letteraria, invia i tuoi testi alla redazione entro il mercoledì di ogni settimana. Accogliamo con piacere poesie, brani narrativi e riflessioni in prosa, perché crediamo che ogni parola scritta possa essere un tassello prezioso nel mosaico delle emozioni umane.
Aspettiamo le vostre storie e i vostri versi!
#ScrivereSempre