Principale Estero L’asse strategico Roma-Abu Dabhi

L’asse strategico Roma-Abu Dabhi

Giorgia Meloni e Byn Zayed

Lo storico incontro al Business Forum di Roma, tra Georgia Meloni e lo sceicco Mohamed Byn Zayed

Rieccoci alle relazioni internazionali sull’asse Roma- Golfo Persico ed in particolare gli incontri tenuti dal primo ministro Giorgia Meloni e gli squattrinati emiri arabi dell’area del Golfo. Ad Abu Dabhi non si incrociano le dita, ma a Roma sì.
La partnership strategica siglata con gli Emirati Arabi Uniti, vale quaranta miliardi di euro e coinvolge tantissime realtà aziendali presenti nel panorama globale ed interessate ad avviare rapporti di collaborazione con i giganti economici dell’area del Golfo.
Un incontro che fa ben sperare e che vede l’Italia proiettarsi ancora una volta con un ruolo propositivo in chiave economica e strategica, siglando accordi di massima con i principi sauditi e con gli emiri di Abu Dabhi, pronti ad investire nei diversi Asset strategici dell’area del Mediterraneo

Più che una svolta, il Business Forum di Roma, rappresenta un’importante piattaforma economica nell’area mediterranea per molti paesi. 

Leonardo, Tim, Fincantieri, Nextchem, Intesa San Paolo, Eni, Enel, Cdp, sarebbero i  principali attori economici protagonisti nei diversi settori che vanno dalla transizione energetica, ai modelli di investimento per un’economia circolare  e sostenibile, per finire alla comunicazione che punterà sulla realizzazione di nuovi asset comunicativi su banda larga e che coinvolgeranno Albania, Italia, Regno Unito e i paesi africani, grazia anche all’implementazione di robusti piani di investimento nel settore delle energie rinnovabili. Ci sarebbe anche il marchio tutto italiano riguardante le mele Melinda, per un totale di trenta aziende private e diversificate per ogni settore. 

La via maestra per gli emiri di Abu Dabhi, resta sempre e comunque il Mediterraneo

Seppur da Riyad il saudita Bin Salman, mostra una certa flemma, il Business Forum di Roma, rappresenta anche per i principi sauditi, un canale privilegiato che si apre attraverso le porte italiane, senza flettere di un solo millimetro la secolare partnership strategica con gli USA di Donald Trump.
Sul piano geopolitico occorrerà senza dubbio analizzare le Vie della Seta e i risvolti economici che la stessa ha avuto nel panorama europeo, per i sauditi, così come per gli emiri sarà importante capire le intenzioni della potenza planetaria cinese che diventa sempre più presente nell‘Africa centro orientale e sul Golfo di Aden con lo Yemen che sembra lo sparti acque tra Pechino Riyad e l’area del Golfo.
Saranno determinanti gli accordi firmati da Leonardo per quanto riguarda le forniture di cyber sistemi per l’indotto navale emirato, così come sarà fondamentale un’altra grande realtà italiana partecipata come Fincantieri per lo sviluppo delle infrastrutture riguardanti le energie rinnovabili. 

Accordi che prevedono l’investimento di quaranta miliardi di euro, una cifra che in Italia riguarda il disavanzo nella sfera pubblica.

Se da un lato, guardiamo la positività di cospicui investimenti che mirano ad un’economia circolare e sostenibile, all’implementazione delle energie rinnovabili, alla transizione energetica, dall’altro quei quaranta miliardi ipotizzati, sarebbero una cifra che riguarda il disavanzo del settore pubblico in Italia.
Il Business Forum di Roma e gli accordi siglati con le aziende italiane, dovranno tener conto non solo dei fattori geopolitici legati a continui e repentini cambiamenti che determinano quelle oscillazioni economiche che a volte possono essere fatali per gli investitori, ma anche di quella politica aggressiva delineata da Donald Trump, che oltre alla guerra dei dazi, riguarda anche i conflitti nelle diverse aree mediorientali, dove emiri e sauditi hanno già espresso il loro parere su immediate e rapide soluzioni, per il bene dei popoli, palestinesi in prima linea e per la ripresa dell’economia che in tempi di pace, potrebbe rilanciare l’intera fascia mediorientale, fino all’area del Golfo.
Ma Iran e Yemen non sembrano propensi alla pace, questa è una della principali preoccupazioni di sauditi ed emiri. 

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