
«Non esistono grandi avvenimenti ma solo grandi immagini – la sua frase preferita – e ci fosse stato il Papa…» così l’indimenticabile Gianni Giansanti (3 World Press e fotografo prediletto da Wojtyla) quando gli descrivemmo, insieme alle altre, l’immagine clou e in esclusiva assoluta che avevamo scattato: quella che mostrava il Premier Andreotti, Mons. Vincenzo Paglia e il Primate di Polonia Joseph Glemp nell’incontro privato per la consegna degli atti del lungo meeting internazionale «Uomini e Religioni» (25-28 settembre 1990) con cui il Vaticano, con la collaborazione attiva della Comunità di S. Egidio, aveva convocato a Bari « 240 Capi di tutte le Religioni del Mondo» e i loro séguiti nel tentativo di dissuadere gli USA a invadere l’Iraq.
Quattro giornate fitte di incontri, convegni, seminari per poi arrivare, l’ultimo giorno, al grande palco per i leader mondiali di tutte le Fedi sormontato da un enorme cartello con su scritto “Bari Ponte di Pace tra Oriente e Occidente” sotto un bel sole settembrino a illuminare la scena, a dir poco eccezionale, di una Piazza Prefettura e gran parte di corso Vittorio Emanuele gremite da una folla fatta di persone di ogni etnia. Questo il saluto del Mondo alla città, prima della imponente Marcia della Pace per le vie del centro, con le fiaccole accese per portare il fuoco della speranza a un enorme cratere nella Basilica di S. Nicola per una solenne preghiera congiunta nel segno di una fratellanza universale senza se e senza ma. Qualcosa di impensabile e mai accaduta prima, nessuna esagerazione, perciò, quando si è pure voluto definire questo evento «il più grande incontro tra popoli della Storia».
Per come andarono le cose (l’America la sua guerra la fece lo stesso) e col senno di poi, forse uno sbaglio non pensare a organizzare comunque una mostra delle spettacolari immagini di allora, magari insieme a quelle del noto fotografo romano e caro amico, anche lui lì, Donatello Brogioni, o partecipare a qualche concorso, visto che superato un certo clamore a caldo, questo evento che di fatto consacrò «Bari Capitale mondiale della Pace nel nome universale di S. Nicola» è finito con il diventare uno di quei «…grandi avvenimenti…» che, senza però foto passate alla storia o premi che lo ricordassero ai posteri, è ora giusto un lontano amarcord per chi l’ha vissuto allora. E nemmeno meritevole, addirittura, di una voce che lo menzionasse sulla grande enciclopedia libera Wikipedia.
Un lungo salto nel passato, il nostro, ma necessario a spiegare il perché, e per la prima volta nella nostra vita, abbiamo deciso di partecipare in zona Cesarini – e purtroppo fuori tempo solo per un salto di date – a un Premio, e anzi ancor meglio al prestigiosissimo Premio Giornalista di Puglia – Michele Campione. E non certo con la presunzione di vincere, bensì nella speranza, magari, di una semplice menzione o di un’occasione che ci permettesse anche un minimo accenno pubblico che ci aiutasse a strappare alla damnatio memoriae non solo questo evento epocale, e con al centro Bari, di cui abbiamo parlato, quanto e soprattutto colui che ne fu quantomeno il suggeritore: «il Gigante dimenticato dalla Storia e dalla Chiesa» Cardinale Francesco Colasuonno.
Ben sapendo della scontata presenza dei colleghi e dell’élite culturale e istituzionale pugliese a questo importante appuntamento, ma Lex dura lex e nessuna eccezione – e pertanto fuori concorso – nessuna chance, dunque, perché arrivasse almeno al vaglio della giuria il nostro articolo: «Grumo. Un Centenario che forse odora di immortalità» (v. Corriere Nazionale.net e Corriere PL.it del 13/01/2025). Ovvero un lungo pezzo che, mettendo insieme date e avvenimenti storici, dalla costruzione del Muro di Berlino (cui assistette da “007 del Papa” nel 1961) alla sua caduta 28 anni dopo, rivela come il vero «Artifex Pacis» operativo, e sotto 4 Papi, di quell’Europa Est – Ovest rimasta in pace per 33 anni fino a quel maledetto 24 febbraio 2022, fu appunto il Cardinale Colasuonno.
Nessuna recriminazione se non verso noi stessi, impossibile però non parlare adesso di questo Premio Michele Campione che, giunto alla sua XXI Edizione e al di fuori di qualsivoglia campanilismo è, tra i tanti analoghi, sicuramente uno dei premi più prestigiosi d’Italia oltre che un appuntamento culturale di livello assoluto per come considerato pure al di fuori dei confini regionali. Voluto e dedicato a un indimenticabile decano del giornalismo grazie agli sforzi della famiglia a cominciare dalla sua portavoce e front woman Alessandra Campione, ma qui con l’intera famiglia presente, così l’appuntamento di domenica 9 febbraio, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Puglia in collaborazione con la Regione Puglia, la Città metropolitana di Bari e il Comune, l’Università degli Studi di Bari e l’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Bari-Bitonto.
Lo splendido foyer del Teatro Petruzzelli pieno fino all’ultimo posto, neppure pensabile citare almeno i più importanti e noti tra i convenuti perché davvero tanti – ma lasciando a qualche foto il compito almeno parziale di farlo – eccoci così finalmente alla cronaca di questa manifestazione a conduzione del segretario del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia Livio Costarella e la presenza al tavolo del suo Presidente Piero Ricci (ma pure, volutamente defilato in terza fila, quella del suo predecessore Valentino Losito) quantomeno d’obbligo segnalare la partecipazione a questo evento del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli e, appunto trattandosi di Puglia, del senatore e viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, del sindaco di Bari Vito Leccese e del rettore dell’Università degli Studi di Bari Stefano Bronzini, insieme ai maggiori esponenti dei Corpi di Stato e delle istituzioni.
Così i Premi Michele Campione 2025: per la sezione carta stampata e web, il riconoscimento è andato a Tonio Attino per l’articolo «Dopo l’acciaio una città-modello pubblicato su L’Espresso il 2 febbraio 2024; per la sezione radio-tv e web, il premio è stato assegnato a Luciana Coluccello (ma in video collegamento dal teatro di guerra) per il servizio «Una notte al fronte: la resistenza dei soldati ucraini» trasmesso da Piazza Pulita su La7 il 25 aprile 2024 e infine, per la sezione fotografia, è stato premiato Domenico Bari, autore dello scatto della acrobatica rovesciata del calciatore del Bari Valerio Di Cesare, pubblicato su Corriere dello Sport il 21 maggio 2024.
Altri Premi e Menzioni speciali: un riconoscimento speciale è stato attribuito sia a Michele Casella, per «Italia-Urss, una storia punk» (Alias – Il Manifesto, 27 gennaio 2024) che a Giuseppe Andriani, per «Bradanico-Salentina: quei 90 chilometri fra paesi e pericoli» (Nuovo Quotidiano di Puglia, 6 gennaio 2024). Menzione d’onore, per la sezione radio-tv e web, ad Alessandro Pavone per il suo reportage «Searching for Syria’s Disappeared», pubblicato dal New York Times il 14 dicembre 2024. Per la fotografia, invece, premio speciale a Savino Carbone, autore del reportage «Non scherzare con la corda del boia» sullo sciismo politico in Iraq, pubblicato su qCode Magazine il 28 dicembre 2024.
Dulcis in fundo e necessariamente a parte il riconoscimento che va a compendio di una storia di giornalismo e non a conferma del valore di un singolo pezzo o quant’altro: l’ambìto Premio alla Carriera Michele Campione 2025. Ad aggiudicarselo è stata Irma d’Alessandro, una grande passione per lo Sport ed esordi attraverso la collaborazione con il quotidiano Puglia, diretto dal compianto Mario Gismondi, per poi approdare a Telenorba prima di trasferirsi a Milano e, dopo un work in progress inarrestabile, divenire inviata speciale e volto noto della tv delle reti Mediaset. Quasi un suggello al nostro motto personale da fotoreporter puro del «veni, vidi… scripsi», musica per le nostre orecchie, dunque, il suo appello «al ritorno al giornalismo di strada» come argine certificato e firmato a un’infodemia dilagante, soprattutto sul web, fatta anche di notizie dubbie, quando non addirittura inventate o false.
Tempi perfetti e organizzazione inappuntabile, giusto un accenno agli interventi finali, e cominciando da quello della massima carica istituzionale presente che ha voluto comunque soffermarsi sul tema caldo delle intercettazioni che, spesso in violazione delle leggi e della privacy, finiscono per essere pubblicate e magari anche strumentalmente usate per alimentare un’informazione non sempre necessaria od opportuna. Come peraltro il viceministro Francesco Paolo Sisto ha poi così voluto sintetizzare efficacemente in chiosa: «I segreti non sono bugie ma un diritto, e l’articolo 21 non è una clava che può essere agitata indifferentemente. Occorre sempre tenere insieme umanità e deontologia: è necessario dire la verità, ma senza dimenticare di essere poeti».
Altro tema di stringente attualità quello dell’informazione, ma così imprescindibile caposaldo della società civile dal doversi essere necessariamente dovuta trasformare nel tempo, nella sfida aperta con i nuovi mezzi di comunicazione, da “quarto potere” in “quinto potere”, pur di proteggere fino in fondo i valori di cui è portatrice e interprete. E dunque di qui l’invito del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, a dare il massimo sostegno all’informazione libera e d’inchiesta, soprattutto pensando al pericoloso lavoro svolto sui tanti teatri di guerra, ma concludendo con un appello finale rivolto a tutti: «La vicinanza dei cittadini è fondamentale per dare forza a chi fa questa professione. E bisogna pure puntare sul creare una vera coscienza di comunità che si fondi proprio sull’operato del giornalismo locale“.
A fargli eco e a chiudere la cerimonia il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Piero Ricci, che, rimarcando la qualità del lavoro giornalistico dei premiati anche di questa edizione, ha voluto dare un ulteriore contributo ai temi trattati porgendo un suo personale e lucido punto di vista sulle difficoltà del settore: «Quella che stiamo vivendo non è una crisi del giornalismo, ma dell’editoria. Un modello industriale che sta dimenticando il suo ruolo sociale, scambiando l’informazione come merce invece di considerarla un bene collettivo».
Un’intensa mattinata ricca di emozioni umane e culturali, non certo è stata dimenticata l’arte, ma anch’essa in linea col tutto, di connotazione squisitamente pugliese. Ed ecco che dopo quelle dei pittori delle edizioni precedenti (Manlio Chieppa, Michele Damiani, Adolfo Grassi, Enzo Morelli) è una grande tela del noto artista minervinese Michele Roccotelli e ispirata alla poesia “Murgia Suagna” di Michele Campione – quella letta per prima da Vito Signorile – l’opera che illuminando la scena del tavolo dei relatori è pure divenuta, in litografie a stretta tiratura limitata, l’omaggio ai partecipanti al premio e alle personalità intervenute. Dunque un successo sotto ogni profilo, per chi non c’era o non è potuto venirci, questo il nostro report di un Premio che contribuisce non poco a dare un’immagine vincente e straordinaria della Puglia, ma non solo come “regione più bella del Mondo”. Al prossimo anno, allora!
Enrico Tedeschi
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