
Nicoletta Montesano Rechtien
Il TERREMOTO ELETTORALE in GERMANIA è di quelli che lasciano il segno: i popolari vincono, l’estrema destra di AFD raddoppia aumentando i suoi voti di dieci punti, gli stessi che perde la SPD, precipitando al 16%.
Un risultato che sposta il baricentro del governo di Berlino nell’area moderata. Il voto tedesco, invece, conferma la crisi della sinistra. L’unico leader socialista rimasto alla guida di un grande paese dell’unione europea è il socialista Sanchez in Spagna.
CDU e SPD potrebbero dar vita ad un governo di grande coalizione magari con la presenza dei Grune (Verdi). Non è poca cosa perché sarebbe una coalizione più stabile di quella tripartita che sosteneva il precedente governo guidato da Scholz. Se così fosse verrebbe meno uno dei grandi handicap dell’Europa di questi anni, che ha indebolito non poco la presenza della Ue sullo scenario internazionale, cioè l’assenza della Germania.
Con Merz quell’handicap potrebbe essere superato. Si potrebbe addirittura creare un asse tra Berlino e Bruxelles visto che il nuovo capo del governo di Berlino e la Presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, sono espressione dello stesso partito, il PPE. Se si tiene conto che i popolari sono da sempre il motore del processo di integrazione europea, si comprende come il peso e il protagonismo dell’Europa al livello internazionale sono destinati ad aumentare con i nuovi equilibri usciti dalle elezioni tedesche.
Contribuisce anche il fatto che il profilo del nuovo cancelliere si sposa bene con quello del presidente francese, Macron. Entrambi guardano all’Europa con un ruolo da protagonista nel negoziato per la fine del conflitto ucraino ed entrambi ritengono che sia necessario accelerare verso il processo di unificazione europeo sul piano politico e militare. Merz sull’Ucraina si ritrova anche sulla stessa lunghezza d’onda di Londra. Sono i tre paesi che si appongono all’idea trumpiana di una Kiev penalizzata nel negoziato di pace.
Il governo di Giorgia Meloni potrebbe trovare una sponda sulle politiche d’immigrazione e sul Green Deal. Anche Merz ritiene che l’Europa debba frenare su entrambe. Insomma, se Trump è il teorico dell’America First, Merz potrebbe essere il politico dell’Europa First, una visione che potrebbe apparire addirittura antagonista con quella del Presidente USA.